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Relazioni educative: i ponti per una crescita condivisa

Relazioni educative: i ponti per una crescita condivisa

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Relazione educativa

Competenze genitoriali

  • Edunauta.it

  • Pubblicato il : 13/07/2024 - Aggiornato il : 14/04/2025
  • competenze educative, alleanza educativa, relazione docenti studenti,

L’apprendimento e l’educazione possono accadere fuori dalla relazione? E quanto, invece, realmente incide una relazione consapevole e attentamente coltivata sulla crescita e l’apprendimento?

È ormai una certezza che apprendiamo meglio in un clima di fiducia, apertura e positività e che la relazione è stata e continua a essere il terreno fertile dove prende radice ogni risultato educativo.

Ecco perché il concetto di relazione educativa assume un’importanza fondamentale per l’efficacia didattica e pedagogica, ma anche per l’autodeterminazione delle persone.

Infatti, anche in contesti specifici come la salute mentale, le relazioni educative sono un elemento centrale nei percorsi di cura e riabilitazione. La relazione educativa, in psichiatria, assume una funzione terapeutica, per aiutare i pazienti a sviluppare autonomie, capacità relazionali e strategie per la gestione della loro condizione.

 

Cos'è la relazione educativa

L'educazione scaturisce dall'incontro, dall'intreccio di due mondi che, nel loro dialogare, generano la scintilla del sapere e della crescita e, la relazione educativa, rappresenta un pilastro fondamentale per la crescita e l’apprendimento degli studenti.

Essa integra aspetti emotivi, cognitivi e sociali attraverso interazioni costruttive e collaborative tra educatore e allievo, come quelle che possono essere costruite con il
dialogo in classe.

Il metodo dialogico e cooperativo facilita una relazione educativa tra docente e studente perché si innesca una dinamica in cui entrambi i soggetti partecipano attivamente alla costruzione del sapere.

Una buona relazione educativa è un’ipotetica catena causale tra ascolto, comprensione delle rispettive ragioni, disponibilità a interagire, cura del processo, trasparenza nella comunicazione, attenzione, clima disteso, apertura verso l’imparare.

Chi sono i soggetti coinvolti nella relazione educativa?

Tra gli attori della relazione educativa, spiccano non solo insegnanti e studenti, ma anche le famiglie (ricordiamo l’importanza del rapporto scuola famiglia) e la comunità, che insieme contribuiscono a creare un contesto di apprendimento significativo.

Infine, è essenziale considerare anche la relazione educativa tra pari: gli studenti apprendono non solo dall’insegnante, ma anche dagli scambi con i compagni, sviluppando capacità di confronto, cooperazione e supporto reciproco.

Perché è importante instaurare una buona relazione educativa?

La relazione educativa, come ben illustrato dagli episodi podcast InformAzioneCrescita e Hama, si basa sull'equità e il reciproco rispetto.

In pedagogia, la relazione educativa è considerata fondamentale per favorire il raggiungimento degli obiettivi educativi e renderli significativi e duraturi.

Un insegnante, per educare e permettere che avvenga un buon apprendimento, ha bisogno di stabilire un dialogo autentico con lo studente, riconoscendo la dignità e il valore umano dell'altro.

Questo legame influisce profondamente sul processo di insegnamento-apprendimento nella relazione educativa, poiché una comunicazione efficace e un ambiente relazionale sereno facilitano lo sviluppo delle competenze e della motivazione.

 

Teorie relative alla relazione educativa

Nel contesto educativo, la cura nella relazione educativa rappresenta un elemento imprescindibile: un educatore attento ai bisogni emotivi e cognitivi dello studente, favorisce un apprendimento più efficace e duraturo.

Nel quotidiano scolastico, quando l'armonia tra alunni e insegnanti si incrina, si presenta l'opportunità di trasformare queste sfide in opportunità educative. Facciamo un esempio di relazione educativa scolastica.

Un ragazzo che rifiuta di partecipare a un'attività in classe. L'insegnante, anziché arrendersi alla frustrazione o cadere nella colpevolizzazione, si può fermare a osservare, ascoltare e comprendere. Che cosa sta alla base del rifiuto dell'alunno? Forse non è apatia, ma la ricerca di autonomia; forse non è disinteresse, ma una non ancora matura abilità di comunicare i propri bisogni.

Quando si parla di relazione educativa nei processi di insegnamento-apprendimento, è fondamentale dunque riconoscere che essa non riguarda solo l’aspetto cognitivo, ma anche quello emotivo e sociale, attenzionando il modo in cui gli studenti si rapportano al sapere.

La connessione tra relazione educativa e comunicazione diventa quindi il cuore pulsante di un’educazione efficace, che passa attraverso il dialogo, il confronto e la condivisione di esperienze.

Gli stili di insegnamento e la relazione educativa

Ogni stile di insegnamento incide sulla relazione educativa tra docente e discente. La qualità di una relazione educativa efficace può essere determinata infatti dal modo in cui l’insegnante interagisce con gli studenti e dal clima che si instaura in classe.

È necessario dunque conoscere e praticare i meccanismi che sottostanno alla relazione, senza cui una buona educazione diventa impossibile.

Un approccio centrato sull’ascolto, sulla collaborazione e sulla motivazione favorisce una relazione educativa insegnante alunno basata sulla fiducia e sul rispetto reciproco mentre un insegnamento direttivo, può generare una distanza tra insegnante e studente e indebolire il coinvolgimento e l’interesse per l’apprendimento.

Intelligenza emotiva, empatia e relazione educativa

Per Carl Rogers, fondatore della psicologia umanistica, la qualità della relazione educativa è determinata dalla capacità dell'educatore di comprendere profondamente i vissuti, le emozioni e i bisogni dello studente.

La dimensione emotiva è infatti strettamente legata ai processi cognitivi e relazionali e, tenere in considerazione le emozioni, nella relazione educativa può fare la differenza nei processi di apprendimento.

Quando ci si sente accettati così come si è, la relazione si libera da una tensione di fondo e diventa possibile costruire uno scambio vicendevole.

Questo significa anche utilizzare l’intelligenza emotiva nella relazione educativa e didattica. L’intelligenza emotiva a scuola può essere un vero volano di rivoluzione e rinnovamento, come racconta IO SONO nella puntata del podcast L’ingrediente segreto è educare alle emozioni. Ma come si fa?

La fiaba, per esempio, come emerge dal volume Lupus in fabula. Le fiabe nella relazione educativa, diventa strumento per conoscere e gestire le emozioni.

In tal senso la narrazione e dunque la parola, nella relazione educativa, non è più solo strumento di trasmissione del sapere, ma mezzo per costruire significati condivisi e rafforzare il legame tra insegnante e studente.

Anche la funzione del gioco, nella relazione educativa è importante: il gioco, infatti, non è solo un’attività ricreativa, ma uno strumento didattico potente che stimola la creatività, la cooperazione e l’interazione.

Il ruolo dei media nella relazione educativa

Nell’era digitale, i media hanno trasformato profondamente la relazione educativa, influenzando il modo in cui insegnanti e studenti interagiscono e apprendono. È possibile far crescere la relazione educativa al tempo dei social?

Possiamo tenere a mente almeno tre elementi da valutare bene per una comunicazione educativa efficace:

  • ●chiarezza del messaggio: le informazioni devono essere strutturate in modo comprensibile, evitando sovraccarico cognitivo e distrazioni;
  • ●coinvolgimento emotivo: i media devono stimolare la curiosità e l’interesse degli studenti, utilizzando linguaggi e formati adatti alla loro esperienza quotidiana;
  • ●interazione e feedback: la comunicazione non deve essere unidirezionale. I media devono consentire agli studenti di esprimersi, ricevere riscontri e partecipare attivamente al processo educativo.

L’integrazione dei media nella relazione educativa può arricchire l’esperienza di apprendimento, migliorando la comunicazione e il coinvolgimento degli studenti ma, affinché avvenga, è necessario adottare un approccio critico e consapevole.

Dentro la relazione educativa: come creare il piacere di imparare e collaborare insieme

Quando la relazione è curata, diventa possibile imparare con piacere e la collaborazione ne è una conseguenza spontanea. Facciamo un esempio pratico: un insegnante nota un bambino distratto dal compito in classe. Invece di rimproverarlo, l'insegnante si avvicina, gli chiede di condividere i suoi pensieri, creando così un'occasione di comprensione e connessione.

Molti docenti ritengono che sia possibile eludere il passaggio relazionale, sembra loro che il compito vada oltre le proprie responsabilità di trasmettitori di conoscenza. Infatti, la relazione è:

  • ●  rischiosa, perché mette in discussione la precedente o presunta stabilità raggiunta dall’adulto;
  • ●  temuta, perché comporta coinvolgimento e sconvolgimento, perché presuppone una scelta, quella di voler ancora imparare (oltre che insegnare) e quella di essere a nostra volta educati, oltre a educare;
  • ●  scomoda, perché ci sposta dalla zona di comfort.

Allora perché investirci? Volenti o nolenti, la relazione avviene, con o senza il nostro consenso, a noi scegliere se agirla o subirla.

Quali sono le conoscenze pedagogico-didattiche e sociali per una positiva relazione educativa?

Vediamo insieme come intrecciare gli anelli di questa ineluttabile catena. Il primo anello consiste nella capacità di leggere il contesto e chiedersi:

● qual è la propria narrazione della situazione? Educatore, insegnante o genitore che sia, sta dalla stessa parte del bambino, della ragazza oppure in una situazione di due avversari che si affrontano?

  • ● Il giovane è un oggetto da cui ottenere delle prestazioni, oppure è un soggetto di cui prendersi cura?

  • ● Chiediamo abbastanza al bambino e alla bambina i motivi del suo vissuto?

  • ●  Se la situazione è difficile, è solo colpa di qualcun’altro o di qualcos’altro, oppure è possibile decidere, fare, risolvere?

In poche parole, indaghiamo onestamente quanto siamo disposti a comprendere l’altro e capiremo se vorremo adottare la relazione educativa nei processi formativi.

I segreti per costruire una buona relazione educativa quindi sono:

  • ● disporre una relazione simmetrica, in cui il valore e la dignità umana, tra adulto e bambino, sono riconosciuti pari;
  • ● accettare di interagire con la realtà così come si presenta, per restare aperti e in relazione con l’altro senza entrare nel rifiuto o nella resistenza e spostarci dalla relazione;
  • ● lavorare per una comunicazione chiara, di cui la comprensione reciproca è alla base: ascoltare per capire l’altro, parlare per essere compreso e non “per farmi valere”, oppure “perché l’altro faccia ciò che dico”;
  • ● predisporsi alla cura, per salvaguardare il rapporto anche in presenza di contenuti difficili o dolorosi, con la capacità di insegnare senza ferire. Nella ferita ci si chiude, mentre quando c’è cura, allora è possibile creare un clima disteso;
  • ● stabilire un patto, un’alleanza, che si costruisce individuando delle mete comuni, degli obiettivi a cui tendere insieme, ad esempio “ti chiedo questo” perché “ci tengo che tu impari”.

Agire consapevolmente questi comportamenti non è sempre semplice, perché spesso ci chiedono di disinnescare i meccanismi ripetitivi dell’educazione che abbiamo ricevuto.

Relazione educativa: un esempio in famiglia

Per vedere i passaggi descritti, faccio un esempio concreto in famiglia. Immaginiamoci in una situazione di vita quotidiana in cui chiediamo al bambino di vestirsi e non lo fa. Spesso la tendenza è quella di ripetere la richiesta verbalmente, fino a perdere la pazienza, fino ad utilizzare la minaccia o il ricatto e così via.

Ma, quando cerchiamo di aprire la porta con una chiave e non si apre, ne proviamo un’altra del mazzo, senza insistere con la stessa. Invece, quando siamo in ambito educativo, pretendiamo che la stessa chiave funzioni in tutte le porte, e quando non va, forziamo la serratura fino ad arrivare, a volte, a romperla, a spaccare la relazione.

Senza relazione, però, non educhiamo più, al massimo possiamo ottenere dall’altro un risultato momentaneo, una prestazione, attraverso la paura, oppure rinunciare all’azione educativa e concedere.

Per evitare di oscillare tra paura e permissivismo è importante imparare a cambiare la chiave, modificare il modo e, riprendendo l’esempio del vestirsi, possiamo:

  • ● riconoscere che il bambino può non volersi vestire in quel momento, perché ad esempio vorrebbe invece giocare;
  • ●  accettare di interagire con la situazione: è così e non in un altro modo che ci piacerebbe di più;
  • ● ascoltare i motivi del suo rifiuto e capirlo, per poi comunicare la nostra intenzione che si vesta perché è importante imparare a riconoscere il momento giusto per fare una cosa, piuttosto che l’altra;
  • ●  prenderci cura, ad esempio prendere la maglietta e porgergliela, chiedere se gli piace, invitare a dirci quando è pronto a vestirsi, spiegare che ora non è il momento di giocare e che potremo giocare una volta usciti di casa, proponendo un gioco;
  • ● individuare la meta comune in base alle capacità e alle possibilità del bambino, ad esempio “voglio insegnarti a vestirti da solo”, oppure “voglio insegnarti ad arrivare puntuale” e chiedere al bambino se possiamo essere insieme in questo, se anche lui o lei vuole, ad esempio, imparare a vestirsi da solo.

Rimanendo nell’esempio, il bambino potrebbe anche rispondere di no, che non vuole stabilire un’alleanza con noi, e riportarci al punto dell’ascolto. Possiamo rimandare anche in un altro momento se è arrivato il tempo di uscire, ma se restiamo fermi e amorevoli insieme, sono sicura per esperienza, che l’alleanza si crea.

Le relazioni educative per diventare grandi insieme

In questo lungo articolo abbiamo approfondito l’importanza della relazione educativa parlando anche delle sue caratteristiche principali e sollevando tante domande e spunti di riflessione.

La relazione è pericolosa perché comprende l’altro, lo prende dentro di sé. E, se accolgo l’altro in me, cambio, non sono più quello di prima. Questa è l'essenza della relazione educativa: un ponte verso la crescita condivisa, un passo verso quel "noi" che Hama, nel suo podcast, evoca con forza.



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