Tutte le storie degli Edunauti che stanno già plasmando il futuro dell'educazione e della formazione. In ogni episodio, condividiamo pensieri, racconti e intuizioni che toccano l'anima dell'educazione, offrendo nuove prospettive e profonde comprensioni.
L’ascolto diventa uno spazio di riflessione, dove le parole si trasformano in ponti che collegano esperienze, visioni e sogni.
E’ possibile rinnovare e rigenerare le scuole dal basso, fornendo proposte e strumenti affinché ciascuna possa scegliere come innovare la propria metodologia didattica?
Aggiornare la scuola significa portarla al passo con i tempi per rispondere alle nuove necessità di apprendimento, unendo approcci formali e informali, esperienze professionali e personali.
Attraverso il podcast IDEE PER INSEGNARE, insegnanti ed educatori potranno esplorare in maniera approfondita le idee del movimento Avanguardie Educative nato presso l’Istituto INDIRE, ovvero l’Istituto Nazionale di Documentazione Innovazione e Ricerca Educativa del Ministero dell’Istruzione, e scoprire i casi virtuosi di chi l’ha applicata con successo.
00:00 MICHELA_INTRODUZIONE
Se è vero che la tecnologia ha cambiato l’apprendimento, in questa puntata scopriamo insieme come può essere messa al suo servizio. L’idea “ICT Lab” nasce da un’osservazione della realtà interna ed esterna alla scuola e abbraccia l’ampio settore tecnologico. Un ambito in costante sviluppo e quindi in continuo e rapido divenire. Così come altre Idee del movimento “Avanguardie Educative”, questa non disegna una modalità specifica di intervento all’interno della scuola, ma molte possibilità diverse, da poter sicuramente integrare con altre Idee già raccontate negli episodi precedenti, come ad esempio “Aule laboratorio disciplinari” oppure “Dentro/fuori la scuola”. È un’‘idea cappello’ che può portare ad esperienze molto diverse tra loro. Scopriamo di più grazie all’esempio dell’Istituto Comprensivo “Giannuario Solari” di Loreto.
00:46 MARTINA_SIGLA
Ciao! Siamo Michela e Martina di Edunauta, l'esploratore di universi educativi. All'interno di questo podcast ti guidiamo alla scoperta di nuove idee per insegnare, rinnovare e rigenerare la scuola dal basso. Queste Idee arrivano dal movimento Avanguardie Educative nato presso l'Istituto Indire. “Idee per insegnare” è una serie podcast ideata da Generas Foundation, all’interno del progetto Edunauta.
01:09 MARTINA_APERTURA
Con la sigla “ICT Lab” si intendono le attività che ruotano attorno a tre grandi temi tecnologici:
• l’Artigianato digitale;
• il Coding;
• e il Physical Computing.
È chiamato “Artigianato digitale” ciò che porta alla creazione di un oggetto attraverso la tecnologia, quindi dal CAD e il disegno 3D, alla stampa 3D.
Sono definite “coding” tutte, invece, le attività che mirino all’acquisizione del pensiero computazionale, fino alla capacità di programmare una macchina istruendola a fare cose. E per “Physical Computing” si intende la possibilità di creare oggetti programmabili che interagiscono con la realtà; il campo di applicazione più noto è quello della robotica. Il mix di questi tre temi può portare ad interessanti soluzioni didattiche: è la base per le idee che animano community come CoderDojo, Rails Girls e i FabLab (noti anche come «officine della creatività»).
01:57 MICHELA_IDEA ALLA BASE
E’ un’Idea che prende le mosse dal costruzionismo papertiano, ovvero si basa sui presupposti e sulla pedagogia del matematico Seymour Papert. Il fare dello studente è il focus del processo. Questo significa che l’attività dello studente è al centro dell’idea “ICT Lab” che ha come obiettivo principale la creazione di un oggetto. Il collegamento stabilito da Papert è infatti quello tra l’ambito cognitivo dello studente e ciò che lo circonda: la mente del giovane impara, modificando il mondo che lo circonda, un mondo che può dare anche risposte migliori di quelle di un ottimo docente. È un’Idea che affianca alla centralità del processo di creazione dello studente, una forte idea di tecnologia come strumento e “materiale” di apprendimento. È necessario infatti che gli oggetti creati rispondano a due requisiti:
● devono essere realizzati in 3D;
● e devono essere realizzati attraverso un linguaggio di programmazione o tramite un’interfaccia che consenta di programmare comportamenti a dei contenuti digitali. Vengono collegati a strumenti di produzione tipiche del FabLab come la stampante 3D o il Laser cutter.
È, infine, un’Idea che segue al dibattito sul pensiero computazionale avviato a livello internazionale grazie all’articolo di Jeannette M. Wing, intitolato “Computational Thinking” (2006), in cui la scienziata informatica definisce il pensiero computazionale un’attività di base da affiancare alla capacità di lettura, scrittura e calcolo. Perché? Perché tale abilità permette di affrontare problemi complessi avvalendosi del computer, applicando un metodo di lavoro che parte dal problema andando a
costruire un modello per la sua risoluzione.
03:27 MARTINA_INDICAZIONI PER ADOTTARE QUESTA METODOLOGIA
Perché è stata scelta l’idea “ICT Lab”? Come primo passo è necessario aver chiaro da dove la scuola sta partendo. Per chi si approccia a questa Idea, come per tutte le altre, vale infatti l’indicazione “capire le motivazioni della scelta”, cercando fin da subito di collegarle a uno dei tre temi tecnologici: artigianato digitale, coding e physical computing. Questo perché aiuterà la scuola a circoscrivere il raggio d’azione e a canalizzare le energie in un’unica direzione. Sapere, inoltre, se l’ideazione parte da informazioni interne o esterne alla scuola aiuterà a costruire il gruppo di lavoro e avviare approfondimenti in merito. Ancora, in base al progetto, quali competenze hanno o devono avere i docenti? Anche in questo caso è possibile che le competenze siano interne, se patrimonio di qualche insegnante, oppure esterne alla scuola.
Ma di quali infrastrutture tecnologiche dispone attualmente la scuola?Come detto, l’idea “ICT Lab” si basa sulla costruzione di oggetti. Per prima cosa è consigliato quindi verificare quali strumenti già possiede la scuola e pianificare eventuali acquisti di software o hardware solo dopo un’attenta check-list dell’esistente. Per risorse “strumentali” intendiamo quelle utili ad organizzare, supportare e diffondere le pratiche didattiche e quindi tablet, pc, ma anche, strumenti come Moodle o Google Apps for Education o telecamere e software di montaggio. Gli strumenti tecnologici fin qui citati possono servire per documentare il progetto ma anche essere veicolo per oltrepassare i confini fisici della scuola. Come già accennato, la complessità degli scenari di questa Idea potrebbe portare ad un intreccio con le altre di “Avanguardie educative”.
Vediamo ora dal punto di vista delle relazioni con l’esterno come si deve comportare la scuola. Nel momento in cui si va verso l’esterno devono essere chiarite le finalità per le quali si chiede collaborazione, accettando qualsiasi contributo vada nella direzione che il mandato costituzionale e le
indicazioni danno alla scuola. È anche vero però che soggetti esterni possono favorire la ricontestualizzazione di quanto imparato a scuola in contesti quasi reali che permettono, quindi, di applicare il pensiero computazionale in un ambito diverso da quello meramente scolastico.
05:20 MICHELA_GUIDA PER L’APPLICAZIONE DELL’IDEA E SUE FASI
Raccontiamo ora come si applica l’Idea e le sue fasi. Abbiamo visto che il pensiero computazionale fornisce un approccio metodologico e un modo di pensare che mette insieme l’uso della tecnologia con metodologie di problem solving. Possiamo abbozzare a grandi linee cinque fasi che rappresentano i passaggi del pensiero computazionale come processo di problem solving:
1) La prima fase è l’analisi di una situazione o di un concetto così da mettere in evidenza i problemi su cui poi poter lavorare che, applicata alla nostra Idea, vuol dire creare un’attività sfidante, che incuriosisca e che rispetti i curricoli. Essendo un’attività essenzialmente basata sul problem solving è necessario individuare un ambito su cui far lavorare gli studenti, così che siano gli stessi ragazzi a selezionare le problematiche proprie di quel dato ambito.
2) Nella seconda fase una volta definito il problema se ne rendono pertinenti alcune sue parti, così che la scomposizione faccia emergere relazioni significative tra le parti stesse.
3) La terza fase è dedicata alla rappresentazione dei dati così che possano facilmente essere utilizzati nella creazione del prototipo funzionante allo scopo di risolvere il problema iniziale. Nella costruzione di un algoritmo significa, ad esempio, procedere con l’individuazione di variabili e parametri facilmente computabili; mentre in un processo di creazione fisica, ad esempio con stampante 3D, significa individuare i solidi da manipolare per costruire l’oggetto.
4) La quarta fase è dedicata alla creazione dell'oggetto soluzione, che sia fisico, algoritmico o multimediale. È di fondamentale importanza che il processo non si fermi qui, ma vada avanti nella fase successiva;
5) La fase 5 consiste nel controllo, correzione e miglioramento di quanto realizzato; quest’ultimo punto avvia quella che è una ricorsione del processo fin qui descritto; questo momento di controllo può riportare indietro fino alla ridefinizione del problema, ed è teoricamente infinito, in quanto il miglioramento dell’oggetto è strettamente collegato all’acquisizione di nuove informazioni e nuove competenze da parte degli studenti.
07:17 MARTINA_IL CASO DELL’IC “GIANNUARIO SOLARI” DI LORETO
Approfondiamo ora il caso dell’Istituto Comprensivo “Giannuario Solari” di Loreto. Il “Giannuario Solari” è un Istituto Comprensivo costituito da una scuola secondaria di primo grado e sei plessi: tre per la scuola dell’infanzia e tre per la scuola primaria. Nello specifico, vogliamo parlarvi oggi del progetto “Costruire giocattoli con la stampante 3D” promosso dalle maestre della Scuola dell’infanzia “Beniamino Gigli”, sotto la guida di due ricercatori Indire. Queste maestre hanno attivato, ormai da qualche anno, un laboratorio di didattica multimediale calata all’interno del curricolo. Ciò è potuto avvenire, in concreto, trasformando un vecchio angolo destinato ad attività ludiche e video in uno spazio che possiamo definire “hi-tech” e chiamato “Dinamica... mente nel futuro”. Oggi, in questo ambiente si possono trovare sia tecnologie centrali che tecnologie strumentali. Nella prima fase di sperimentazione, le insegnanti raccontano ai bambini che a scuola sarebbe arrivata, da lì a poco, una macchina “speciale”, capace di creare oggetti da loro pensati e disegnati. Segue poi un periodo di “preparazione” in cui i bambini, attraverso giochi ed esercizi ad hoc, interiorizzano i prerequisiti di base e prendono confidenza con gli strumenti tecnologici. Le docenti qui seguono i compiti che i ricercatori hanno stabilito utilizzando uno sfondo integratore, ovvero la tartaruga Molly, animale con cui i bambini hanno avuto un’esperienza diretta ad inizio anno scolastico. La scelta di utilizzare proprio un collegamento con la realtà non è stata casuale; infatti, i bambini saranno in questo modo più motivati ed interessati.
08:40 MICHELA_COMPITI
Il primo compito che i bambini hanno affrontato è stato quello di costruire il personaggio di una storia. In questa fase i bambini sono stati suddivisi in piccoli gruppi di 3-4 unità: utilizzando anche la LIM e altri due tablet personali delle insegnanti, ogni bambino può progettare singolarmente la sua tartaruga. Queste ultime diventano ben presto ‘vive’ in quanto inserite in altre attività scolastiche, come per esempio nelle attività logico-matematiche e nel gioco libero. Questo rende l’attività più coinvolgente: infatti, non solo il bambino ha realizzato personalmente un oggetto, ma ora può anche giocarci! Se nella fase realizzativa il bambino svolge un’attività pressoché individuale, interessante è l’osservazione sul bambino nel passaggio successivo, mentre si confronta con gli altri, analizzando le forme, le dimensioni e la funzionalità di ogni oggetto stampato.
Il secondo compito affrontato è stato quello di costruire il modellino di un oggetto. In questa fase della sperimentazione i bambini hanno iniziato a usare Tinkercad per la realizzazione di un oggetto tridimensionale e che avesse anche le caratteristiche funzionali di uno vero. L’oggetto concordato è stato un tavolo e come tale doveva essere stabile, con uno spessore adeguato e con una dovuta profondità. Per questo si è reso necessario, da parte delle docenti, di dar luogo ad attività propedeutiche che avvicinassero i bambini alle forme solide, quindi attività di osservazione, rappresentazione grafica, manipolazione di pasta modellabile, costruzioni di plastica e di legno, giochi con il corpo, e così via.
Le difficoltà iniziali hanno riguardato soprattutto il posizionamento delle gambe del tavolo: i bambini infatti tendevano a collocarle davanti, come quando disegnano un tavolo sul foglio. Le difficoltà sono state poi superate tramite la semplice stampa: è stato infatti così che i bambini hanno potuto constatare che il risultato ottenuto non corrispondeva a quello inizialmente pensato. L’altro grosso ‘scoglio’ riscontrato è stato quello di comporre il tavolo, infilando una forma (le quattro gambe) in un’altra forma (il piano del tavolo).
10:31 MARTINA_COMPITI
Il terzo compito affrontato è stato quello di progettare un’etichetta con sopra riportato il nome del
bambino. In questo caso la richiesta era quella di ‘appoggiare’ due solidi uno sopra l’altro. Le difficoltà riscontrate hanno riguardato principalmente il saper individuare il corretto rapporto tra la lunghezza dell’etichetta e la lunghezza del proprio nome.
Ed infine, il quarto compito affrontato è stato quello di progettare una scultura mobile. Anche per lo svolgimento di questo compito si sono rese necessarie specifiche attività propedeutiche, quindi l’osservazione di giostrine di vario tipo e la loro realizzazione attraverso dei materiali diversi – come ad esempio l’utilizzo della carta, del cartoncino e della stoffa – così come l’osservazione di diversi giochi di equilibrio effettuati in palestra: quindi bambino-bilancia, giochi di posture col proprio corpo e con quello degli altri.
Tuttavia le attività propedeutiche non hanno impedito il verificarsi di ‘errori’ di percorso: i bambini erano, infatti, in grado di rendersi conto se gli oggetti realizzati erano troppo piccoli o troppo grandi per stare in equilibrio solo una volta dopo averli stampati.
11:30 MARTINA_OSSERVAZIONE E VALUTAZIONE
Rilevante da questo percorso risultano le osservazioni fatte nei momenti in cui i bambini testano gli oggetti. Qui, infatti, si scaturisce un confronto cognitivo, verbale e relazionale che pare dimostrare come, attraverso l’approccio a un problema e la sua risoluzione ottenuta in modo indipendente o comunque fra pari, si inneschino processi di apprendimento più autonomi e un più corretto approcciarsi ai problemi incontrati.
11:51 MICHELA_L’ESPERIENZA CON LA SCUOLA “GIUSEPPE VERDI”
A partire da quanto detto fino a qui in merito al percorso della scuola Beniamino Gigli, vogliamo brevemente raccontare l’avvio di una sperimentazione in verticale con la scuola primaria “Giuseppe Verdi”, sempre all’interno del plesso dell’Istituto Comprensivo “Giannuario Solari”.
Qui gli alunni delle classi 1^ A e 1^ B hanno avuto l’occasione di scoprire la potenzialità della stampante 3D in modo davvero inusuale; infatti, gli stessi bambini della scuola dell’infanzia hanno fatto da tutor a gruppi di bambini della primaria spiegando loro il funzionamento di Tinkercad, la progettazione del lavoro alla LIM e come ottenere la stampa di un determinato oggetto.
L’esperienza si è rivelata assai stimolante per i piccoli della scuola dell’infanzia perché hanno avuto l’opportunità di esporre le conoscenze acquisite. Per i bambini della primaria avere invece la possibilità di comprendere e sperimentare la tecnologia della stampante 3D ha costituito un importante arricchimento culturale e una grande occasione per approfondire, in forma laboratoriale, alcuni argomenti dei curricoli di geometria e di tecnologia del primo anno. Inoltre, secondo le docenti di queste discipline, tramite la stampante 3D è possibile rendere ‘meno astratti’ concetti di geometria non sempre semplici da comprendere e consente di sviluppare nel bambino la capacità di progettazione.
13:03 MARTINA_VANTAGGI NELL’ADOZIONE DELLA METODOLOGIA
Approfondiamo ora i vantaggi nell’adozione di questa nuova metodologia. Il processo nel suo insieme è un processo circolare a cui si dà il nome di “design cycle” (ciclo di design), dove per “design” s’intende proprio il processo di progettazione.
Come accennato è nel processo e nella sua applicazione che risiede il valore pedagogico: se l’oggetto ‘insegna’, in quanto consente di mettere in evidenza in modo oggettuale i processi di pensiero di chi lo crea, con la ricorsione questi processi vengono “stressati” attraverso la pratica. Tale processo di stress serve a sviluppare alcune attitudini e disposizioni negli studenti, come:
14:02 MICHELA_ VANTAGGI NELL’ADOZIONE DELLA METODOLOGIA
Un altro vantaggio è quello di creare un oggetto, ovvero ‘fare’: da un lato c’è un riferimento didattico alla pedagogia attiva e al pensiero computazionale, dall’altro al mondo dei maker.
L’esser predisposti all’imparare facendo, l’attitudine all’uso di strumenti di ultima generazione, la volontà di creare oggetti piuttosto che di fruirne passivamente, sono alcune caratteristiche che fanno degli artigiani digitali una comunità di persone di assoluto interesse per la scuola.
14:26 MICHELA_CHIUSURA
E con questa puntata siamo arrivate alla fine di questa serie audio che presenta 20 Idee educative per innovare la scuola dal basso. Ci auguriamo di averti ispirato e portato nuove metodologie che possano guidare davvero il cambiamento nella tua didattica e nel tuo Istituto. Rimani in contatto con noi seguendo le pagine di edunauta.it e ascoltando anche le nostre altre serie podcast sul tema dell’educazione scolastica. Ti ringraziamo e attendiamo di sapere come avrai applicato queste Idee nella tua pratica di tutti i giorni.
14:55 MARTINA_SIGLA DI CHIUSURA
Hai ascoltato “Idee per insegnare”, una serie podcast ideata da Generas Foundation all'interno del progetto Edunauta. Le idee educative proposte fanno parte del movimento Avanguardie Educative dell'Istituto Indire, l’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa del Ministero dell’Istruzione. Per saperne di più ascolta il trailer o vai sul sito innovazione.indire.it/avanguardieeducative
“Idee per insegnare” è un podcast realizzato in collaborazione con Rossella Pivanti e con le voci di Michela Calvelli e Martina Plebani.
05/06/2024 02:00 Leggi la Trascrizione
00:00 MICHELA_INTRODUZIONE
Se è vero che la tecnologia ha cambiato l’apprendimento, in questa puntata scopriamo insieme come può essere messa al suo servizio. L’idea “ICT Lab” nasce da un’osservazione della realtà interna ed esterna alla scuola e abbraccia l’ampio settore tecnologico. Un ambito in costante sviluppo e quindi in continuo e rapido divenire. Così come altre Idee del movimento “Avanguardie Educative”, questa non disegna una modalità specifica di intervento all’interno della scuola, ma molte possibilità diverse, da poter sicuramente integrare con altre Idee già raccontate negli episodi precedenti, come ad esempio “Aule laboratorio disciplinari” oppure “Dentro/fuori la scuola”. È un’‘idea cappello’ che può portare ad esperienze molto diverse tra loro. Scopriamo di più grazie all’esempio dell’Istituto Comprensivo “Giannuario Solari” di Loreto.
00:46 MARTINA_SIGLA
Ciao! Siamo Michela e Martina di Edunauta, l'esploratore di universi educativi. All'interno di questo podcast ti guidiamo alla scoperta di nuove idee per insegnare, rinnovare e rigenerare la scuola dal basso. Queste Idee arrivano dal movimento Avanguardie Educative nato presso l'Istituto Indire. “Idee per insegnare” è una serie podcast ideata da Generas Foundation, all’interno del progetto Edunauta.
01:09 MARTINA_APERTURA
Con la sigla “ICT Lab” si intendono le attività che ruotano attorno a tre grandi temi tecnologici:
• l’Artigianato digitale;
• il Coding;
• e il Physical Computing.
È chiamato “Artigianato digitale” ciò che porta alla creazione di un oggetto attraverso la tecnologia, quindi dal CAD e il disegno 3D, alla stampa 3D.
Sono definite “coding” tutte, invece, le attività che mirino all’acquisizione del pensiero computazionale, fino alla capacità di programmare una macchina istruendola a fare cose. E per “Physical Computing” si intende la possibilità di creare oggetti programmabili che interagiscono con la realtà; il campo di applicazione più noto è quello della robotica. Il mix di questi tre temi può portare ad interessanti soluzioni didattiche: è la base per le idee che animano community come CoderDojo, Rails Girls e i FabLab (noti anche come «officine della creatività»).
01:57 MICHELA_IDEA ALLA BASE
E’ un’Idea che prende le mosse dal costruzionismo papertiano, ovvero si basa sui presupposti e sulla pedagogia del matematico Seymour Papert. Il fare dello studente è il focus del processo. Questo significa che l’attività dello studente è al centro dell’idea “ICT Lab” che ha come obiettivo principale la creazione di un oggetto. Il collegamento stabilito da Papert è infatti quello tra l’ambito cognitivo dello studente e ciò che lo circonda: la mente del giovane impara, modificando il mondo che lo circonda, un mondo che può dare anche risposte migliori di quelle di un ottimo docente. È un’Idea che affianca alla centralità del processo di creazione dello studente, una forte idea di tecnologia come strumento e “materiale” di apprendimento. È necessario infatti che gli oggetti creati rispondano a due requisiti:
● devono essere realizzati in 3D;
● e devono essere realizzati attraverso un linguaggio di programmazione o tramite un’interfaccia che consenta di programmare comportamenti a dei contenuti digitali. Vengono collegati a strumenti di produzione tipiche del FabLab come la stampante 3D o il Laser cutter.
È, infine, un’Idea che segue al dibattito sul pensiero computazionale avviato a livello internazionale grazie all’articolo di Jeannette M. Wing, intitolato “Computational Thinking” (2006), in cui la scienziata informatica definisce il pensiero computazionale un’attività di base da affiancare alla capacità di lettura, scrittura e calcolo. Perché? Perché tale abilità permette di affrontare problemi complessi avvalendosi del computer, applicando un metodo di lavoro che parte dal problema andando a
costruire un modello per la sua risoluzione.
03:27 MARTINA_INDICAZIONI PER ADOTTARE QUESTA METODOLOGIA
Perché è stata scelta l’idea “ICT Lab”? Come primo passo è necessario aver chiaro da dove la scuola sta partendo. Per chi si approccia a questa Idea, come per tutte le altre, vale infatti l’indicazione “capire le motivazioni della scelta”, cercando fin da subito di collegarle a uno dei tre temi tecnologici: artigianato digitale, coding e physical computing. Questo perché aiuterà la scuola a circoscrivere il raggio d’azione e a canalizzare le energie in un’unica direzione. Sapere, inoltre, se l’ideazione parte da informazioni interne o esterne alla scuola aiuterà a costruire il gruppo di lavoro e avviare approfondimenti in merito. Ancora, in base al progetto, quali competenze hanno o devono avere i docenti? Anche in questo caso è possibile che le competenze siano interne, se patrimonio di qualche insegnante, oppure esterne alla scuola.
Ma di quali infrastrutture tecnologiche dispone attualmente la scuola?Come detto, l’idea “ICT Lab” si basa sulla costruzione di oggetti. Per prima cosa è consigliato quindi verificare quali strumenti già possiede la scuola e pianificare eventuali acquisti di software o hardware solo dopo un’attenta check-list dell’esistente. Per risorse “strumentali” intendiamo quelle utili ad organizzare, supportare e diffondere le pratiche didattiche e quindi tablet, pc, ma anche, strumenti come Moodle o Google Apps for Education o telecamere e software di montaggio. Gli strumenti tecnologici fin qui citati possono servire per documentare il progetto ma anche essere veicolo per oltrepassare i confini fisici della scuola. Come già accennato, la complessità degli scenari di questa Idea potrebbe portare ad un intreccio con le altre di “Avanguardie educative”.
Vediamo ora dal punto di vista delle relazioni con l’esterno come si deve comportare la scuola. Nel momento in cui si va verso l’esterno devono essere chiarite le finalità per le quali si chiede collaborazione, accettando qualsiasi contributo vada nella direzione che il mandato costituzionale e le
indicazioni danno alla scuola. È anche vero però che soggetti esterni possono favorire la ricontestualizzazione di quanto imparato a scuola in contesti quasi reali che permettono, quindi, di applicare il pensiero computazionale in un ambito diverso da quello meramente scolastico.
05:20 MICHELA_GUIDA PER L’APPLICAZIONE DELL’IDEA E SUE FASI
Raccontiamo ora come si applica l’Idea e le sue fasi. Abbiamo visto che il pensiero computazionale fornisce un approccio metodologico e un modo di pensare che mette insieme l’uso della tecnologia con metodologie di problem solving. Possiamo abbozzare a grandi linee cinque fasi che rappresentano i passaggi del pensiero computazionale come processo di problem solving:
1) La prima fase è l’analisi di una situazione o di un concetto così da mettere in evidenza i problemi su cui poi poter lavorare che, applicata alla nostra Idea, vuol dire creare un’attività sfidante, che incuriosisca e che rispetti i curricoli. Essendo un’attività essenzialmente basata sul problem solving è necessario individuare un ambito su cui far lavorare gli studenti, così che siano gli stessi ragazzi a selezionare le problematiche proprie di quel dato ambito.
2) Nella seconda fase una volta definito il problema se ne rendono pertinenti alcune sue parti, così che la scomposizione faccia emergere relazioni significative tra le parti stesse.
3) La terza fase è dedicata alla rappresentazione dei dati così che possano facilmente essere utilizzati nella creazione del prototipo funzionante allo scopo di risolvere il problema iniziale. Nella costruzione di un algoritmo significa, ad esempio, procedere con l’individuazione di variabili e parametri facilmente computabili; mentre in un processo di creazione fisica, ad esempio con stampante 3D, significa individuare i solidi da manipolare per costruire l’oggetto.
4) La quarta fase è dedicata alla creazione dell'oggetto soluzione, che sia fisico, algoritmico o multimediale. È di fondamentale importanza che il processo non si fermi qui, ma vada avanti nella fase successiva;
5) La fase 5 consiste nel controllo, correzione e miglioramento di quanto realizzato; quest’ultimo punto avvia quella che è una ricorsione del processo fin qui descritto; questo momento di controllo può riportare indietro fino alla ridefinizione del problema, ed è teoricamente infinito, in quanto il miglioramento dell’oggetto è strettamente collegato all’acquisizione di nuove informazioni e nuove competenze da parte degli studenti.
07:17 MARTINA_IL CASO DELL’IC “GIANNUARIO SOLARI” DI LORETO
Approfondiamo ora il caso dell’Istituto Comprensivo “Giannuario Solari” di Loreto. Il “Giannuario Solari” è un Istituto Comprensivo costituito da una scuola secondaria di primo grado e sei plessi: tre per la scuola dell’infanzia e tre per la scuola primaria. Nello specifico, vogliamo parlarvi oggi del progetto “Costruire giocattoli con la stampante 3D” promosso dalle maestre della Scuola dell’infanzia “Beniamino Gigli”, sotto la guida di due ricercatori Indire. Queste maestre hanno attivato, ormai da qualche anno, un laboratorio di didattica multimediale calata all’interno del curricolo. Ciò è potuto avvenire, in concreto, trasformando un vecchio angolo destinato ad attività ludiche e video in uno spazio che possiamo definire “hi-tech” e chiamato “Dinamica... mente nel futuro”. Oggi, in questo ambiente si possono trovare sia tecnologie centrali che tecnologie strumentali. Nella prima fase di sperimentazione, le insegnanti raccontano ai bambini che a scuola sarebbe arrivata, da lì a poco, una macchina “speciale”, capace di creare oggetti da loro pensati e disegnati. Segue poi un periodo di “preparazione” in cui i bambini, attraverso giochi ed esercizi ad hoc, interiorizzano i prerequisiti di base e prendono confidenza con gli strumenti tecnologici. Le docenti qui seguono i compiti che i ricercatori hanno stabilito utilizzando uno sfondo integratore, ovvero la tartaruga Molly, animale con cui i bambini hanno avuto un’esperienza diretta ad inizio anno scolastico. La scelta di utilizzare proprio un collegamento con la realtà non è stata casuale; infatti, i bambini saranno in questo modo più motivati ed interessati.
08:40 MICHELA_COMPITI
Il primo compito che i bambini hanno affrontato è stato quello di costruire il personaggio di una storia. In questa fase i bambini sono stati suddivisi in piccoli gruppi di 3-4 unità: utilizzando anche la LIM e altri due tablet personali delle insegnanti, ogni bambino può progettare singolarmente la sua tartaruga. Queste ultime diventano ben presto ‘vive’ in quanto inserite in altre attività scolastiche, come per esempio nelle attività logico-matematiche e nel gioco libero. Questo rende l’attività più coinvolgente: infatti, non solo il bambino ha realizzato personalmente un oggetto, ma ora può anche giocarci! Se nella fase realizzativa il bambino svolge un’attività pressoché individuale, interessante è l’osservazione sul bambino nel passaggio successivo, mentre si confronta con gli altri, analizzando le forme, le dimensioni e la funzionalità di ogni oggetto stampato.
Il secondo compito affrontato è stato quello di costruire il modellino di un oggetto. In questa fase della sperimentazione i bambini hanno iniziato a usare Tinkercad per la realizzazione di un oggetto tridimensionale e che avesse anche le caratteristiche funzionali di uno vero. L’oggetto concordato è stato un tavolo e come tale doveva essere stabile, con uno spessore adeguato e con una dovuta profondità. Per questo si è reso necessario, da parte delle docenti, di dar luogo ad attività propedeutiche che avvicinassero i bambini alle forme solide, quindi attività di osservazione, rappresentazione grafica, manipolazione di pasta modellabile, costruzioni di plastica e di legno, giochi con il corpo, e così via.
Le difficoltà iniziali hanno riguardato soprattutto il posizionamento delle gambe del tavolo: i bambini infatti tendevano a collocarle davanti, come quando disegnano un tavolo sul foglio. Le difficoltà sono state poi superate tramite la semplice stampa: è stato infatti così che i bambini hanno potuto constatare che il risultato ottenuto non corrispondeva a quello inizialmente pensato. L’altro grosso ‘scoglio’ riscontrato è stato quello di comporre il tavolo, infilando una forma (le quattro gambe) in un’altra forma (il piano del tavolo).
10:31 MARTINA_COMPITI
Il terzo compito affrontato è stato quello di progettare un’etichetta con sopra riportato il nome del
bambino. In questo caso la richiesta era quella di ‘appoggiare’ due solidi uno sopra l’altro. Le difficoltà riscontrate hanno riguardato principalmente il saper individuare il corretto rapporto tra la lunghezza dell’etichetta e la lunghezza del proprio nome.
Ed infine, il quarto compito affrontato è stato quello di progettare una scultura mobile. Anche per lo svolgimento di questo compito si sono rese necessarie specifiche attività propedeutiche, quindi l’osservazione di giostrine di vario tipo e la loro realizzazione attraverso dei materiali diversi – come ad esempio l’utilizzo della carta, del cartoncino e della stoffa – così come l’osservazione di diversi giochi di equilibrio effettuati in palestra: quindi bambino-bilancia, giochi di posture col proprio corpo e con quello degli altri.
Tuttavia le attività propedeutiche non hanno impedito il verificarsi di ‘errori’ di percorso: i bambini erano, infatti, in grado di rendersi conto se gli oggetti realizzati erano troppo piccoli o troppo grandi per stare in equilibrio solo una volta dopo averli stampati.
11:30 MARTINA_OSSERVAZIONE E VALUTAZIONE
Rilevante da questo percorso risultano le osservazioni fatte nei momenti in cui i bambini testano gli oggetti. Qui, infatti, si scaturisce un confronto cognitivo, verbale e relazionale che pare dimostrare come, attraverso l’approccio a un problema e la sua risoluzione ottenuta in modo indipendente o comunque fra pari, si inneschino processi di apprendimento più autonomi e un più corretto approcciarsi ai problemi incontrati.
11:51 MICHELA_L’ESPERIENZA CON LA SCUOLA “GIUSEPPE VERDI”
A partire da quanto detto fino a qui in merito al percorso della scuola Beniamino Gigli, vogliamo brevemente raccontare l’avvio di una sperimentazione in verticale con la scuola primaria “Giuseppe Verdi”, sempre all’interno del plesso dell’Istituto Comprensivo “Giannuario Solari”.
Qui gli alunni delle classi 1^ A e 1^ B hanno avuto l’occasione di scoprire la potenzialità della stampante 3D in modo davvero inusuale; infatti, gli stessi bambini della scuola dell’infanzia hanno fatto da tutor a gruppi di bambini della primaria spiegando loro il funzionamento di Tinkercad, la progettazione del lavoro alla LIM e come ottenere la stampa di un determinato oggetto.
L’esperienza si è rivelata assai stimolante per i piccoli della scuola dell’infanzia perché hanno avuto l’opportunità di esporre le conoscenze acquisite. Per i bambini della primaria avere invece la possibilità di comprendere e sperimentare la tecnologia della stampante 3D ha costituito un importante arricchimento culturale e una grande occasione per approfondire, in forma laboratoriale, alcuni argomenti dei curricoli di geometria e di tecnologia del primo anno. Inoltre, secondo le docenti di queste discipline, tramite la stampante 3D è possibile rendere ‘meno astratti’ concetti di geometria non sempre semplici da comprendere e consente di sviluppare nel bambino la capacità di progettazione.
13:03 MARTINA_VANTAGGI NELL’ADOZIONE DELLA METODOLOGIA
Approfondiamo ora i vantaggi nell’adozione di questa nuova metodologia. Il processo nel suo insieme è un processo circolare a cui si dà il nome di “design cycle” (ciclo di design), dove per “design” s’intende proprio il processo di progettazione.
Come accennato è nel processo e nella sua applicazione che risiede il valore pedagogico: se l’oggetto ‘insegna’, in quanto consente di mettere in evidenza in modo oggettuale i processi di pensiero di chi lo crea, con la ricorsione questi processi vengono “stressati” attraverso la pratica. Tale processo di stress serve a sviluppare alcune attitudini e disposizioni negli studenti, come:
14:02 MICHELA_ VANTAGGI NELL’ADOZIONE DELLA METODOLOGIA
Un altro vantaggio è quello di creare un oggetto, ovvero ‘fare’: da un lato c’è un riferimento didattico alla pedagogia attiva e al pensiero computazionale, dall’altro al mondo dei maker.
L’esser predisposti all’imparare facendo, l’attitudine all’uso di strumenti di ultima generazione, la volontà di creare oggetti piuttosto che di fruirne passivamente, sono alcune caratteristiche che fanno degli artigiani digitali una comunità di persone di assoluto interesse per la scuola.
14:26 MICHELA_CHIUSURA
E con questa puntata siamo arrivate alla fine di questa serie audio che presenta 20 Idee educative per innovare la scuola dal basso. Ci auguriamo di averti ispirato e portato nuove metodologie che possano guidare davvero il cambiamento nella tua didattica e nel tuo Istituto. Rimani in contatto con noi seguendo le pagine di edunauta.it e ascoltando anche le nostre altre serie podcast sul tema dell’educazione scolastica. Ti ringraziamo e attendiamo di sapere come avrai applicato queste Idee nella tua pratica di tutti i giorni.
14:55 MARTINA_SIGLA DI CHIUSURA
Hai ascoltato “Idee per insegnare”, una serie podcast ideata da Generas Foundation all'interno del progetto Edunauta. Le idee educative proposte fanno parte del movimento Avanguardie Educative dell'Istituto Indire, l’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa del Ministero dell’Istruzione. Per saperne di più ascolta il trailer o vai sul sito innovazione.indire.it/avanguardieeducative
“Idee per insegnare” è un podcast realizzato in collaborazione con Rossella Pivanti e con le voci di Michela Calvelli e Martina Plebani.
"ICT LAB" si propone di integrare la tecnologia nel contesto educativo, facendo leva sul potenziale dell'artigianato digitale, del coding e del physical computing per trasformare l'ambiente di apprendimento scolastico.
AUTORI: Michela Calvelli, Martina Plebani,ARGOMENTI: Competenze, passioni e talenti, Condizioni d’apprendimento efficaci, Idee per la didattica, Pensiero creativo e critico, Scuole innovative,
00:00 MICHELA_INTRODUZIONE
TEAL, acronimo di Technology-Enhanced Active Learning, è una metodologia sviluppata e adottata dal “Massachusetts Institute of Technology” di Boston. E’ stata sviluppata per l’insegnamento in ambito universitario delle discipline scientifiche. Unisce lezioni frontali, simulazioni e attività laboratoriali con i linguaggi digitali e multimediali e l’impiego di device di vario tipo. L'obiettivo è quello di generare un’esperienza di apprendimento ricca e basata sulla collaborazione e la partecipazione attiva degli studenti. Scopriremo meglio l’applicazione di questa metodologia anche grazie all’esempio che racconteremo dell’Istituto Superiore Paciolo D’Annunzio di Fidenza, in provincia di Parma.
00:38 MARTINA_SIGLA
Ciao! Siamo Michela e Martina di Edunauta, l'esploratore di universi educativi. All'interno di questo podcast ti guidiamo alla scoperta di nuove idee per insegnare, rinnovare e rigenerare la scuola dal basso. Queste Idee arrivano dal movimento Avanguardie Educative nato presso l'Istituto Indire. “Idee per insegnare” è una serie podcast ideata Generas Foundation, all’interno del progetto Edunauta.
01:03 MARTINA_APERTURA
Il TEAL viene sviluppato in particolare nell’insegnamento della Fisica al MIT di Boston come risposta a problemi di rendimento scolastico degli studenti e drop-out dai corsi. La metodologia TEAL prende le mosse dal costruttivismo e dai modelli didattici socio costruttivisti; ciò implica un’attenzione particolare alla centralità dello studente e di conseguenza si viene a ristrutturare l’attività del docente. Gli elementi che caratterizzano la metodologia sono:
02:21 MICHELA_L’IDEA ALLA BASE
L’idea alla base di questa metodologia è che tecnologia e spazi siano strettamente interconnessi. Infatti, il setting di arredo prevede una postazione centrale per il docente attorno alla quale sono disposti tavoli modulari organizzati in isole di lavoro che ospitano gruppi di studenti. Poi ci sono LIM o punti di proiezione, tanti quanti sono le isole di lavoro. Il docente introduce l’argomento oggetto di studio con domande, esercizi, rappresentazioni grafiche o per mezzo di immagini e video. Ogni gruppo, poi, lavorerà sul tema dato in maniera collaborativa e attiva con il supporto di device per selezionare e raccogliere informazioni e dati ed effettuare esperimenti e verifiche.
02:58 MICHELA_FASI DI SVILUPPO
Vediamo ora da vicino le fasi di sviluppo. L’active learning si basa sulla flessibilità, che rappresenta quindi la parola chiave di TEAL. Ciò che può funzionare per alcuni studenti può rivelarsi fallimentare con altri studenti. E’ quindi il docente a calibrare l’uso della tecnologia e ad organizzare i gruppi di lavoro in base agli obiettivi formativi e curriculari e al contesto territoriale specifico. L’elemento fondamentale è la flessibilità, che ritroviamo sia nell’architettura, negli arredi e nella tecnologia, sia nelle strategie didattiche che nell’organizzazione del percorso formativo. In una tipica attività TEAL il docente pone un quesito agli studenti che catturi la loro curiosità, orienti il loro interesse e li motivi poi a intraprendere il lavoro. Suddivide poi la classe in gruppi omogenei od eterogenei, a seconda degli obiettivi dell’apprendimento, e ai membri di ogni gruppo è assegnato un ruolo quale il coordinatore, il documentatore, lo scettico o il segretario. Da qui i gruppi lavorano sul topic o sulla risoluzione del problema. Mentre il docente svolge il ruolo di coach. Ad attività concluse, uno dei membri del gruppo riferisce alla classe i risultati del lavoro collettivo, i procedimenti seguiti, le difficoltà incontrate e poi le soluzioni trovate.
04:00 MICHELA_FACCIAMO UN ESEMPIO
Facciamo un esempio. Uno schema di lezione che può aiutare è quello che vi presentiamo ora dove la lezione viene suddivisa in fasi:
1. La prima fase è quella di Attivazione, che consiste nel fornire agli studenti un tema, una questione, che catturi la loro curiosità, che stimoli il loro interesse e li motivi a intraprendere un’attività; quindi ci dev’essere un engagement dello studente.
2. La seconda fase è quella di Produzione, in cui si presenta e analizza un caso, si realizza un progetto, si svolge un’indagine, oppure si risolve un problema. In questa fase l’insegnante assume il ruolo del tutor.
3. Poi c’è la fase di Elaborazione, dove il ciclo si completa appunto con una fase di elaborazione o, meglio, di rielaborazione, attraverso un processo collettivo di riflessione e confronto su quanto appreso. L’obiettivo è quello di chiarire, rendere espliciti e consolidare gli apprendimenti.
4. Poi c’è la quarta ed ultima fase, che è quella di Chiusura, dove è importante che gli studenti possano sedimentare gli apprendimenti maturati e le competenze apprese. Costruisce anche un ponte per la lezione TEAL successiva.
Lo schema che abbiamo appena proposto è solo uno tra i vari possibili. Ogni modello è solo una traccia di lavoro, da considerarsi come uno spunto e non come una sequenza rigida o come un protocollo operativo.
05:15 MARTINA_LE ATTREZZATURE DI BASE E IL RUOLO DELL’ICT
Approfondiamo ora brevemente le attrezzature tecnologiche di base del metodo TEAL. La tecnologia nel metodo entra a supporto del processo di insegnamento e apprendimento in vario modo.
I piani sui quali insiste sono 3 differenti.
E’ sicuramente importante poi disporre di un software di comunicazione simultanea che dia la possibilità agli studenti di interagire con il docente ed esprimere quindi in tempo reale le proprie opinioni, le proprie idee e i propri pensieri.
Un ulteriore requisito della classe TEAL è rappresentato dalla presenza di un sistema che permetta di condividere e di “catturare” (per esempio attraverso degli screenshot) le attività del docente e degli studenti. L’importante è che il docente possa disporre di uno strumento che permetta poi di “orchestrare” queste lezioni in base ai suoi obiettivi di apprendimento.
Un terzo livello di dotazione tecnologica è necessario nel caso in cui gli studenti siano impegnati in attività di project-based learning, oppure in discovery activity. In questo caso è necessario l’accesso a Internet per cercare le informazioni necessarie allo svolgimento del compito.
06:38 MICHELA_IL SETTING MINIMO
Vediamo ora il setting minimo per una lezione TEAL, che è composto da:
Un setting di arredo ideato con:
● tavoli modulari organizzati in isole di lavoro;
● e delle LIM, o punti di proiezione o lavagne bianche, tante quante sono le isole.
Questa configurazione è importante in quanto consente al gruppo di rappresentare il proprio processo cognitivo e al docente di comprendere quello che stanno facendo gli studenti oppure quello che hanno capito e prodotto.
Poi c’è il setting didattico, che consiste nella:
● suddivisione degli studenti in gruppi di lavoro;
● e l’utilizzo di un’aula TEAL o di una aula dedicata è sicuramente facilitante nell’adozione della metodologia, ma si può pensare di utilizzarla anche nell’aula ordinaria; ovviamente deve essere opportunamente modificata in termini di allestimento e setting.
07:24 MARTINA_IL CASO DELL’ISS PACIOLO
Vediamo ora il caso dell’Istituto Superiore Paciolo D’annunzio di Fidenza, in provincia di Parma. L’Istituto da diversi anni investe moltissimo sulla tecnologia e sul suo uso ragionato. È stata qui realizzata un’aula TEAL con postazioni costituite da banchi modulari e componibili per facilitare il lavoro di gruppo e la didattica collaborativa. Inoltre, il setting è fortemente high-tech grazie alla presenza di vari videoproiettori interattivi tutti connessi alla stessa rete. All’interno dell’Istituto lo spazio per realizzare quest’aula è stato ricavato da un “vecchio” laboratorio di informatica, dove sono stati inseriti arredi modulari e alcune dotazioni tecnologiche, come due videoproiettori interattivi, un visual presenter e un dispositivo per ogni alunno. In quest’aula la cattedra è scomparsa, per rompere il tradizionale schieramento frontale tra il docente e gli studenti. In particolare, l’aula e la metodologia TEAL sono state ibridate con la metodologia del “Flipped learning”.
I contenuti didattici utilizzati sono di tipo misto, in parte sono prodotti dai docenti e dagli studenti, in parte sono stati reperiti in Rete o comunque acquisiti dagli editori scolastici. I principali punti di forza osservati sono stati il coinvolgimento attivo degli studenti e delle famiglie, il confronto continuo fra i colleghi del Consiglio di Classe, il monitoraggio e la valutazione dell'esperienza e, infine, il continuo scambio fra i docenti e la dirigenza sul percorso svolto. Le attività hanno avuto un carattere episodico nelle prime settimane di scuola. Successivamente, nella seconda parte dell’anno scolastico, si sono trasformati in un’applicazione sistematica. Sono emerse, però, alcune criticità e sono state realizzate delle azioni di miglioramento su alcuni punti.
1) Il primo, i docenti hanno avuto bisogno di continuo supporto e di incoraggiamento. La dirigenza deve a questo scopo creare il contesto entro cui muovere questo cambiamento, e quindi attuare una leadership educativa.
2) Lo spazio deve poi subire una modifica che possa supportare una didattica di matrice costruttivista.
3) Ed, infine, le difficoltà di natura tecnica sull'uso delle tecnologie vanno continuamente supportate.
Infine, alcune scuole hanno creato delle aule «Easy TEAL», secondo una logica di avvio graduale dato che non è sempre possibile avere disponibilità immediata di arredi e tecnologie ad hoc.
09:24 MICHELA_I MOTIVI PER CUI ADOTTARE LA METODOLOGIA
Vediamo i motivi per cui adottare questa metodologia.
● La metodologia TEAL stimola l’apprendimento attivo e promuove l’uso ‘ragionato’ delle tecnologie informatiche in classe. Inoltre, migliora il coinvolgimento diretto degli studenti nella soluzione di problemi e può favorire una didattica inclusiva.
● Tramite l’approccio investigativo e laboratoriale, si incentiva l’osservazione dei fenomeni e il tentativo di descriverli e spiegarli. Viene stimolata la discussione tra pari, l’interazione docente-studente e le attività di tutoring del docente e anche degli studenti più esperti.
● La metodologia si rivela un efficace strumento per contrastare il calo di interesse da parte degli studenti che si è registrato negli ultimi anni riguardo le discipline STEM, cioè scienze, tecnologia, ingegneria e matematica.
● E un effetto positivo della metodologia TEAL è anche un accresciuto interesse da parte delle studentesse verso le stesse discipline STEM.
● Il TEAL è anche un modo efficace per superare la logica dello studio inteso come mero apprendimento mnemonico dei testi scritti.
● Rispetto allo sviluppo delle competenze digitali degli studenti, il metodo li aiuta nella loro autonomia e capacità di lavorare con gli altri.
● Infine, c’è un netto miglioramento delle interazioni educative in aula e si sviluppa e rafforza l’apprendimento tra pari e quello autonomo.
Con le motivazioni per adottare la metodologia TEAL la puntata si chiude qui. Come sempre il nostro consiglio è quello di adottare queste idee, adattandole alla tua realtà e noi ti aspettiamo al prossimo episodio.
10:52 MARTINA_SIGLA DI CHIUSURA
Hai ascoltato “Idee per insegnare”, una serie podcast ideata da Generas Foundation all'interno del progetto Edunauta. Le idee educative proposte fanno parte del movimento Avanguardie Educative dell'Istituto Indire, l’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa del Ministero dell’Istruzione. Per saperne di più ascolta il trailer o vai sul sito innovazione.indire.it/avanguardieeducative
“Idee per insegnare” è un podcast realizzato in collaborazione con Rossella Pivanti e con le voci di Michela Calvelli e Martina Plebani.
29/05/2024 02:00 Leggi la Trascrizione
00:00 MICHELA_INTRODUZIONE
TEAL, acronimo di Technology-Enhanced Active Learning, è una metodologia sviluppata e adottata dal “Massachusetts Institute of Technology” di Boston. E’ stata sviluppata per l’insegnamento in ambito universitario delle discipline scientifiche. Unisce lezioni frontali, simulazioni e attività laboratoriali con i linguaggi digitali e multimediali e l’impiego di device di vario tipo. L'obiettivo è quello di generare un’esperienza di apprendimento ricca e basata sulla collaborazione e la partecipazione attiva degli studenti. Scopriremo meglio l’applicazione di questa metodologia anche grazie all’esempio che racconteremo dell’Istituto Superiore Paciolo D’Annunzio di Fidenza, in provincia di Parma.
00:38 MARTINA_SIGLA
Ciao! Siamo Michela e Martina di Edunauta, l'esploratore di universi educativi. All'interno di questo podcast ti guidiamo alla scoperta di nuove idee per insegnare, rinnovare e rigenerare la scuola dal basso. Queste Idee arrivano dal movimento Avanguardie Educative nato presso l'Istituto Indire. “Idee per insegnare” è una serie podcast ideata Generas Foundation, all’interno del progetto Edunauta.
01:03 MARTINA_APERTURA
Il TEAL viene sviluppato in particolare nell’insegnamento della Fisica al MIT di Boston come risposta a problemi di rendimento scolastico degli studenti e drop-out dai corsi. La metodologia TEAL prende le mosse dal costruttivismo e dai modelli didattici socio costruttivisti; ciò implica un’attenzione particolare alla centralità dello studente e di conseguenza si viene a ristrutturare l’attività del docente. Gli elementi che caratterizzano la metodologia sono:
02:21 MICHELA_L’IDEA ALLA BASE
L’idea alla base di questa metodologia è che tecnologia e spazi siano strettamente interconnessi. Infatti, il setting di arredo prevede una postazione centrale per il docente attorno alla quale sono disposti tavoli modulari organizzati in isole di lavoro che ospitano gruppi di studenti. Poi ci sono LIM o punti di proiezione, tanti quanti sono le isole di lavoro. Il docente introduce l’argomento oggetto di studio con domande, esercizi, rappresentazioni grafiche o per mezzo di immagini e video. Ogni gruppo, poi, lavorerà sul tema dato in maniera collaborativa e attiva con il supporto di device per selezionare e raccogliere informazioni e dati ed effettuare esperimenti e verifiche.
02:58 MICHELA_FASI DI SVILUPPO
Vediamo ora da vicino le fasi di sviluppo. L’active learning si basa sulla flessibilità, che rappresenta quindi la parola chiave di TEAL. Ciò che può funzionare per alcuni studenti può rivelarsi fallimentare con altri studenti. E’ quindi il docente a calibrare l’uso della tecnologia e ad organizzare i gruppi di lavoro in base agli obiettivi formativi e curriculari e al contesto territoriale specifico. L’elemento fondamentale è la flessibilità, che ritroviamo sia nell’architettura, negli arredi e nella tecnologia, sia nelle strategie didattiche che nell’organizzazione del percorso formativo. In una tipica attività TEAL il docente pone un quesito agli studenti che catturi la loro curiosità, orienti il loro interesse e li motivi poi a intraprendere il lavoro. Suddivide poi la classe in gruppi omogenei od eterogenei, a seconda degli obiettivi dell’apprendimento, e ai membri di ogni gruppo è assegnato un ruolo quale il coordinatore, il documentatore, lo scettico o il segretario. Da qui i gruppi lavorano sul topic o sulla risoluzione del problema. Mentre il docente svolge il ruolo di coach. Ad attività concluse, uno dei membri del gruppo riferisce alla classe i risultati del lavoro collettivo, i procedimenti seguiti, le difficoltà incontrate e poi le soluzioni trovate.
04:00 MICHELA_FACCIAMO UN ESEMPIO
Facciamo un esempio. Uno schema di lezione che può aiutare è quello che vi presentiamo ora dove la lezione viene suddivisa in fasi:
1. La prima fase è quella di Attivazione, che consiste nel fornire agli studenti un tema, una questione, che catturi la loro curiosità, che stimoli il loro interesse e li motivi a intraprendere un’attività; quindi ci dev’essere un engagement dello studente.
2. La seconda fase è quella di Produzione, in cui si presenta e analizza un caso, si realizza un progetto, si svolge un’indagine, oppure si risolve un problema. In questa fase l’insegnante assume il ruolo del tutor.
3. Poi c’è la fase di Elaborazione, dove il ciclo si completa appunto con una fase di elaborazione o, meglio, di rielaborazione, attraverso un processo collettivo di riflessione e confronto su quanto appreso. L’obiettivo è quello di chiarire, rendere espliciti e consolidare gli apprendimenti.
4. Poi c’è la quarta ed ultima fase, che è quella di Chiusura, dove è importante che gli studenti possano sedimentare gli apprendimenti maturati e le competenze apprese. Costruisce anche un ponte per la lezione TEAL successiva.
Lo schema che abbiamo appena proposto è solo uno tra i vari possibili. Ogni modello è solo una traccia di lavoro, da considerarsi come uno spunto e non come una sequenza rigida o come un protocollo operativo.
05:15 MARTINA_LE ATTREZZATURE DI BASE E IL RUOLO DELL’ICT
Approfondiamo ora brevemente le attrezzature tecnologiche di base del metodo TEAL. La tecnologia nel metodo entra a supporto del processo di insegnamento e apprendimento in vario modo.
I piani sui quali insiste sono 3 differenti.
E’ sicuramente importante poi disporre di un software di comunicazione simultanea che dia la possibilità agli studenti di interagire con il docente ed esprimere quindi in tempo reale le proprie opinioni, le proprie idee e i propri pensieri.
Un ulteriore requisito della classe TEAL è rappresentato dalla presenza di un sistema che permetta di condividere e di “catturare” (per esempio attraverso degli screenshot) le attività del docente e degli studenti. L’importante è che il docente possa disporre di uno strumento che permetta poi di “orchestrare” queste lezioni in base ai suoi obiettivi di apprendimento.
Un terzo livello di dotazione tecnologica è necessario nel caso in cui gli studenti siano impegnati in attività di project-based learning, oppure in discovery activity. In questo caso è necessario l’accesso a Internet per cercare le informazioni necessarie allo svolgimento del compito.
06:38 MICHELA_IL SETTING MINIMO
Vediamo ora il setting minimo per una lezione TEAL, che è composto da:
Un setting di arredo ideato con:
● tavoli modulari organizzati in isole di lavoro;
● e delle LIM, o punti di proiezione o lavagne bianche, tante quante sono le isole.
Questa configurazione è importante in quanto consente al gruppo di rappresentare il proprio processo cognitivo e al docente di comprendere quello che stanno facendo gli studenti oppure quello che hanno capito e prodotto.
Poi c’è il setting didattico, che consiste nella:
● suddivisione degli studenti in gruppi di lavoro;
● e l’utilizzo di un’aula TEAL o di una aula dedicata è sicuramente facilitante nell’adozione della metodologia, ma si può pensare di utilizzarla anche nell’aula ordinaria; ovviamente deve essere opportunamente modificata in termini di allestimento e setting.
07:24 MARTINA_IL CASO DELL’ISS PACIOLO
Vediamo ora il caso dell’Istituto Superiore Paciolo D’annunzio di Fidenza, in provincia di Parma. L’Istituto da diversi anni investe moltissimo sulla tecnologia e sul suo uso ragionato. È stata qui realizzata un’aula TEAL con postazioni costituite da banchi modulari e componibili per facilitare il lavoro di gruppo e la didattica collaborativa. Inoltre, il setting è fortemente high-tech grazie alla presenza di vari videoproiettori interattivi tutti connessi alla stessa rete. All’interno dell’Istituto lo spazio per realizzare quest’aula è stato ricavato da un “vecchio” laboratorio di informatica, dove sono stati inseriti arredi modulari e alcune dotazioni tecnologiche, come due videoproiettori interattivi, un visual presenter e un dispositivo per ogni alunno. In quest’aula la cattedra è scomparsa, per rompere il tradizionale schieramento frontale tra il docente e gli studenti. In particolare, l’aula e la metodologia TEAL sono state ibridate con la metodologia del “Flipped learning”.
I contenuti didattici utilizzati sono di tipo misto, in parte sono prodotti dai docenti e dagli studenti, in parte sono stati reperiti in Rete o comunque acquisiti dagli editori scolastici. I principali punti di forza osservati sono stati il coinvolgimento attivo degli studenti e delle famiglie, il confronto continuo fra i colleghi del Consiglio di Classe, il monitoraggio e la valutazione dell'esperienza e, infine, il continuo scambio fra i docenti e la dirigenza sul percorso svolto. Le attività hanno avuto un carattere episodico nelle prime settimane di scuola. Successivamente, nella seconda parte dell’anno scolastico, si sono trasformati in un’applicazione sistematica. Sono emerse, però, alcune criticità e sono state realizzate delle azioni di miglioramento su alcuni punti.
1) Il primo, i docenti hanno avuto bisogno di continuo supporto e di incoraggiamento. La dirigenza deve a questo scopo creare il contesto entro cui muovere questo cambiamento, e quindi attuare una leadership educativa.
2) Lo spazio deve poi subire una modifica che possa supportare una didattica di matrice costruttivista.
3) Ed, infine, le difficoltà di natura tecnica sull'uso delle tecnologie vanno continuamente supportate.
Infine, alcune scuole hanno creato delle aule «Easy TEAL», secondo una logica di avvio graduale dato che non è sempre possibile avere disponibilità immediata di arredi e tecnologie ad hoc.
09:24 MICHELA_I MOTIVI PER CUI ADOTTARE LA METODOLOGIA
Vediamo i motivi per cui adottare questa metodologia.
● La metodologia TEAL stimola l’apprendimento attivo e promuove l’uso ‘ragionato’ delle tecnologie informatiche in classe. Inoltre, migliora il coinvolgimento diretto degli studenti nella soluzione di problemi e può favorire una didattica inclusiva.
● Tramite l’approccio investigativo e laboratoriale, si incentiva l’osservazione dei fenomeni e il tentativo di descriverli e spiegarli. Viene stimolata la discussione tra pari, l’interazione docente-studente e le attività di tutoring del docente e anche degli studenti più esperti.
● La metodologia si rivela un efficace strumento per contrastare il calo di interesse da parte degli studenti che si è registrato negli ultimi anni riguardo le discipline STEM, cioè scienze, tecnologia, ingegneria e matematica.
● E un effetto positivo della metodologia TEAL è anche un accresciuto interesse da parte delle studentesse verso le stesse discipline STEM.
● Il TEAL è anche un modo efficace per superare la logica dello studio inteso come mero apprendimento mnemonico dei testi scritti.
● Rispetto allo sviluppo delle competenze digitali degli studenti, il metodo li aiuta nella loro autonomia e capacità di lavorare con gli altri.
● Infine, c’è un netto miglioramento delle interazioni educative in aula e si sviluppa e rafforza l’apprendimento tra pari e quello autonomo.
Con le motivazioni per adottare la metodologia TEAL la puntata si chiude qui. Come sempre il nostro consiglio è quello di adottare queste idee, adattandole alla tua realtà e noi ti aspettiamo al prossimo episodio.
10:52 MARTINA_SIGLA DI CHIUSURA
Hai ascoltato “Idee per insegnare”, una serie podcast ideata da Generas Foundation all'interno del progetto Edunauta. Le idee educative proposte fanno parte del movimento Avanguardie Educative dell'Istituto Indire, l’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa del Ministero dell’Istruzione. Per saperne di più ascolta il trailer o vai sul sito innovazione.indire.it/avanguardieeducative
“Idee per insegnare” è un podcast realizzato in collaborazione con Rossella Pivanti e con le voci di Michela Calvelli e Martina Plebani.
Il "TEAL" è un approccio didattico rivoluzionario che mescola tecnologia e pedagogia per trasformare l'aula tradizionale in un ambiente di apprendimento interattivo e coinvolgente.
AUTORI: Michela Calvelli, Martina Plebani,ARGOMENTI: Condizioni d’apprendimento efficaci, Idee per la didattica, Scuole innovative,
00:00 MICHELA_INTRODUZIONE
“Immagina un mondo in cui tutti i bambini crescano con una comprensione profonda della vita intorno a loro. In cui ogni scuola abbia uno spazio di gioco naturale. In cui ogni bambino e ogni adulto abbiano un umano diritto di riconnettersi alla natura”. Con questa citazione del giornalista e scrittore Richard Louv introduciamo l’«Outdoor Education»: quell’insieme di esperienze pedagogiche unite da una didattica attiva per ritornare ad abitare la città e la natura nel tempo della scuola. L’approccio pedagogico dell’”Outdoor Education” è proposto dal movimento Avanguardie Educative come una delle Idee innovative che promuovono la trasformazione del modello tradizionale di fare scuola.
Racconteremo l’esempio dell’Istituto Comprensivo “Giovanni XXIII” di Acireale in provincia di Catania.
00:44 MARTINA_SIGLA
Ciao! Siamo Michela e Martina di Edunauta, l'esploratore di universi educativi. All'interno di questo podcast ti guidiamo alla scoperta di nuove idee per insegnare, rinnovare e rigenerare la scuola dal basso. Queste Idee arrivano dal movimento Avanguardie Educative nato presso l'Istituto Indire. “Idee per insegnare” è una serie podcast ideata da Generas Foundation, all’interno del progetto Edunauta.
01:08 MARTINA_APERTURA
Sotto il termine di “Outdoor Education” sono comprese una grande varietà di esperienze pedagogiche caratterizzate da didattica attiva che si svolge in ambienti esterni alla scuola e che è impostata sulle caratteristiche del territorio e del contesto sociale e culturale in cui la scuola è collocata. I suoi elementi identitari sono:
L’Outdoor Education non prescrive a priori attività e obiettivi da raggiungere, ma vengono definiti in base alle specificità di ogni contesto educativo e delle scelte degli insegnanti. L’offerta formativa di questo approccio include una grande varietà di attività didattiche che vanno:
Con il temine “Outdoor Education” ci si riferisce, inoltre, anche a percorsi didattici realizzati in ambienti urbani quali musei, piazze e parchi cittadini, dove è garantito un rapporto diretto e concreto con il mondo reale e il coinvolgimento degli studenti nella loro interezza, quindi nella dimensione cognitiva, fisica, affettiva e relazionale.
03:00 MICHELA_IDEA ALLA BASE
L’idea alla base dell’approccio pedagogico dell’Outdoor Education è tratta dallo sviluppo del pensiero educativo seicentesco e settecentesco di John Locke e Rousseau, che hanno portato in evidenza il legame tra esperienza e apprendimento e hanno fatto emergere il ruolo dell’ambiente esterno nell’attivazione dei processi cognitivi. Inoltre, l’Outdoor Education si ricollega al pensiero pedagogico di Rudolf Steiner, di Maria Montessori e di John Dewey. Così come sono forti i contatti tra Outdoor Education e l’esperienza di Robert Baden-Powell, fondatore del movimento scout.
I due principi pedagogici cardine su cui si basa l’Outdoor Education sono:
L’Experiential learning individua nell’esperienza cognitiva, emotiva e sensoriale il fulcro intorno a cui ruota il processo di apprendimento. In opposizione alla didattica trasmissiva, l’apprendimento esperienziale mette lo studente, il suo ‘fare’ e il suo ‘pensare’, al centro del processo di apprendimento e della trasformazione del sapere.
La Place-based education riconosce il valore del luogo e del territorio come fonte primaria di stimoli per l’apprendimento e come spazio privilegiato per un apprendimento personalizzato, autentico, significativo e coinvolgente.
Abbiamo anche un importante contributo della psicologia dell’età evolutiva, delle neuroscienze, della psicologia cognitiva e della psicologia ambientale, con studi effettuati a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso. Questi studi hanno messo in evidenza il ruolo degli ambienti naturali nel recupero dell’attenzione, nell’abbassare i livelli di stress e favorire il benessere del soggetto in formazione e nel ristabilire una nuova sintonia con la natura. Inoltre, hanno portato in evidenza il legame tra esperienza e apprendimento e hanno fatto emergere il ruolo dell’ambiente esterno nell’attivazione dei processi cognitivi.
04:45 MARTINA_I BENEFICI DELLA METODOLOGIA
Sono diversi gli studi che sostengono gli effetti benefici dell’esperienza in natura. Una di queste è la “teoria della rigenerazione dell’attenzione”, teoria secondo la quale una persona si concentra meglio dopo aver passato del tempo all’aperto o anche solo dopo aver osservato delle immagini di ambienti ed elementi naturali. L’ambiente naturale induce, infatti, benessere nell’individuo e garantisce la rigenerazione dell’attenzione diretta e sostenuta grazie a quattro qualità proprie della natura:
Le principali dimensioni coinvolte in attività di Outdoor Education sono, quindi:
Si deduce, quindi, che i vantaggi dell’esperienza outdoor siano di tipo psicologico, sociale, educativo e fisico. Nella pratica di questo approccio le attività didattiche seguono il modello laboratoriale, in cui il docente è regista e facilitatore dei processi cognitivi mentre lo studente sperimenta forme di didattica attiva. L’esperienza, e quindi i compiti di realtà e le attività collaborative tra pari giocano un ruolo fondamentale e centrale nel processo di apprendimento. Inoltre, si pone come obiettivo il superamento della centralità dell’aula e l’assunzione dello spazio esterno a naturale come ambiente di apprendimento. Nella sua continua osmosi tra dentro e fuori, la scuola che pratica l’Outdoor Education attiva un dialogo, un confronto e uno scambio reciproco con il territorio in cui si trova e la realtà socioculturale del contesto in cui opera.
07:02 MICHELA_GUIDA ALL’APPLICAZIONE DELL’IDEA
Vediamo ora la guida per l’applicazione dell’Idea. “Anche fuori si impara!” è lo slogan che sempre più scuole utilizzano nella comunicazione sull’Outdoor Education, consapevoli che spesso il tempo dedicato all’ambiente esterno viene precocemente inteso come ‘tempo perso’, come una pausa tra un’attività ‘vera’ e l’altra. Al contrario, l’istruzione e l’educazione non possono essere rinchiuse in modo esclusivo dentro le mura scolastiche, ma hanno bisogno di un dialogo continuo tra dentro e fuori, tra esperienza diretta e riflessione e che si avvalgono della collaborazione e della corresponsabilità educativa della comunità educante. La necessità di un cambiamento nella mentalità dei docenti rappresenta proprio il primo passo per la realizzazione di attività didattiche in ambiente esterno. Due aspetti risultano particolarmente importanti:
Infine, un'iniziativa degna di nota, è la Rete nazionale delle scuole pubbliche all’aperto che, tra l’altro, offre momenti di formazione e accompagnamento per gli istituti o gli insegnanti che scelgono di attuare questa Idea e sono anche raccolte documentazioni e risorse, oltre ai protocolli operativi per aderire alla rete stessa.
08:48 MARTINA_IL CASO DELL’IC GIOVANNI XXIII DI ACIREALE
Approfondiamo ora il caso dell’Istituto Comprensivo “Giovanni XXIII” di Acireale, in provincia di Catania. Il nome del progetto messo in atto dall’Istituto Comprensivo è “Scuola libera tutti... il cammino si fa andando”. Per la primaria sono state inizialmente proposte attività outdoor negli spazi esterni della scuola, in continuità con quelle della scuola dell’infanzia. Gli spazi di sperimentazione sono stati poi estesi anche all’esterno della scuola stessa. Tra le iniziative realizzate, una delle più interessanti è quella degli Orti Didattici e dei Cortili Didattici.
Per l’avvio della trasformazione didattica della scuola la Dirigente scolastica ha condiviso con tutto il Consiglio d’Istituto una visione del fare scuola che è stata realizzata attraverso la stipula dell’accordo con la rete nazionale di “Scuole all’aperto” e la redazione di protocolli d’intesa con enti locali, enti di formazione e di ricerca e università. La Dirigente ha così scelto di investire nella formazione dei docenti e nell’autoformazione. In ciascun plesso si sono costituiti gruppi di lavoro sull’innovazione composti da un collaboratore della Dirigente, da docenti e da un referente degli studenti e delle loro famiglie. L’Outdoor Education si integra perfettamente con altre idee promosse da “Avanguardie Educative” ed in particolare con l’Idea “Dentro/fuori la scuola – il Service Learning”, che è stata individuata come la naturale evoluzione del vivere gli spazi esterni all’aula come luoghi di apprendimento. Dopo i primi tre anni, il percorso è proseguito in un‘autoformazione grazie alla contaminazione e allo scambio tra i colleghi; inoltre, è attualmente in allestimento un ambiente virtuale per la documentazione delle pratiche didattiche.
10:41 MICHELA_ IL CASO DELL’IC GIOVANNI XXIII DI ACIREALE
Un altro esempio di attività outdoor realizzata dall’Istituto Comprensivo Giovanni XXIII di Acireale è denominata “La Piazza”. Qui, il percorso didattico messo in atto in classe quarta è caratterizzato da una progettazione interdisciplinare che ha coinvolto arte, storia, geografia e musica, e ha avuto come nucleo tematico la piazza. L’intero percorso ha previsto una prima selezione di risorse da parte dei docenti (quali contenuti digitali, libri, giornali e così via) con lo scopo di stimolare ricerche per costruire l’inquadramento storico-artistico della piazza. Le fasi di realizzazione sono state 3:
1) la prima con un’attività indoor che ha visto l’attivazione delle preconoscenze degli studenti per stimolare la ricerca di nuove informazioni. Si sono svolte attività di revisione delle conoscenze e di elaborazione di un linguaggio comune;
2) la seconda attività, che è stata realizzata outdoor con una visita alla piazza cittadina davanti alla scuola per consentire un’osservazione diretta del luogo. Nel corso della visita sono state effettuate brevi interviste ai passanti e ai frequentatori della piazza;
3) infine, un’attività indoor dove, rientrati in aula, gli studenti, suddivisi in gruppi, hanno rielaborato il materiale raccolto e hanno realizzato un testo descrittivo che narra la struttura e la storia del luogo. Tra gli altri contenuti che il testo propone, c’è un’analisi di aspetti in apparenza ‘secondari’. Per citarne uno, c’è una targa che commemora un’alluvione avvenuta nel 1761. Il lavoro è stato svolto in relazione al tipo di proposte da sviluppare, quindi sia individualmente, che a coppie oppure a piccoli gruppi.
Attraverso attività di brainstorming agli studenti sono state fatte alcune domande come, ad esempio:
Che cos’è la piazza?
Dove si trova?
Quando la ‘si vive’?
Chi la popola?
E così via. Successivamente, gli studenti suddivisi in gruppi hanno elaborato un testo poetico “La piazza del mio paese” e hanno realizzato un elaborato grafico dello spazio urbano. Tra gli obiettivi raggiunti questo percorso ha consentito di sviluppare e approfondire diverse tipologie testuali quali il testo regolativo, quello poetico e descrittivo, la rielaborazione di testi, la lettura e la capacità di sintesi.
12:43 MARTINA_VALUTAZIONE DELLE ATTIVITA’
Passiamo ora alla valutazione delle attività. Dato che le esperienze di Outdoor Education si inseriscono pienamente nel curricolo, la valutazione si articola in modalità diversa, ed in linea con gli approcci della didattica per competenze. Si tratta quindi di:
1. attuare un’osservazione sistematica, finalizzata cioè a comprendere sia il percorso di apprendimento degli studenti e sia a monitorare la tenuta della progettazione didattica stessa;
2. si passa poi a considerare gli aspetti disposizionali degli studenti, come, quindi, la propensione ad essere curiosi, a dubitare, a porsi in prospettive diverse dalla propria, a sorprendersi, a fare inferenze, ad analizzare i vari tipi di pensiero (che possono essere logico, critico o divergente).
13:23 MARTINA_I MOTIVI PER CUI ADOTTARE QUESTA METODOLOGIA
Quali sono, quindi, i motivi per cui adottare questa metodologia? Lavorare in Outdoor Education significa abbandonare le logiche della prevedibilità e del controllo per aprirsi all’incerto, alle sorprese che nascono quando gli studenti sono davvero al centro dei processi di insegnamento e di apprendimento. L’Outdoor Education può essere applicato nelle scuole di ogni ordine e grado. Introdurre l’educazione all’aperto nel curriculum comporta numerosi vantaggi su diversi piani.
Siamo certe che questa metodologia sia tra le più semplici e immediate da implementare ma che, allo stesso tempo, può portare un grande beneficio al tuo Istituto. Facci sapere come hai deciso di applicarla e noi ti aspettiamo nel prossimo episodio!
15:10 MICHELA_SIGLA DI CHIUSURA
Hai ascoltato “Idee per insegnare”, una serie podcast ideata da Generas Foundation all'interno del progetto Edunauta. Le idee educative proposte fanno parte del movimento Avanguardie Educative dell'Istituto Indire, l’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa del Ministero dell’Istruzione. Per saperne di più ascolta il trailer o vai sul sito innovazione.indire.it/avanguardieeducative
“Idee per insegnare” è un podcast realizzato in collaborazione con Rossella Pivanti e con le voci di Michela Calvelli e Martina Plebani.
15/05/2024 02:00 Leggi la Trascrizione
00:00 MICHELA_INTRODUZIONE
“Immagina un mondo in cui tutti i bambini crescano con una comprensione profonda della vita intorno a loro. In cui ogni scuola abbia uno spazio di gioco naturale. In cui ogni bambino e ogni adulto abbiano un umano diritto di riconnettersi alla natura”. Con questa citazione del giornalista e scrittore Richard Louv introduciamo l’«Outdoor Education»: quell’insieme di esperienze pedagogiche unite da una didattica attiva per ritornare ad abitare la città e la natura nel tempo della scuola. L’approccio pedagogico dell’”Outdoor Education” è proposto dal movimento Avanguardie Educative come una delle Idee innovative che promuovono la trasformazione del modello tradizionale di fare scuola.
Racconteremo l’esempio dell’Istituto Comprensivo “Giovanni XXIII” di Acireale in provincia di Catania.
00:44 MARTINA_SIGLA
Ciao! Siamo Michela e Martina di Edunauta, l'esploratore di universi educativi. All'interno di questo podcast ti guidiamo alla scoperta di nuove idee per insegnare, rinnovare e rigenerare la scuola dal basso. Queste Idee arrivano dal movimento Avanguardie Educative nato presso l'Istituto Indire. “Idee per insegnare” è una serie podcast ideata da Generas Foundation, all’interno del progetto Edunauta.
01:08 MARTINA_APERTURA
Sotto il termine di “Outdoor Education” sono comprese una grande varietà di esperienze pedagogiche caratterizzate da didattica attiva che si svolge in ambienti esterni alla scuola e che è impostata sulle caratteristiche del territorio e del contesto sociale e culturale in cui la scuola è collocata. I suoi elementi identitari sono:
L’Outdoor Education non prescrive a priori attività e obiettivi da raggiungere, ma vengono definiti in base alle specificità di ogni contesto educativo e delle scelte degli insegnanti. L’offerta formativa di questo approccio include una grande varietà di attività didattiche che vanno:
Con il temine “Outdoor Education” ci si riferisce, inoltre, anche a percorsi didattici realizzati in ambienti urbani quali musei, piazze e parchi cittadini, dove è garantito un rapporto diretto e concreto con il mondo reale e il coinvolgimento degli studenti nella loro interezza, quindi nella dimensione cognitiva, fisica, affettiva e relazionale.
03:00 MICHELA_IDEA ALLA BASE
L’idea alla base dell’approccio pedagogico dell’Outdoor Education è tratta dallo sviluppo del pensiero educativo seicentesco e settecentesco di John Locke e Rousseau, che hanno portato in evidenza il legame tra esperienza e apprendimento e hanno fatto emergere il ruolo dell’ambiente esterno nell’attivazione dei processi cognitivi. Inoltre, l’Outdoor Education si ricollega al pensiero pedagogico di Rudolf Steiner, di Maria Montessori e di John Dewey. Così come sono forti i contatti tra Outdoor Education e l’esperienza di Robert Baden-Powell, fondatore del movimento scout.
I due principi pedagogici cardine su cui si basa l’Outdoor Education sono:
L’Experiential learning individua nell’esperienza cognitiva, emotiva e sensoriale il fulcro intorno a cui ruota il processo di apprendimento. In opposizione alla didattica trasmissiva, l’apprendimento esperienziale mette lo studente, il suo ‘fare’ e il suo ‘pensare’, al centro del processo di apprendimento e della trasformazione del sapere.
La Place-based education riconosce il valore del luogo e del territorio come fonte primaria di stimoli per l’apprendimento e come spazio privilegiato per un apprendimento personalizzato, autentico, significativo e coinvolgente.
Abbiamo anche un importante contributo della psicologia dell’età evolutiva, delle neuroscienze, della psicologia cognitiva e della psicologia ambientale, con studi effettuati a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso. Questi studi hanno messo in evidenza il ruolo degli ambienti naturali nel recupero dell’attenzione, nell’abbassare i livelli di stress e favorire il benessere del soggetto in formazione e nel ristabilire una nuova sintonia con la natura. Inoltre, hanno portato in evidenza il legame tra esperienza e apprendimento e hanno fatto emergere il ruolo dell’ambiente esterno nell’attivazione dei processi cognitivi.
04:45 MARTINA_I BENEFICI DELLA METODOLOGIA
Sono diversi gli studi che sostengono gli effetti benefici dell’esperienza in natura. Una di queste è la “teoria della rigenerazione dell’attenzione”, teoria secondo la quale una persona si concentra meglio dopo aver passato del tempo all’aperto o anche solo dopo aver osservato delle immagini di ambienti ed elementi naturali. L’ambiente naturale induce, infatti, benessere nell’individuo e garantisce la rigenerazione dell’attenzione diretta e sostenuta grazie a quattro qualità proprie della natura:
Le principali dimensioni coinvolte in attività di Outdoor Education sono, quindi:
Si deduce, quindi, che i vantaggi dell’esperienza outdoor siano di tipo psicologico, sociale, educativo e fisico. Nella pratica di questo approccio le attività didattiche seguono il modello laboratoriale, in cui il docente è regista e facilitatore dei processi cognitivi mentre lo studente sperimenta forme di didattica attiva. L’esperienza, e quindi i compiti di realtà e le attività collaborative tra pari giocano un ruolo fondamentale e centrale nel processo di apprendimento. Inoltre, si pone come obiettivo il superamento della centralità dell’aula e l’assunzione dello spazio esterno a naturale come ambiente di apprendimento. Nella sua continua osmosi tra dentro e fuori, la scuola che pratica l’Outdoor Education attiva un dialogo, un confronto e uno scambio reciproco con il territorio in cui si trova e la realtà socioculturale del contesto in cui opera.
07:02 MICHELA_GUIDA ALL’APPLICAZIONE DELL’IDEA
Vediamo ora la guida per l’applicazione dell’Idea. “Anche fuori si impara!” è lo slogan che sempre più scuole utilizzano nella comunicazione sull’Outdoor Education, consapevoli che spesso il tempo dedicato all’ambiente esterno viene precocemente inteso come ‘tempo perso’, come una pausa tra un’attività ‘vera’ e l’altra. Al contrario, l’istruzione e l’educazione non possono essere rinchiuse in modo esclusivo dentro le mura scolastiche, ma hanno bisogno di un dialogo continuo tra dentro e fuori, tra esperienza diretta e riflessione e che si avvalgono della collaborazione e della corresponsabilità educativa della comunità educante. La necessità di un cambiamento nella mentalità dei docenti rappresenta proprio il primo passo per la realizzazione di attività didattiche in ambiente esterno. Due aspetti risultano particolarmente importanti:
Infine, un'iniziativa degna di nota, è la Rete nazionale delle scuole pubbliche all’aperto che, tra l’altro, offre momenti di formazione e accompagnamento per gli istituti o gli insegnanti che scelgono di attuare questa Idea e sono anche raccolte documentazioni e risorse, oltre ai protocolli operativi per aderire alla rete stessa.
08:48 MARTINA_IL CASO DELL’IC GIOVANNI XXIII DI ACIREALE
Approfondiamo ora il caso dell’Istituto Comprensivo “Giovanni XXIII” di Acireale, in provincia di Catania. Il nome del progetto messo in atto dall’Istituto Comprensivo è “Scuola libera tutti... il cammino si fa andando”. Per la primaria sono state inizialmente proposte attività outdoor negli spazi esterni della scuola, in continuità con quelle della scuola dell’infanzia. Gli spazi di sperimentazione sono stati poi estesi anche all’esterno della scuola stessa. Tra le iniziative realizzate, una delle più interessanti è quella degli Orti Didattici e dei Cortili Didattici.
Per l’avvio della trasformazione didattica della scuola la Dirigente scolastica ha condiviso con tutto il Consiglio d’Istituto una visione del fare scuola che è stata realizzata attraverso la stipula dell’accordo con la rete nazionale di “Scuole all’aperto” e la redazione di protocolli d’intesa con enti locali, enti di formazione e di ricerca e università. La Dirigente ha così scelto di investire nella formazione dei docenti e nell’autoformazione. In ciascun plesso si sono costituiti gruppi di lavoro sull’innovazione composti da un collaboratore della Dirigente, da docenti e da un referente degli studenti e delle loro famiglie. L’Outdoor Education si integra perfettamente con altre idee promosse da “Avanguardie Educative” ed in particolare con l’Idea “Dentro/fuori la scuola – il Service Learning”, che è stata individuata come la naturale evoluzione del vivere gli spazi esterni all’aula come luoghi di apprendimento. Dopo i primi tre anni, il percorso è proseguito in un‘autoformazione grazie alla contaminazione e allo scambio tra i colleghi; inoltre, è attualmente in allestimento un ambiente virtuale per la documentazione delle pratiche didattiche.
10:41 MICHELA_ IL CASO DELL’IC GIOVANNI XXIII DI ACIREALE
Un altro esempio di attività outdoor realizzata dall’Istituto Comprensivo Giovanni XXIII di Acireale è denominata “La Piazza”. Qui, il percorso didattico messo in atto in classe quarta è caratterizzato da una progettazione interdisciplinare che ha coinvolto arte, storia, geografia e musica, e ha avuto come nucleo tematico la piazza. L’intero percorso ha previsto una prima selezione di risorse da parte dei docenti (quali contenuti digitali, libri, giornali e così via) con lo scopo di stimolare ricerche per costruire l’inquadramento storico-artistico della piazza. Le fasi di realizzazione sono state 3:
1) la prima con un’attività indoor che ha visto l’attivazione delle preconoscenze degli studenti per stimolare la ricerca di nuove informazioni. Si sono svolte attività di revisione delle conoscenze e di elaborazione di un linguaggio comune;
2) la seconda attività, che è stata realizzata outdoor con una visita alla piazza cittadina davanti alla scuola per consentire un’osservazione diretta del luogo. Nel corso della visita sono state effettuate brevi interviste ai passanti e ai frequentatori della piazza;
3) infine, un’attività indoor dove, rientrati in aula, gli studenti, suddivisi in gruppi, hanno rielaborato il materiale raccolto e hanno realizzato un testo descrittivo che narra la struttura e la storia del luogo. Tra gli altri contenuti che il testo propone, c’è un’analisi di aspetti in apparenza ‘secondari’. Per citarne uno, c’è una targa che commemora un’alluvione avvenuta nel 1761. Il lavoro è stato svolto in relazione al tipo di proposte da sviluppare, quindi sia individualmente, che a coppie oppure a piccoli gruppi.
Attraverso attività di brainstorming agli studenti sono state fatte alcune domande come, ad esempio:
Che cos’è la piazza?
Dove si trova?
Quando la ‘si vive’?
Chi la popola?
E così via. Successivamente, gli studenti suddivisi in gruppi hanno elaborato un testo poetico “La piazza del mio paese” e hanno realizzato un elaborato grafico dello spazio urbano. Tra gli obiettivi raggiunti questo percorso ha consentito di sviluppare e approfondire diverse tipologie testuali quali il testo regolativo, quello poetico e descrittivo, la rielaborazione di testi, la lettura e la capacità di sintesi.
12:43 MARTINA_VALUTAZIONE DELLE ATTIVITA’
Passiamo ora alla valutazione delle attività. Dato che le esperienze di Outdoor Education si inseriscono pienamente nel curricolo, la valutazione si articola in modalità diversa, ed in linea con gli approcci della didattica per competenze. Si tratta quindi di:
1. attuare un’osservazione sistematica, finalizzata cioè a comprendere sia il percorso di apprendimento degli studenti e sia a monitorare la tenuta della progettazione didattica stessa;
2. si passa poi a considerare gli aspetti disposizionali degli studenti, come, quindi, la propensione ad essere curiosi, a dubitare, a porsi in prospettive diverse dalla propria, a sorprendersi, a fare inferenze, ad analizzare i vari tipi di pensiero (che possono essere logico, critico o divergente).
13:23 MARTINA_I MOTIVI PER CUI ADOTTARE QUESTA METODOLOGIA
Quali sono, quindi, i motivi per cui adottare questa metodologia? Lavorare in Outdoor Education significa abbandonare le logiche della prevedibilità e del controllo per aprirsi all’incerto, alle sorprese che nascono quando gli studenti sono davvero al centro dei processi di insegnamento e di apprendimento. L’Outdoor Education può essere applicato nelle scuole di ogni ordine e grado. Introdurre l’educazione all’aperto nel curriculum comporta numerosi vantaggi su diversi piani.
Siamo certe che questa metodologia sia tra le più semplici e immediate da implementare ma che, allo stesso tempo, può portare un grande beneficio al tuo Istituto. Facci sapere come hai deciso di applicarla e noi ti aspettiamo nel prossimo episodio!
15:10 MICHELA_SIGLA DI CHIUSURA
Hai ascoltato “Idee per insegnare”, una serie podcast ideata da Generas Foundation all'interno del progetto Edunauta. Le idee educative proposte fanno parte del movimento Avanguardie Educative dell'Istituto Indire, l’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa del Ministero dell’Istruzione. Per saperne di più ascolta il trailer o vai sul sito innovazione.indire.it/avanguardieeducative
“Idee per insegnare” è un podcast realizzato in collaborazione con Rossella Pivanti e con le voci di Michela Calvelli e Martina Plebani.
Scopriamo un approccio pedagogico innovativo che estende l'apprendimento oltre le mura della scuola, immergendosi direttamente in ambienti naturali e urbani.
AUTORI: Michela Calvelli, Martina Plebani,ARGOMENTI: Apprendimento sociale ed emotivo, Condizioni d’apprendimento efficaci, Educazione in natura, Idee per la didattica,
00:00 MICHELA_INTRODUZIONE
Immaginiamo una scuola che esce sul territorio, e un territorio che entra nella scuola. Questo è il “Service Learning_Dentro/fuori la scuola”. Siamo andati alla scoperta delle Idee didattiche di questo movimento e ci hanno entusiasmate così tanto che abbiamo deciso di raccontarvelo, così che chi ci sta ascoltando possa portarle nelle proprie realtà. Oggi vi parliamo del caso ISIS Europa, un Istituto superiore in provincia di Napoli.
00:26 MARTINA_SIGLA
Ciao! Siamo Michela e Martina di Edunauta, l'esploratore di universi educativi. All'interno di questo podcast ti guidiamo alla scoperta di nuove idee per insegnare, rinnovare e rigenerare la scuola dal basso. Queste Idee arrivano dal movimento Avanguardie Educative nato presso l'Istituto Indire. “Idee per insegnare” è una serie podcast ideata Generas Foundation, all’interno del progetto Edunauta.
00:50 MICHELA_CHE COS’E’ IL SERVICE LEARNING
Che cos’è il “Serivce Learning”? E’ una scuola che esce sul territorio e che quindi collabora con enti locali, organizzazioni non profit, mondo imprenditoriale e anche con gli strumenti offerti dalle aziende.
01:02 MARTINA_CASO STUDIO
Il caso studio di cui vogliamo parlarvi oggi è il caso dell'ISIS Europa, un Istituto superiore nella provincia di Napoli, a Pomigliano D'Arco; è inserito in un tessuto sociale fragile e povero che offre poche opportunità di crescita. Questo porta ad avere una scarsa fiducia da parte dei cittadini nei confronti del territorio. L’ISIS Europa lancia così un progetto che è chiamato “Europa Community Service”, un servizio online che racchiude le varie mappature per aiutare i cittadini stessi ad esplorare gli enti territoriali della zona. Gli studenti creano così un sito web, come una vera e propria mappa dei servizi pubblici e degli enti pubblici, per accompagnare il cittadino alla scoperta del territorio e di cosa offre; creano delle mappe dove riportano tutte le farmacie presenti nel quartiere oppure tutti gli sportelli comunali al servizio del cittadino. Inoltre, sono a disposizione dei video tutorial per capire come entrare in contatto con queste realtà.
01:55 MICHELA_IDEA ALLA BASE
Perché è nata questa necessità? Siamo in un tessuto povero, dove la sfiducia dei cittadini adulti e più giovani nei confronti del territorio hanno lasciato la percezione che non ci fossero opportunità di crescita per la persona; invece, questo progetto evidenzia come il tessuto sociale e il territorio offrono opportunità e risorse per poter crescere.
02:15 MARTINA_OBIETTIVI DIDATTICI
Quindi, gli obiettivi didattici di questo progetto sono portare i ragazzi dentro una partecipazione attiva e, quindi, una cittadinanza attiva, valorizzando quello che è il territorio e promuovendo anche lo sviluppo di buone prassi. C'è anche la volontà di creare nuove alleanze tra la scuola e il territorio, nate dal dare una risposta alle esigenze manifestate dalla comunità stessa e portando così una scuola come impresa civica. Inoltre, si va a sviluppare un apprendimento esperienziale grazie all'incontro del sapere formale con il sapere informale e, quindi, vengono superati tutti i confini dell'aula scolastica come unico luogo di apprendimento portando quello che è il territorio all'interno dell'aula stessa.
02:55 MICHELA_LE FASI DI SVILUPPO
Quali sono le fasi di sviluppo per portare “Service Learning” all'interno delle scuole?
1) La prima fase è la fase di motivazione, cioè quella delle analisi delle problematiche del territorio. Nel nostro caso è stata analizzata la mancanza di comunicazione tra enti sociali e comunali e i cittadini.
2) La seconda fase è quella della diagnosi, cioè la raccolta di informazioni e materiali che avviene attraverso attività di brainstorming, attività di Project Base Learning, cioè un apprendimento basato sullo sviluppo di progetti per rendere reale l'idea maturata in classe.
3) La terza fase è quella di ideazione e pianificazione e, quindi, anche della divisione dei ruoli all'interno della classe. In particolare, nel nostro caso, è avvenuta con la collaborazione di Junior Achievement Italia, un'organizzazione non profit esperta di imprenditorialità che ha portato un approccio di lavoro particolare e molto definito all'interno della scuola ISIS Europa, in cui ogni alunno aveva un ruolo come se la classe fosse una piccola azienda.
4) La fase 4 è quella esecutiva, la fase operativa vera e propria, che è stata realizzata attraverso il Learning by doing, che rende più duraturo l'apprendimento nel tempo attraverso il fare, attraverso una supervisione degli adulti costante, in cui ogni studente aveva anche un luogo fisico all'interno degli enti del Comune, in modo da capire nella pratica quali fossero le reali esigenze.
5) La fase 5 è quella dei report dei risultati: si tratta di una fase di strutturazione e documentazione del percorso didattico e anche di gestione delle attività previste dal progetto. Vengono riportati, appunto, i risultati sia da un punto di vista didattico che da un punto di vista delle competenze trasversali ottenute attraverso il processo di apprendimento.
04:36 MARTINA_LE COMPETENZE SVILUPPATE
Le competenze sviluppate sono, quindi:
- un aumento del pensiero critico;
- uno sviluppo della progettualità in quanto lavorare per progetti rende gli studenti più coinvolti e motivati, perché vanno a toccare con mano il lavoro che fanno;
- inoltre, la collaborazione tra i vari indirizzi di studio permette uno sviluppo maggiore delle competenze grafiche, dell'operatività pratica per creare un sito web e dello svolgimento delle procedure formali, attraverso un processo di trasferimento del know-how e quindi di ricorsività del percorso stesso per garantire l’unicità di gestione di lavoro verso un obiettivo comune.
Ciò prevede una partenza dalla classe terza fino arrivare alla classe quinta dove gli studenti di classe quinta siano in grado di passare le conoscenze acquisite ai prossimi nuovi studenti.
05:22 MICHELA_IL PUNTO DI VISTA DEGLI INSEGNANTI
Vi raccontiamo quello che scrivono gli insegnanti rispetto al progetto che hanno seguito, leggendovi una frase estrapolata dal progetto “Europa Community Service”, in cui l'insegnante scrive: ”La consapevolezza di imparare e, nel contempo, rendere un servizio agli altri e a se stessi, ha entusiasmato e stimolato gli alunni che hanno sviluppato capacità di riflettere su se stessi, di gestire efficacemente il tempo e le informazioni, di lavorare con gli altri in maniera costruttiva e di gestire il conflitto in un contesto favorevole e inclusivo”. Poi, continua più avanti: ”Il percorso di Service Learning ha favorito il raggiungimento di obiettivi ulteriori, lo sviluppo del rispetto per l’altro e il pensiero critico, quest’ultimo indispensabile per contrastare stereotipi e pregiudizi. L'aumento del senso di responsabilità sociale e democratica ha creato più momenti di relazione con gli altri favorendo la crescita individuale e l’inclusione sociale”.
06:14 MARTINA_RISULTATI
Ma cosa portano a casa i ragazzi e le ragazze di questo progetto?
- La conoscenza di nuove tecnologie;
- e l'approfondimento di tecnologie già conosciute, e quindi la selezione di queste per l’applicazione ad un progetto reale;
- inoltre, questo progetto fornisce agli studenti nuove competenze trasversali quali le competenze pro sociali, nuove abilità comunicative e nuove abilità relazionali;
- inoltre, la continua scelta in funzione dell'esigenza delle utenze permette una maggiore flessibilità di lavoro.
I ragazzi aumentano così il senso di responsabilità sociale e civile, fino alla creazione di una vera e propria rete, ovvero una comunità educante che favorisce lo scambio come reciproco arricchimento e cambiamento.
06:56 MICHELA_RIASSUNTO
Quindi, riassumendo, abbiamo ascoltato insieme quello che il progetto ISIS Europa di Napoli ha portato nel suo territorio, ridisegnando il modello di fare scuola che va oltre le tradizionali aule, creando una connessione tra la scuola e il territorio e promuovendo progetti di cittadinanza attiva e partecipata tra gli studenti.
Vi invitiamo a leggere le cinque fasi per applicare l'Idea nella vostra realtà scolastica sul sito innovazione.indire.it/avanguardieeducative
Per questa puntata è tutto e noi non vediamo l'ora di sapere come applicherete il “Service Learning “ all'interno del vostro Istituto. A presto!
07:33 MARTINA_SIGLA DI CHIUSURA
Hai ascoltato “Idee per insegnare”, una serie podcast ideata da Generas Foundation all'interno del progetto Edunauta. Le idee educative proposte fanno parte del movimento Avanguardie Educative dell'Istituto Indire, l’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa del Ministero dell’Istruzione.
Per saperne di più ascolta scolastico il trailer o vai sul sito innovazione.indire.it/avanguardieeducative
“Idee per insegnare” è un podcast realizzato in collaborazione con Rossella Pivanti e con le voci di Michela Calvelli e Martina Plebani.
02/05/2024 02:00 Leggi la Trascrizione
00:00 MICHELA_INTRODUZIONE
Immaginiamo una scuola che esce sul territorio, e un territorio che entra nella scuola. Questo è il “Service Learning_Dentro/fuori la scuola”. Siamo andati alla scoperta delle Idee didattiche di questo movimento e ci hanno entusiasmate così tanto che abbiamo deciso di raccontarvelo, così che chi ci sta ascoltando possa portarle nelle proprie realtà. Oggi vi parliamo del caso ISIS Europa, un Istituto superiore in provincia di Napoli.
00:26 MARTINA_SIGLA
Ciao! Siamo Michela e Martina di Edunauta, l'esploratore di universi educativi. All'interno di questo podcast ti guidiamo alla scoperta di nuove idee per insegnare, rinnovare e rigenerare la scuola dal basso. Queste Idee arrivano dal movimento Avanguardie Educative nato presso l'Istituto Indire. “Idee per insegnare” è una serie podcast ideata Generas Foundation, all’interno del progetto Edunauta.
00:50 MICHELA_CHE COS’E’ IL SERVICE LEARNING
Che cos’è il “Serivce Learning”? E’ una scuola che esce sul territorio e che quindi collabora con enti locali, organizzazioni non profit, mondo imprenditoriale e anche con gli strumenti offerti dalle aziende.
01:02 MARTINA_CASO STUDIO
Il caso studio di cui vogliamo parlarvi oggi è il caso dell'ISIS Europa, un Istituto superiore nella provincia di Napoli, a Pomigliano D'Arco; è inserito in un tessuto sociale fragile e povero che offre poche opportunità di crescita. Questo porta ad avere una scarsa fiducia da parte dei cittadini nei confronti del territorio. L’ISIS Europa lancia così un progetto che è chiamato “Europa Community Service”, un servizio online che racchiude le varie mappature per aiutare i cittadini stessi ad esplorare gli enti territoriali della zona. Gli studenti creano così un sito web, come una vera e propria mappa dei servizi pubblici e degli enti pubblici, per accompagnare il cittadino alla scoperta del territorio e di cosa offre; creano delle mappe dove riportano tutte le farmacie presenti nel quartiere oppure tutti gli sportelli comunali al servizio del cittadino. Inoltre, sono a disposizione dei video tutorial per capire come entrare in contatto con queste realtà.
01:55 MICHELA_IDEA ALLA BASE
Perché è nata questa necessità? Siamo in un tessuto povero, dove la sfiducia dei cittadini adulti e più giovani nei confronti del territorio hanno lasciato la percezione che non ci fossero opportunità di crescita per la persona; invece, questo progetto evidenzia come il tessuto sociale e il territorio offrono opportunità e risorse per poter crescere.
02:15 MARTINA_OBIETTIVI DIDATTICI
Quindi, gli obiettivi didattici di questo progetto sono portare i ragazzi dentro una partecipazione attiva e, quindi, una cittadinanza attiva, valorizzando quello che è il territorio e promuovendo anche lo sviluppo di buone prassi. C'è anche la volontà di creare nuove alleanze tra la scuola e il territorio, nate dal dare una risposta alle esigenze manifestate dalla comunità stessa e portando così una scuola come impresa civica. Inoltre, si va a sviluppare un apprendimento esperienziale grazie all'incontro del sapere formale con il sapere informale e, quindi, vengono superati tutti i confini dell'aula scolastica come unico luogo di apprendimento portando quello che è il territorio all'interno dell'aula stessa.
02:55 MICHELA_LE FASI DI SVILUPPO
Quali sono le fasi di sviluppo per portare “Service Learning” all'interno delle scuole?
1) La prima fase è la fase di motivazione, cioè quella delle analisi delle problematiche del territorio. Nel nostro caso è stata analizzata la mancanza di comunicazione tra enti sociali e comunali e i cittadini.
2) La seconda fase è quella della diagnosi, cioè la raccolta di informazioni e materiali che avviene attraverso attività di brainstorming, attività di Project Base Learning, cioè un apprendimento basato sullo sviluppo di progetti per rendere reale l'idea maturata in classe.
3) La terza fase è quella di ideazione e pianificazione e, quindi, anche della divisione dei ruoli all'interno della classe. In particolare, nel nostro caso, è avvenuta con la collaborazione di Junior Achievement Italia, un'organizzazione non profit esperta di imprenditorialità che ha portato un approccio di lavoro particolare e molto definito all'interno della scuola ISIS Europa, in cui ogni alunno aveva un ruolo come se la classe fosse una piccola azienda.
4) La fase 4 è quella esecutiva, la fase operativa vera e propria, che è stata realizzata attraverso il Learning by doing, che rende più duraturo l'apprendimento nel tempo attraverso il fare, attraverso una supervisione degli adulti costante, in cui ogni studente aveva anche un luogo fisico all'interno degli enti del Comune, in modo da capire nella pratica quali fossero le reali esigenze.
5) La fase 5 è quella dei report dei risultati: si tratta di una fase di strutturazione e documentazione del percorso didattico e anche di gestione delle attività previste dal progetto. Vengono riportati, appunto, i risultati sia da un punto di vista didattico che da un punto di vista delle competenze trasversali ottenute attraverso il processo di apprendimento.
04:36 MARTINA_LE COMPETENZE SVILUPPATE
Le competenze sviluppate sono, quindi:
- un aumento del pensiero critico;
- uno sviluppo della progettualità in quanto lavorare per progetti rende gli studenti più coinvolti e motivati, perché vanno a toccare con mano il lavoro che fanno;
- inoltre, la collaborazione tra i vari indirizzi di studio permette uno sviluppo maggiore delle competenze grafiche, dell'operatività pratica per creare un sito web e dello svolgimento delle procedure formali, attraverso un processo di trasferimento del know-how e quindi di ricorsività del percorso stesso per garantire l’unicità di gestione di lavoro verso un obiettivo comune.
Ciò prevede una partenza dalla classe terza fino arrivare alla classe quinta dove gli studenti di classe quinta siano in grado di passare le conoscenze acquisite ai prossimi nuovi studenti.
05:22 MICHELA_IL PUNTO DI VISTA DEGLI INSEGNANTI
Vi raccontiamo quello che scrivono gli insegnanti rispetto al progetto che hanno seguito, leggendovi una frase estrapolata dal progetto “Europa Community Service”, in cui l'insegnante scrive: ”La consapevolezza di imparare e, nel contempo, rendere un servizio agli altri e a se stessi, ha entusiasmato e stimolato gli alunni che hanno sviluppato capacità di riflettere su se stessi, di gestire efficacemente il tempo e le informazioni, di lavorare con gli altri in maniera costruttiva e di gestire il conflitto in un contesto favorevole e inclusivo”. Poi, continua più avanti: ”Il percorso di Service Learning ha favorito il raggiungimento di obiettivi ulteriori, lo sviluppo del rispetto per l’altro e il pensiero critico, quest’ultimo indispensabile per contrastare stereotipi e pregiudizi. L'aumento del senso di responsabilità sociale e democratica ha creato più momenti di relazione con gli altri favorendo la crescita individuale e l’inclusione sociale”.
06:14 MARTINA_RISULTATI
Ma cosa portano a casa i ragazzi e le ragazze di questo progetto?
- La conoscenza di nuove tecnologie;
- e l'approfondimento di tecnologie già conosciute, e quindi la selezione di queste per l’applicazione ad un progetto reale;
- inoltre, questo progetto fornisce agli studenti nuove competenze trasversali quali le competenze pro sociali, nuove abilità comunicative e nuove abilità relazionali;
- inoltre, la continua scelta in funzione dell'esigenza delle utenze permette una maggiore flessibilità di lavoro.
I ragazzi aumentano così il senso di responsabilità sociale e civile, fino alla creazione di una vera e propria rete, ovvero una comunità educante che favorisce lo scambio come reciproco arricchimento e cambiamento.
06:56 MICHELA_RIASSUNTO
Quindi, riassumendo, abbiamo ascoltato insieme quello che il progetto ISIS Europa di Napoli ha portato nel suo territorio, ridisegnando il modello di fare scuola che va oltre le tradizionali aule, creando una connessione tra la scuola e il territorio e promuovendo progetti di cittadinanza attiva e partecipata tra gli studenti.
Vi invitiamo a leggere le cinque fasi per applicare l'Idea nella vostra realtà scolastica sul sito innovazione.indire.it/avanguardieeducative
Per questa puntata è tutto e noi non vediamo l'ora di sapere come applicherete il “Service Learning “ all'interno del vostro Istituto. A presto!
07:33 MARTINA_SIGLA DI CHIUSURA
Hai ascoltato “Idee per insegnare”, una serie podcast ideata da Generas Foundation all'interno del progetto Edunauta. Le idee educative proposte fanno parte del movimento Avanguardie Educative dell'Istituto Indire, l’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa del Ministero dell’Istruzione.
Per saperne di più ascolta scolastico il trailer o vai sul sito innovazione.indire.it/avanguardieeducative
“Idee per insegnare” è un podcast realizzato in collaborazione con Rossella Pivanti e con le voci di Michela Calvelli e Martina Plebani.
Basato sulla collaborazione tra scuola, enti locali ed imprese, il "Service Learning" offre agli studenti l'opportunità di apprendere attraverso l'esperienza diretta, affrontando problemi reali e contribuendo attivamente al benessere della comunità.
AUTORI: Michela Calvelli, Martina Plebani,ARGOMENTI: Apprendimento sociale ed emotivo, Competenze, passioni e talenti, Condizioni d’apprendimento efficaci, Consapevolezza di sé, autonomia, Idee per la didattica,