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L’apprendimento e l’educazione possono accadere fuori dalla relazione? E quanto, invece, realmente incide una relazione consapevole e attentamente coltivata sulla crescita e l’apprendimento?
È ormai una certezza che apprendiamo meglio in un clima di fiducia, apertura e positività e che la relazione è stata e continua a essere il terreno fertile dove prende radice ogni risultato educativo.
Ecco perché il concetto di relazione educativa assume un’importanza fondamentale per l’efficacia didattica e pedagogica, ma anche per l’autodeterminazione delle persone.
Infatti, anche in contesti specifici come la salute mentale, le relazioni educative sono un elemento centrale nei percorsi di cura e riabilitazione. La relazione educativa, in psichiatria, assume una funzione terapeutica, per aiutare i pazienti a sviluppare autonomie, capacità relazionali e strategie per la gestione della loro condizione.
L'educazione scaturisce dall'incontro, dall'intreccio di due mondi che, nel loro dialogare, generano la scintilla del sapere e della crescita e, la relazione educativa, rappresenta un pilastro fondamentale per la crescita e l’apprendimento degli studenti.
Essa integra aspetti emotivi, cognitivi e sociali attraverso interazioni costruttive e collaborative tra educatore e allievo, come quelle che possono essere costruite con il dialogo in classe.
Il metodo dialogico e cooperativo facilita una relazione educativa tra docente e studente perché si innesca una dinamica in cui entrambi i soggetti partecipano attivamente alla costruzione del sapere.
Una buona relazione educativa è un’ipotetica catena causale tra ascolto, comprensione delle rispettive ragioni, disponibilità a interagire, cura del processo, trasparenza nella comunicazione, attenzione, clima disteso, apertura verso l’imparare.
Tra gli attori della relazione educativa, spiccano non solo insegnanti e studenti, ma anche le famiglie (ricordiamo l’importanza del rapporto scuola famiglia) e la comunità, che insieme contribuiscono a creare un contesto di apprendimento significativo.
Infine, è essenziale considerare anche la relazione educativa tra pari: gli studenti apprendono non solo dall’insegnante, ma anche dagli scambi con i compagni, sviluppando capacità di confronto, cooperazione e supporto reciproco.
La relazione educativa, come ben illustrato dagli episodi podcast InformAzioneCrescita e Hama, si basa sull'equità e il reciproco rispetto.
In pedagogia, la relazione educativa è considerata fondamentale per favorire il raggiungimento degli obiettivi educativi e renderli significativi e duraturi.
Un insegnante, per educare e permettere che avvenga un buon apprendimento, ha bisogno di stabilire un dialogo autentico con lo studente, riconoscendo la dignità e il valore umano dell'altro.
Questo legame influisce profondamente sul processo di insegnamento-apprendimento nella relazione educativa, poiché una comunicazione efficace e un ambiente relazionale sereno facilitano lo sviluppo delle competenze e della motivazione.
Nel contesto educativo, la cura nella relazione educativa rappresenta un elemento imprescindibile: un educatore attento ai bisogni emotivi e cognitivi dello studente, favorisce un apprendimento più efficace e duraturo.
Nel quotidiano scolastico, quando l'armonia tra alunni e insegnanti si incrina, si presenta l'opportunità di trasformare queste sfide in opportunità educative. Facciamo un esempio di relazione educativa scolastica.
Un ragazzo che rifiuta di partecipare a un'attività in classe. L'insegnante, anziché arrendersi alla frustrazione o cadere nella colpevolizzazione, si può fermare a osservare, ascoltare e comprendere. Che cosa sta alla base del rifiuto dell'alunno? Forse non è apatia, ma la ricerca di autonomia; forse non è disinteresse, ma una non ancora matura abilità di comunicare i propri bisogni.
Quando si parla di relazione educativa nei processi di insegnamento-apprendimento, è fondamentale dunque riconoscere che essa non riguarda solo l’aspetto cognitivo, ma anche quello emotivo e sociale, attenzionando il modo in cui gli studenti si rapportano al sapere.
La connessione tra relazione educativa e comunicazione diventa quindi il cuore pulsante di un’educazione efficace, che passa attraverso il dialogo, il confronto e la condivisione di esperienze.
Ogni stile di insegnamento incide sulla relazione educativa tra docente e discente. La qualità di una relazione educativa efficace può essere determinata infatti dal modo in cui l’insegnante interagisce con gli studenti e dal clima che si instaura in classe.
È necessario dunque conoscere e praticare i meccanismi che sottostanno alla relazione, senza cui una buona educazione diventa impossibile.
Un approccio centrato sull’ascolto, sulla collaborazione e sulla motivazione favorisce una relazione educativa insegnante alunno basata sulla fiducia e sul rispetto reciproco mentre un insegnamento direttivo, può generare una distanza tra insegnante e studente e indebolire il coinvolgimento e l’interesse per l’apprendimento.
Per Carl Rogers, fondatore della psicologia umanistica, la qualità della relazione educativa è determinata dalla capacità dell'educatore di comprendere profondamente i vissuti, le emozioni e i bisogni dello studente.
La dimensione emotiva è infatti strettamente legata ai processi cognitivi e relazionali e, tenere in considerazione le emozioni, nella relazione educativa può fare la differenza nei processi di apprendimento.
Quando ci si sente accettati così come si è, la relazione si libera da una tensione di fondo e diventa possibile costruire uno scambio vicendevole.
Questo significa anche utilizzare l’intelligenza emotiva nella relazione educativa e didattica. L’intelligenza emotiva a scuola può essere un vero volano di rivoluzione e rinnovamento, come racconta IO SONO nella puntata del podcast L’ingrediente segreto è educare alle emozioni. Ma come si fa?
La fiaba, per esempio, come emerge dal volume Lupus in fabula. Le fiabe nella relazione educativa, diventa strumento per conoscere e gestire le emozioni.
In tal senso la narrazione e dunque la parola, nella relazione educativa, non è più solo strumento di trasmissione del sapere, ma mezzo per costruire significati condivisi e rafforzare il legame tra insegnante e studente.
Anche la funzione del gioco, nella relazione educativa è importante: il gioco, infatti, non è solo un’attività ricreativa, ma uno strumento didattico potente che stimola la creatività, la cooperazione e l’interazione.
Nell’era digitale, i media hanno trasformato profondamente la relazione educativa, influenzando il modo in cui insegnanti e studenti interagiscono e apprendono. È possibile far crescere la relazione educativa al tempo dei social?
Possiamo tenere a mente almeno tre elementi da valutare bene per una comunicazione educativa efficace:
L’integrazione dei media nella relazione educativa può arricchire l’esperienza di apprendimento, migliorando la comunicazione e il coinvolgimento degli studenti ma, affinché avvenga, è necessario adottare un approccio critico e consapevole.
Quando la relazione è curata, diventa possibile imparare con piacere e la collaborazione ne è una conseguenza spontanea. Facciamo un esempio pratico: un insegnante nota un bambino distratto dal compito in classe. Invece di rimproverarlo, l'insegnante si avvicina, gli chiede di condividere i suoi pensieri, creando così un'occasione di comprensione e connessione.
Molti docenti ritengono che sia possibile eludere il passaggio relazionale, sembra loro che il compito vada oltre le proprie responsabilità di trasmettitori di conoscenza. Infatti, la relazione è:
Allora perché investirci? Volenti o nolenti, la relazione avviene, con o senza il nostro consenso, a noi scegliere se agirla o subirla.
Vediamo insieme come intrecciare gli anelli di questa ineluttabile catena. Il primo anello consiste nella capacità di leggere il contesto e chiedersi:
● qual è la propria narrazione della situazione? Educatore, insegnante o genitore che sia, sta dalla stessa parte del bambino, della ragazza oppure in una situazione di due avversari che si affrontano?
In poche parole, indaghiamo onestamente quanto siamo disposti a comprendere l’altro e capiremo se vorremo adottare la relazione educativa nei processi formativi.
I segreti per costruire una buona relazione educativa quindi sono:
Agire consapevolmente questi comportamenti non è sempre semplice, perché spesso ci chiedono di disinnescare i meccanismi ripetitivi dell’educazione che abbiamo ricevuto.
Per vedere i passaggi descritti, faccio un esempio concreto in famiglia. Immaginiamoci in una situazione di vita quotidiana in cui chiediamo al bambino di vestirsi e non lo fa. Spesso la tendenza è quella di ripetere la richiesta verbalmente, fino a perdere la pazienza, fino ad utilizzare la minaccia o il ricatto e così via.
Ma, quando cerchiamo di aprire la porta con una chiave e non si apre, ne proviamo un’altra del mazzo, senza insistere con la stessa. Invece, quando siamo in ambito educativo, pretendiamo che la stessa chiave funzioni in tutte le porte, e quando non va, forziamo la serratura fino ad arrivare, a volte, a romperla, a spaccare la relazione.
Senza relazione, però, non educhiamo più, al massimo possiamo ottenere dall’altro un risultato momentaneo, una prestazione, attraverso la paura, oppure rinunciare all’azione educativa e concedere.
Per evitare di oscillare tra paura e permissivismo è importante imparare a cambiare la chiave, modificare il modo e, riprendendo l’esempio del vestirsi, possiamo:
Rimanendo nell’esempio, il bambino potrebbe anche rispondere di no, che non vuole stabilire un’alleanza con noi, e riportarci al punto dell’ascolto. Possiamo rimandare anche in un altro momento se è arrivato il tempo di uscire, ma se restiamo fermi e amorevoli insieme, sono sicura per esperienza, che l’alleanza si crea.
In questo lungo articolo abbiamo approfondito l’importanza della relazione educativa parlando anche delle sue caratteristiche principali e sollevando tante domande e spunti di riflessione.
La relazione è pericolosa perché comprende l’altro, lo prende dentro di sé. E, se accolgo l’altro in me, cambio, non sono più quello di prima. Questa è l'essenza della relazione educativa: un ponte verso la crescita condivisa, un passo verso quel "noi" che Hama, nel suo podcast, evoca con forza.
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