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Riflessioni sulla valutazione scolastica: un ponte tra passato e futuro

Riflessioni sulla valutazione scolastica: un ponte tra passato e futuro

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  • Pubblicato il : 04/07/2024 - Aggiornato il : 11/04/2025
  • competenze educative, didattica innovativa, apprendimento significativo,

In questo articolo, esploriamo un tema delicato ma importante, condividendo con chi ci legge alcune riflessioni sulla valutazione scolastica.

L’intento è cercare di comprendere come può la scuola trasformare la sua eredità in una forza viva, un ponte tra il passato e il presente, che permetta a ogni studente di attraversarla con fiducia verso il futuro.

Nel costruire questo ponte metaforico, la valutazione assume un ruolo fondamentale, quasi come le fondamenta su cui il ponte deve reggersi. Ponendoci come esploratori di questo aspetto dell’universo scuola, proveremo a porci alcune domande e a formulare possibili risposte.

A cosa serve e perché è importante la valutazione scolastica

La valutazione scolastica ha molteplici scopi e funzioni all'interno del sistema educativo. Essa non è solo una misurazione del successo degli obiettivi educativi che guidano le attività scolastiche, ma uno strumento fondamentale per orientare gli studenti nel loro percorso educativo.

Andando nella pratica dunque, perché è importante la valutazione a scuola? Questo strumento può facilitare l'apprendimento, supportare gli insegnanti, stimolare la motivazione allo studio dei ragazzi e migliorare il sistema educativo nel suo complesso. È attraverso una valutazione accurata e formativa che si può garantire che ogni studente riceva il supporto necessario per crescere e svilupparsi al meglio.

Su cosa si fonda la valutazione per l'apprendimento?

Tradizionalmente la valutazione scolastica, in Italia ma non solo, è stata vista come un criterio oggettivo, una misurazione precisa del progresso accademico. Tuttavia, questa visione è limitante poiché la realtà della valutazione è intrinsecamente soggettiva e influenzata da molteplici fattori umani e contestuali.

Ricerche recenti, infatti, suggeriscono che ciò che è spesso etichettato come “oggettivo” porta con sé un substrato di soggettività ineliminabile. Lo dimostrano lavori come quelli pubblicati da ricercatori nel campo dell’educazione, tra cui quelli di ricercatori come Robert J. Marzano, Susan M. Brookhart e Carol Dweck, che hanno studiato approfonditamente le pratiche di valutazione e l'impatto delle aspettative e dei pregiudizi degli insegnanti.

Sono inoltre rilevanti alcuni studi ed esempi nazionali sul tema della valutazione scolastica, come quelli di Anna Arcari, docente presso l'Università degli Studi di Milano-Bicocca, che ha approfondito il tema della valutazione scolastica, evidenziando la necessità di bilanciare elementi oggettivi e soggettivi per garantire una valutazione attendibile e condivisibile.

Oppure le ricerche di Giuseppe De Simone, presso l'Università degli Studi di Salerno, che ha esplorato l'approccio della "valutazione come apprendimento", sottolineando l'importanza dell'autovalutazione e del coinvolgimento attivo degli studenti nel processo valutativo.

Infine, il maestro di scuola primaria e sociologo, Davide Tamagnini, che passa dalla teoria alla pratica, adottando metodi non convenzionali nelle aule scolastiche, come l'eliminazione dei voti numerici a favore di sistemi più qualitativi e personalizzati, invitando anche le famiglie alla partecipazione attiva nel processo educativo.

In questo scenario, emerge il quesito sulla legittimità di una valutazione che pretende di essere neutrale e impersonale.

 

Quali sono le funzioni della valutazione in rapporto alla sua collocazione nel processo educativo?

Quando gli insegnanti valutano il lavoro di uno studente, non stanno soltanto misurando la sua capacità di ricordare e applicare informazioni: stanno interpretando, spesso inconsciamente, quei risultati alla luce delle proprie convinzioni e aspettative.

Inoltre, il focus su competenze trasversali nel curriculum scolastico si scontra con il metodo di valutazione tradizionale, che raramente riesce a catturarne la complessità e il dinamismo.

Per esempio: come si può misurare adeguatamente la capacità di un individuo di lavorare in gruppo o di esercitare il pensiero critico attraverso un esame scritto standardizzato?

La risposta a queste domande richiede un ripensamento radicale dell'approccio valutativo, un movimento verso sistemi più rappresentativi dell'apprendimento umano.

Proposte come quelle avanzate da organizzazioni educative internazionali, che suggeriscono di considerare portfolio, progetti di gruppo, autovalutazioni e peer review, indicano direzioni promettenti.

Le esperienze di Rotte Educative

Riflettendo sugli spunti offerti dagli episodi INTERCULTURA - Strumenti di valutazione delle competenze trasversali e VITAE - Come educare le abilità personali del podcast Rotte educative, emergono visioni e metodologie innovative che potrebbero guidare la trasformazione della valutazione e dell'educazione scolastica.

Nell'episodio dedicato a Intercultura, l'accento viene posto sulla necessità di riconoscere e valorizzare le esperienze di apprendimento interculturale, spesso marginalizzate dai canoni educativi tradizionali.

Si discute di come strumenti di valutazione delle competenze trasversali possano offrire una visione più completa dell'apprendimento degli studenti, specialmente dopo esperienze significative come un anno di studio all'estero.

Vengono proposti metodi specifici, quali la valutazione riflessiva e il portfolio, che permettono di apprezzare il profondo impatto personale e interpersonale di tali esperienze, trasformandole in veri e propri catalizzatori di crescita.

Allo stesso modo, il podcast VITAE esplora le potenzialità dell'educazione alle abilità personali, sottolineando come le soft skills (spesso considerate meno “tangibili” di competenze accademiche tradizionali) possano essere insegnate, apprese e valutate con la stessa serietà e rigore.

In questo contesto, si evidenzia il lavoro di piccole scuole sperimentali che hanno messo al centro del loro curriculum l'apprendimento di tali abilità, seguendo modelli riconosciuti a livello internazionale, come quelli proposti dall'UNESCO.

Entrambi gli episodi ci invitano a riflettere sulla necessità di un cambiamento paradigmatico nella scuola: da un luogo dove si apprende per superare test a un ambiente in cui ogni studente è valorizzato per il suo percorso unico e personale attraverso una relazione educativa che connette profondamente le parti in gioco.

Ciò implica non solo l'adozione di nuovi strumenti di valutazione, ma anche un cambio culturale profondo, che vede insegnanti, studenti e tutta la comunità educativa coinvolti in un dialogo continuo e costruttivo, che può incidere sia sul benessere degli insegnanti, che sulla formazione degli alunni, che sul rapporto scuola-famiglia.

Valutare sì, ma con occhi nuovi

Nell'epilogo del nostro viaggio attraverso le sfide e le opportunità dell'educazione contemporanea, è imperativo rifocalizzarsi sull'essenziale: la missione intrinseca della scuola.

Un tema che permea l'essenza stessa dell'istruzione. Ogni istituzione educativa, proprio come qualsiasi organizzazione al mondo, si trova di fronte alla necessità imperativa di definire con chiarezza la propria missione, traducendola in pratiche educative che siano non solo dichiarate ma vissute, tangibili e significative.

Le scuole hanno bisogno di interrogarsi profondamente, abbracciando un processo di auto-riflessione e rinnovamento che allinei la loro visione con azioni concrete.

La scuola diventa così non solo un luogo di apprendimento, ma un laboratorio vivente di cittadinanza, dove la missione educativa si traduce in un impegno quotidiano per il benessere e l'evoluzione di ogni studente e, di riflesso, dell’intera comunità.



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