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A quale genitore non è mai capitato di chiedersi almeno una volta “Perché mi arrabbio con mio figlio?”.
La psicologia ci spiega che la pazienza può sfuggirci per vari motivi, spesso legati a esperienze emotive non risolte che riemergono nei momenti di stress.
Nel loro libro 12 strategie rivoluzionarie per favorire lo sviluppo mentale del bambino gli psicologi Daniel Siegel e Tina Payne Bryson spiegano come i nostri stati emotivi, influenzati dal passato, possano incidere sulle interazioni con i nostri figli.
Riconoscere i trigger personali (sia che si tratti di sentirsi ignorati, non valorizzati o semplicemente sopraffatti) è il primo passo verso il recupero della calma interiore.
Racconto un episodio personale che illustra il concetto. Preparandomi per uscire con mia figlia, ho dovuto affrontare un momento di forte irritazione quando lei continuava a disegnare, invece di prepararsi.
Riconoscendo il mio bisogno di sentirmi ascoltata, un bisogno spesso trascurato nella mia infanzia, ho potuto prendere fiato e riallineare il mio comportamento. Il cambio di prospettiva mi ha permesso di vedere che mia figlia stava ascoltando, e mi ha fatto accorgere del suo tentativo di finire in fretta il disegno per poi prepararsi a uscire.
Questo è un piccolo esempio di come nella quotidianità dei nostri gesti sia racchiusa una grande possibilità: innescare lo stesso comportamento che abbiamo subito nella nostra infanzia, oppure riconoscere il momento presente come opportunità per disinnescarlo. Quando ci troviamo a perdere la pazienza con i figli e non siamo consapevoli di questi meccanismi interiori, educheremo a nostra volta i figli a reagire a quel comportamento con un altro trigger.
Una piccola riflessione su noi stessi, invece, può permetterci di seguire gli stili educativi genitoriali che più possono sostenere la nostra esperienza di mamme e papà, per crescere uomini e donne liberi dai nostri condizionamenti genitoriali.
Studi di psicologia e neuroscienze suggeriscono che la pazienza è una capacità che possiamo sviluppare con la pratica. Come fare per non perdere la pazienza con i figli dunque?
Tecniche come la mindfulness e la meditazione possono aiutare a stabilizzare le nostre reazioni emotive, come dimostrano ricerche nel campo dell'educazione emotiva.
Focalizzare l'attenzione sul momento presente e mantenere una comunicazione non violenta e dunque aperta con i bambini può trasformare momenti di potenziale conflitto in opportunità di apprendimento reciproco.
Oltre ai trigger personali che hanno origine in un lontano passato emotivo, (e di cui abbiamo accennato all’inizio di questo articolo) anche stress, stanchezza e pressioni quotidiane possono contribuire a far perdere la pazienza con i figli, piccoli o grandi che siano.
Talvolta, possono infatti anche emergere comportamenti aggressivi causati da una cattiva gestione della rabbia. È importante dunque non colpevolizzarsi per gli scatti di nervi con i figli ma riconoscerli e lavorare su di sé per gestirli, fino a neutralizzarli del tutto.
Un riferimento chiave per imparare a esercitare maggiore calma e gestire le emozioni intense che possono nascere dallo stress, è il lavoro di Jon Kabat-Zinn, fondatore del Mindfulness-Based Stress Reduction (MBSR) program presso l'Università del Massachusetts.
Nel suo libro Vivere momento per momento. Come usare la saggezza del corpo e della mente per sconfiggere stress, dolore, ansia e malattia, l’autore ci guida attraverso la pratica della mindfulness utilizzata per ridurre lo stress, gestire dolore cronico e rabbia, migliorare la reattività emotiva, elemento che ben si applica anche alla gestione della pazienza.
La pedagogista Maria Montessori ha sottolineato l'importanza di osservare i bambini per comprendere i loro bisogni. La sua teoria dei periodi sensibili ci insegna che i bambini attraversano fasi di particolare sensibilità all'apprendimento, che richiedono un adulto attento e paziente.
Durante questi periodi, i bambini mostrano una grande capacità di assorbimento nei confronti di stimoli specifici, come il linguaggio, il movimento e l'ordine sensoriale, rendendo questi momenti cruciali per il loro sviluppo.
La Montessori sosteneva che i bambini in questi periodi sono dotati di una sensibilità eccezionale che li aiuta a connettersi con il loro ambiente in modi unicamente efficaci.
L’episodio Gabriella Ugolini del podcast Rotte educative, evidenzia come la comprensione di questi periodi sensibili possa facilitare la pratica della pazienza per gli educatori e i genitori, facendo tesoro anche di un collaborativo rapporto scuola famiglia.
Ad esempio, un bambino in un periodo sensibile al movimento potrebbe avere bisogno di più tempo per esplorare fisicamente il suo ambiente, il che può testare la pazienza di un adulto che desidera procedere più velocemente.
Comprendere che il bambino sta vivendo una fase critica di apprendimento, aiuta l'adulto a rallentare e rispettare i bisogni naturali di esplorazione del bambino.
Conoscenza e consapevolezza diventano così i due elementi chiave per sviluppare la pazienza: una disposizione che è possibile allenare e che non è solo una virtù, ma una componente essenziale che supporta il processo educativo.
Ascoltare e osservare attentamente il bambino, come suggerito da Montessori, permette agli adulti di identificare questi periodi sensibili e di adeguare le loro aspettative e risposte di conseguenza. Un approccio alla pazienza e all’ascolto che riduce la frustrazione per l'adulto e allo stesso tempo arricchisce significativamente l'esperienza di apprendimento del bambino, creando un ambiente dove la curiosità e l'esplorazione sono valorizzate sopra la conformità e la rapidità.
Allenare la pazienza è un viaggio di auto-scoperta e di apprendimento costante. Invito ogni genitore a riflettere sui propri modelli emotivi e ad adottare strategie consapevoli per gestire i momenti di tensione.
È proprio lo stato di tensione interiore il campanello d’allarme che andrebbe ascoltato per divenire consapevoli del proprio trigger. Poi, integrare la mindfulness nella propria routine quotidiana, può essere un primo passo efficace per migliorare la relazione con i propri figli, aiutandoli a crescere in un ambiente amorevole e rispettoso.
L'esperienza con mia figlia, in cui la dinamica cambia completamente, riflette una situazione comune in molte famiglie. È un promemoria del perché sia così importante rimanere flessibili e aperti, non solo nelle relazioni personali ma anche in quelle educative.
Federico, nell’episodio podcast L’IMPRONTA, esprime un sentimento simile quando descrive come l'incontro con i suoi insegnanti abbia aperto un nuovo mondo di interessi e passione: "Con i professori de L’Impronta incontrai questo nuovo mondo che mi appassionava: il mio!".
Le parole di Federico risuonano con il messaggio che abbiamo esplorato: l'importanza di ascoltare, di essere pazienti e di dare ai bambini lo spazio per esprimersi e scoprire. L'ascolto attivo e l'empatia non solo aiutano a costruire una solida base di pazienza, ma anche a ispirare i giovani menti a esplorare e ad affrontare il mondo con curiosità e fiducia.
Attraverso la comprensione e l'applicazione di principi psicologici, insieme all'apprendimento dalle storie di successo e dalla saggezza di educatori come Maria Montessori, possiamo migliorare sia le relazioni con i nostri figli che il nostro benessere emotivo.
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