Scuole Steiner e pedagogia Waldorf: cosa sono e come funzionano

“Il nostro obiettivo: elaborare una pedagogia che insegni ad apprendere, ad apprendere tutta la vita dalla vita stessa” Rudolf Steiner.

 

La rete delle scuole Waldorf-Steineriane è una rete internazionale di vasta portata, se osserviamo che si trovano tracce di scuole Steiner-Waldorf in tutto il mondo, come in Olanda, Svizzera, Uruguay, Perù, Francia, ma ci sono anche India, Giappone, Egitto, Israele, Sud Africa e molti altri Paesi – in totale più di 80: sono praticamente sparse in tutti i continenti della Terra.

 

Nel bel paese esse sono rappresentate dalla “Federazione scuole Waldorf in Italia” che, ad oggi, anno 2022 in corso, si compone di 91 unità, con una proposta che abbraccia l’intero ciclo scolastico, dalle scuole dell’infanzia alle scuole secondarie di secondo grado. L’approccio pedagogico si basa sulle intuizioni, sugli studi e sulle esperienze di Rudolf Joseph Lorenz Steiner, vissuto a cavallo tra l’800 ed il ‘900, alla cui accurata biografia vi rimandiamo sul sito “Progetto Rudolf Steiner”, movimento fondato nel 1992 che attualmente conta circa 3200 alunni e 450 insegnanti. 

 

Il fine della pedagogia Steineriana è quello che si evince nella citazione iniziale, ovvero essa mira a “sviluppare individualità libere, in grado di continuare ad imparare dalla vita”. Le potenzialità di ciascun bambino e ciascuna bambina devono essere riconosciute, coltivate e portate a manifestazione, rispettando il loro essere in divenire.

 

Alla base del metodo steineriano vi sono un’antropologia e una psicologia evolutiva che ci presentano la natura umana come combinazione genetica di quattro forze:

  • il corpo fisico;
  • il corpo eterico o vitale;
  • il corpo astrale o sensibile;
  • il corpo umano individuale.

Il quattro è un numero ricorrente in questa pedagogia che si costruisce sui ritmi: per esempio quello delle quattro stagioni, oppure dei quattro elementi (terra, fuoco, aria, acqua) o ancora dei quattro temperamenti che caratterizzano gli esseri umani (collerico, sanguineo, flemmatico, malinconico).

 

Molto ben definita è anche la visione della crescita del bambino, il quale incontra lungo il suo cammino importanti trasformazioni che si pongono in relazione con alcune fasi dello sviluppo. In particolare, sono tre le fasi, cadenzate da un ritmo di settenni:

 

  • Nel primo settennio vi è una centralità pedagogica del gioco. Infatti, durante i primi sette anni di vita il bambino impara a camminare, a parlare, a pensare, comincia a relazionarsi con il mondo: ci troviamo nell’età dello sviluppo della volontà. In questa fase il bambino va “immerso in un mondo buono, ricco di fantasia, immagini, gioco e meraviglia” e “protetto da stimoli troppo intellettuali”. I bambini e le bambine, infatti in questi anni imparano per imitazione, non attraverso ragionamenti astratti. Attraverso il gioco i bambini e le bambine prendono coscienza con la realtà circostante, ponendo di fatto le premesse per la futura comprensione del mondo. I giochi con i quali si cimentano sono prodotti dai maestri o dagli educatori, ed è importante che non siano ‘finiti’, ma semplici, perché più stimolanti per la fantasia. Sul sito “progetto Rudolf Steiner” troviamo l’esempio di un’automobilina. Se essa fosse costruita nei minimi dettagli difficilmente si potrebbe trasformare in una barca. “Al contrario alcune assi, un po’ di corda e un telo, possono diventare una carrozza per i cavalli, un razzo, …”, e così via.

 

  • Durante il secondo settennio il bambino cerca il proprio rapporto con il mondo e con gli altri. Per questo, secondo la prospettiva Steineriana, è importante puntare sull’educazione dei sentimenti attraverso l’esperienza del bello. C’è una particolarità: una classe viene accompagnata dallo stesso maestro per il ciclo di otto anni, dalla prima della scuola primaria alla terza della scuola secondaria di primo grado, seppur nel corso degli otto anni i bambini e le bambine incontrano anche alcuni insegnanti specializzati nelle singole materie. È interessante notare inoltre gli aspetti della didattica, cito: “compito dell’insegnante è presentare le lezioni nel modo più artistico possibile, e armonizzare i vari talenti e temperamenti dei ragazzi in modo da suscitare simpatia, tolleranza e senso sociale”. Inoltre, ogni materia viene vissuta in modo sperimentale e solo successivamente teorico.

 

Lo schema di insegnamento è lo stesso per tutto il periodo scolastico: le prime due ore di ogni mattina vengono dedicate alle materie principali, le quali sono trattate continuativamente per più settimane, questo periodo viene chiamato “epoca”. Dopo una pausa la didattica si sposta su materie come attività artistiche, linguistiche, manuali, e motorie.

 

Ulteriore particolarità della didattica, è il modo di affrontare la valutazione. Non si fa, infatti, una semplice valutazione di merito o di rendimento, quanto piuttosto i genitori ricevono periodicamente una relazione riguardante il comportamento e i progressi del figlio, della figlia in ogni ambito. In questo senso il momento valutativo serve per monitorare i progressi di ciascuno in relazione a se stesso, e non confrontandolo con gli altri alunni ed alunne della stessa classe. Nello specifico, nei primi anni di scuola viene consegnato al bambino, alla bambina una breve storia o una poesia che rispecchia metaforicamente il suo carattere, talenti e qualità e che fornisca dei piccoli suggerimenti che possano aiutare a progredire. Dai 12 anni in su il documento di valutazione ufficiale, che prima veniva destinato solo ai genitori, viene condiviso anche con lo studente e la studentessa.

 

  • Passiamo ora al terzo settennio. Anzitutto il maestro è sostituito da insegnanti maggiormente specializzati. Viene conferita molta importanza a materie quali: fisica, chimica, topografia, forestazione, economia, materie che stimolano l’osservazione diretta del mondo ed il pensiero logico-matematico. Anche le materie umanistiche trovano il loro spazio, finalizzate all’educare ad un atteggiamento oggettivo rispetto alle emozioni, al superamento di simpatie ed antipatie. Oltre a queste materie, continuano a trovare molto spazio, come anche nei due settenni precedenti, quelle artistiche, come disegno, arte, teatro, musica, unite a sperimentazioni più pratiche come battitura del rame, tessitura, scultura del legno e del marmo, euritmia e pittura.

 

Repetita iuvant: scopo ultimo è quello di educare all’autonomia, alla creatività, al senso di responsabilità. In particolare, questo è il settennio in cui i ragazzi e le ragazze utilizzano il pensiero e l’intelletto per dare risposta ai quesiti sull’esistenza e sul mondo e, in virtù delle forze individuali che ora si manifestano in loro, sentono il bisogno di porsi in modo personale di fronte alla vita.

 

Avrete colto, cari edunauti, che la densità della pedagogia Steineriana non può essere riassunta in questo breve articolo, che riprende la traccia del relativo podcast sviluppato in collaborazione con Andrea Dasti e Stefano Lepre di Eduway  e che trovate sul nostro sito (https://edunauta.it/podcast/scuole-steiner-waldorf-quali-reti-scolastiche-esistono-in-italia/).

 

Ad esempio, non ho approfondito l’importanza, riservata da questo approccio, al mondo spirituale, tanto caro al fondatore Rudolf Steiner; egli, infatti, non solo sosteneva la presenza di una dimensione spirituale nell’uomo, ma proponeva di studiarla scientificamente, attraverso una disciplina che prende il nome di antroposofia e che si intreccia con la didattica e con il mondo delle scuole Waldorf, ma dovrei scrivere un altro articolo dedicato, per concederle il giusto spazio di approfondimento.

 

Vi invito così ad approfondire la pedagogia steineriana, ascoltando alcune realtà che ci raccontano come l’hanno applicata sul campo nei seguenti podcast:

 

LA FORMICA

CAMPO STELLE

ALTROVERSO

L.I.S.A.

KORE

SULLATERRABENESTO

 

Michela Calvelli

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