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Nelle pagine di vita di molti studenti, l'esperienza scolastica è segnata dalla penna degli errori che tracciano il cammino come una pista che conduce al fallimento. Ma se si potesse imparare dagli errori rendendo queste stesse pagine un terreno fertile dove ogni sbaglio si trasforma in un germoglio di saggezza?
Dove anziché segni di rimprovero, gli errori diventano disegni creativi di un percorso verso la comprensione e la crescita personale?
In questo articolo, ripercorreremo la vita dell’errore nella storia delle pagine dell’umanità stessa, per approdare alla didattica dell’errore seguendo le tracce che ci mostrano come gli sbagli diventano semi fertili da cui possono germogliare apprendimenti più profondi.
La didattica dell’errore è un approccio educativo che considera l’errore non come un fallimento da evitare, ma come una risorsa preziosa per l’apprendimento. Si basa sull’idea che sbagliare sia una parte inevitabile e fondamentale del processo di crescita e conoscenza.
L'insegnante, attraverso una gestione positiva dell'errore nella didattica, può creare ambienti di apprendimento in cui sbagliare non genera paura o umiliazione, ma curiosità e voglia di migliorarsi.
Con l’uso formativo dell'errore nella didattica, gli studenti possono esplorare nuove idee e correggere le loro strategie, analizzare e comprendere i propri errori, per sviluppare consapevolezza e spirito critico.
Vediamo più in dettaglio chi parla di didattica dell'errore e come, nella storia della pedagogia, l’apprendimento per tentativi ed errori sia diventato un metodo fondamentale per incoraggiare gli studenti a non vedere lo sbaglio come un fallimento e una fine, ma come un punto di partenza per potersi migliorare.
Il grande filosofo Socrate è stato uno dei primi a valorizzare l’importanza pedagogica dell'errore, promuovendo un metodo di insegnamento che sfidava le conoscenze attraverso il dialogo critico, oggi messo in pratica, per esempio, attraverso il dialogo in classe.
Socrate, con l'arte della maieutica, guidava i suoi interlocutori a scoprire la verità attraverso il riconoscimento delle loro lacune, mostrando come ogni errore potesse diventare un'opportunità per una nuova scoperta.
C’è poi, secoli dopo, chi ha parlato di apprendimento per prove ed errori (trial and error) come Edward Thorndike, che teorizzò come l’acquisizione di conoscenze avvenga gradualmente, attraverso tentativi che possano rafforzare le risposte corrette e far abbandonare quelle errate. Questo, in estrema sintesi, l’apprendimento per prove ed errori.
È poi grazie a John Dewey, nei primi del '900, che viene ufficialmente riconosciuto l'errore come parte integrante del processo educativo e dunque l’importanza dell'errore nella didattica, evidenziando come fosse cruciale vedere gli errori non come fallimenti, ma come occasioni per sviluppare la resilienza e la capacità di risolvere problemi.
Il filone di pensiero deweyano è stato ulteriormente sviluppato da pedagogisti come Jean Piaget, che ha introdotto il concetto di "equilibrazione", illustrando come gli errori giocassero un ruolo fondamentale nello sviluppo cognitivo dei bambini.
Secondo Piaget, attraverso il tentativo e l'errore, i bambini costruiscono e aggiustano le loro strutture cognitive in risposta alle sfide dell'ambiente, promuovendo così una più profonda comprensione e adattamento.
Citiamo poi:
● la pedagogia dell'errore di Montessori, per cui cui l’errore diventava uno strumento di auto-correzione stimolando l’autonomia del bambino;
● la didattica dell'errore di Popper, che portò il dibattito sul piano scientifico, sostenendo che la conoscenza progredisce tramite la continua confutazione delle ipotesi, trasformando l’errore in un motore del sapere critico.
C’è, infine, chi ha parlato di errore creativo, un concetto introdotto da Bruno Munari che suggerisce di vedere negli sbagli non ostacoli, ma possibilità di innovazione e di trovare soluzioni originali.
Le idee di Dewey e Piaget, la pedagogia dell'errore di Popper e i diversi approcci didattici e posizioni nei confronti dell'errore, sono stati terreno fertile per diversi studiosi contemporanei, tra cui la psicologa e docente di di Psicologia all'Università di Stanford Carol Dweck.
Nel suo interessante studio sul rapporto degli studenti con il fallimento, Dweck ha osservato come gli studenti reagiscano in modi diametralmente opposti di fronte a compiti che testano i loro limiti.
Il suo celebre Ted Talk porta uno degli esempi di didattica dell’errore più interessanti, spiegando attraverso un esperimento che alcuni bambini di dieci anni, di fronte a problemi complessi leggermente al di là delle loro capacità, si sentivano stimolati ed eccitati dall'opportunità di imparare qualcosa di nuovo.
Un gruppo di studenti infatti non temeva l'errore, confidando nel fatto che le loro abilità potevano essere sviluppate proprio attraverso gli sbagli: atteggiamento che riflette quello che Dweck definisce "mentalità della crescita”.
D'altra parte, altri studenti percepivano la stessa sfida come un attacco alla loro intelligenza, vivendo l'esperienza con angoscia e cercando di evitarla per non mostrarsi inadeguati.
La reazione del secondo gruppo di studenti mostra come le sfide fossero viste come minacce, con il rischio di esporre le proprie carenze e quindi erano evitate. Il processo di sfuggire agli errori impediva agli studenti di sperimentare e apprendere dagli sbagli, che sono fondamentali per lo sviluppo di nuove competenze e per il rafforzamento dell'autostima.
Però, anche questo secondo gruppo di studenti ha trasformato il proprio rapporto con l’errore e il cambiamento, in questi bambini, si è verificato quando hanno iniziato a percepire l'apprendimento attraverso nuove lenti.
In pratica, la trasformazione è avvenuta attraverso un'educazione consapevole che sottolinea l'importanza dell'impegno e del processo di apprendimento piuttosto che l'esito finale.
L'introduzione di incoraggiamenti focalizzati sull’impegno piuttosto che sui risultati e la normalizzazione dell'errore come parte essenziale del processo di apprendimento, ha aiutato gli studenti a riconfigurare il fallimento come un'opportunità per sviluppare le proprie capacità.
Ciascuno dei pensatori a cui abbiamo accennato nell’articolo, ha esplorato l’utilità didattica dell’errore e tracciato sentieri che noi possiamo seguire.
Ognuno, nel proprio tempo e attraverso il proprio approccio teorico, ha contribuito a tracciare le orme battendo per noi nuovi sentieri in cui la comprensione dell'errore diventa un segnale di crescita individuale, spianando la strada verso un’educazione più resiliente.
Perché, nonostante le evidenze e le conoscenze pedagogiche accumulatesi nel tempo, si continua a lottare per trasformare l'errore in un'opportunità autentica di crescita?
La frase "sbagliando s'impara", pur essendo popolare, rimane spesso solo un detto anziché una pratica educativa concreta. Come possono insegnanti e genitori insieme, adottare stili educativi utili ad attualizzare queste lezioni storiche in luoghi moderni, creando un ambiente che celebra l’errore, piuttosto che temerlo?
Magari chiedendo aiuto a qualche esperto, come Gianni Rodari, che con la sua Grammatica della Fantasia, ci insegna il valore creativo dell'errore. L’uso della creatività a scuola promossa da Rodari, incoraggia i bambini a inventare storie partendo da errori ortografici o da supposizioni volutamente errate, utilizzando l'errore come trampolino di lancio per la creatività e l'esplorazione.
Ad esempio, se un bambino scrive erroneamente "animalo" invece di "animale", Rodari potrebbe chiedere ai bambini di immaginare che tipo di creatura possa essere questo "animalo".
Si potrebbe inventare che l'animalo è una specie esotica che vive in una foresta lontana, con caratteristiche uniche e abilità speciali, come la capacità di cambiare colore a seconda dell'umore o di parlare con gli alberi.
L'errore diventa così un ponte verso un'avventura narrativa, dove gli studenti possono esplorare nuovi mondi e sviluppare la loro creatività, aprendo la mente a possibilità illimitate.
Questo tipo di attività incoraggia i bambini a correggere gli errori giocando e li aiuta a vedere il valore creativo del pensare fuori dagli schemi, trasformando un semplice sbaglio in una storia avvincente e unica.
Molto stimolante è l'approccio della Scuola del Fallimento, che trasforma radicalmente il modo in cui percepiamo e trattiamo gli errori nel contesto educativo. Questo metodo si basa sul “Ciclo dell’errore”, che inizia con la rivelazione e l'accettazione dell'errore stesso.
Ecco un esempio di didattica dell'errore di questa scuola: se uno studente commette un errore in un calcolo matematico, anziché sottolineare semplicemente l'errore o addirittura cadere nell’abuso dei mezzi di correzione e disciplina, l'insegnante può guidare lo studente a riflettere su come è arrivato a quel risultato errato, esplorando insieme le possibili cause della confusione.
Successivamente, si analizzano le circostanze e le emozioni che hanno circondato l'errore, come la fretta o la paura di non essere all'altezza. Questa fase aiuta gli studenti a comprendere come fattori esterni e stati emotivi influenzino il loro modo di apprendere e di affrontare le sfide.
Infine, il ciclo si conclude con l'estrazione ad apprendere dall'errore commesso, preparando così il terreno per azioni future più consapevoli (apprendimento per prove ed errori).
Un processo, quello del “Ciclo dell’errore” qui esemplificato, che migliora le capacità di apprendimento degli studenti e promuove anche un ambiente scolastico più supportivo e meno punitivo, dove gli errori sono visti come naturali passaggi verso la comprensione e il miglioramento.
Infine, anche nei nostri episodi podcast, di Hakuna Matata, La Strada e Abbazia Giovane di Montemorcino, scopriamo quanto la fiducia nel processo creativo e educativo possa trasformare gli errori in opportunità.
In queste narrazioni, gli errori diventano momenti di dialogo, di comprensione reciproca, e di crescita collettiva, sottolineando l'importanza di un approccio che valorizza ogni passo del percorso educativo, anche quelli apparentemente sbagliati.
Come giardinieri dell'animo umano, abbiamo il potere di coltivare un giardino dove ogni errore piantato può sbocciare in una lezione di vita, illuminando il percorso educativo con saggezza e cura. Abbracciamo ogni sbaglio come un invito a esplorare nuovi orizzonti di conoscenza e relazione, seminando così semi di resilienza e di innovazione nel cuore di ogni studente.
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