“Idee per insegnare”_ Apprendimento differenziato

"Idee per Insegnare"_ Apprendimento differenziato

00:00 MARTINA_INTRODUZIONE

“L’apprendimento differenziato” è un nuovo un approccio culturale e un nuovo modo di pensare l’insegnamento in cui rispetto, tolleranza, libertà, non-violenza attiva e valorizzazione dei talenti e delle differenze individuali creano quella comunità educante in cui studenti e docenti vivono giorno per giorno una cittadinanza partecipata. Vediamo insieme come applicare “l’apprendimento differenziato” grazie all’esempio dell’Istituto Comprensivo “Giovanni Mariti” di Fauglia, in provincia di Pisa.

00:25 MICHELA_SIGLA

Ciao! Siamo Michela e Martina di Edunauta, l’esploratore di universi educativi. All’interno di questo podcast ti guidiamo alla scoperta di nuove idee per insegnare, rinnovare e rigenerare la scuola dal basso. Queste Idee arrivano dal movimento Avanguardie Educative nato presso l’Istituto Indire. “Idee per Insegnare” è una serie podcast ideata Generas Foundation, all’interno del progetto Edunauta.

00:48 MICHELA_APERTURA
Dal punto di vista metodologico, l’”apprendimento differenziato” è una personalizzazione dell’apprendimento: si tratta di una cultura educativa e della conseguente didattica che interpretano e valorizzano la diversità nel contesto della classe. L’idea di fondo è che l’azione formativa dev’essere organizzata mettendo in luce la specificità del singolo alunno. Non bisogna pensare però che la personalizzazione equivale al lavoro realizzato nell’esclusivo rapporto ‘uno a uno’ tra docente e studente, perché con la differenziazione si guarda agli studenti per ciò che sono, valutando realisticamente le loro conoscenze e le loro competenze in un dato momento. Però, per fare ciò, si assume come dato pedagogico lo stato reale degli studenti, senza rinunciare ad offrire loro sfide e opportunità di apprendimento. Lo scopo di questo approccio è quello di promuovere l’accesso e l’acquisizione di conoscenze, competenze e saperi ritenuti significativi per il maggior numero di studenti.

01:37 MARTINA_IDEA ALLA BASE

La metodologia dell’”apprendimento differenziato” prevede un ambiente formativo pensato e progettato per svolgere contemporaneamente attività diverse con l’obiettivo di promuovere un processo di apprendimento basato sull’esperienza, sull’interdisciplinarità e la ricerca. A tale scopo è opportuno considerare nei giovani questi tre importanti aspetti:

 

  1. la loro prontezza: riflettere ciò su quello che uno studente sa, pensa e sa fare in un dato momento, in riferimento anche a ciò che il docente vuol far apprendere e ha programmato di insegnare;
  2. l’interesse: il vero fattore motivazionale; una didattica differenziata ha, infatti, tra i suoi obiettivi primari quello di creare un legame forte tra i contenuti di apprendimento e gli interessi degli studenti;
  3. e, infine, il profilo di apprendimento: ossia conoscere qual è il proprio personale modo di elaborare, di rappresentare e di utilizzare le informazioni, che è unico da studente a studente.

02:27 MICHELA_3 FASI DI SVILUPPO

Vediamo ora le fasi dell’adozione dell’approccio pedagogico dell’”apprendimento differenziato” che possono essere sintetizzate in 3 step.

 

  1. Il primo è organizzare la scuola come comunità: quindi lavorare sulsenso di comunità dei docenti e creare le condizioni – anche ambientali – affinché sia possibile realizzare il lavoro di ricerca e co-progettazione da parte dei gruppi dei docenti.
  2. Il secondo è quello di dare rilevanza alla progettazione di contenuti, processi e prodotti; è qui fondamentale predisporre a livello del team o Consiglio di Classe una differenziazione dei contenuti proposti, dei processi e dei prodotti finali attesi.
  3. L’ultimo step consiste nel dare rilevanza alla valutazione di tipo formativo e all’autovalutazione: la valutazione formativa regola i processi dell’apprendimento e si interroga sui livelli raggiunti da ciascuno e sulle difficoltà ancora presenti; l’autovalutazione da parte degli studenti favorisce la comprensione profonda delle competenze acquisite e stimola la motivazione all’apprendimento.

03:23 MARTINA_CASO STUDIO

Vi raccontiamo oggi la storia dell’Istituto Comprensivo “Giovanni Mariti” di Fauglia, che nell’anno scolastico 2002-2003, inizia la sperimentazione del modello di Scuola Senza Zaino per una scuola-comunità e contribuisce, così, a costituire la rete nazionale delle Scuole Senza Zaino. Nel Senza Zaino si parte dalla consapevolezza – definita già negli anni Settanta dalla pedagogista Idana Pescioli – che i bambini possono diventare soggetti produttori di una cultura originale e cooperativa, perché dotati di una straordinaria ricchezza e potenzialità di apprendimento e di grandi capacità e competenze di logica, di inventiva e di creatività. Oggi, fare Scuola Senza Zaino non è più, quindi, intraprendere una sperimentazione ma aderire proprio a un modello di scuola pensata, sperimentata, revisionata e consolidata. Nel nostro esempio, oltre ad:

  • abolire lo zaino sostituendolo con una cartellina leggera per i soli compiti a casa,
  • attrezzare le aule e gli ambienti con degli arredi e di strumenti didattici “pensati”,
  • ed innovare le metodologie,

la scuola di Fauglia ha, inoltre, lavorato su 3 architravi culturali e valoriali, ovvero:

  1. la responsabilità,
  2. la comunità e
  3. l’ospitalità.
  • Con la parola-concetto “responsabilità” si intende sottolineare che lo studente si assume la completa responsabilità del proprio apprendimento e della propria crescita.
  • Il concetto di comunità, oltre a identificare il gruppo di studenti di una data classe, fa riferimento anche agli insegnanti che sono invitati a realizzare una comunità professionale di scambio di pratiche.
  • Ed infine, il tema dell’ospitalità, valore che apre tanto alla dimensione del render belli e funzionali gli ambienti, quanto anche alla cura e all’accoglienza verso le particolarità dei singoli studenti.

04:57 MICHELA_LE 4 R

Tutto il processo descritto fino adesso, si sviluppa nelle fasi delle cosiddette “4 R”, che sono dei pilastri di Senza Zaino e sono anche una modalità per progettare e realizzare le attività. Le “4 R” sono: riflettere, realizzare, revisionare e redigere.

  • Riflettere vuol dire che qualsiasi attività comincia dalla riflessione che individua un problema, una situazione critica oppure una domanda. Si esplora questa dimensione del problema e successivamente si prova ad elaborare e a scrivere un progetto di soluzione.
  • Realizzare è il luogo dove si mette poi in pratica quello che è stato prima scritto, che viene appunto poi realizzato. In quanto è necessario dare concretezza alle idee e produrre dei progetti praticabili.
  • Nel Revisionare le realizzazioni devono essere proprio poi riviste, esaminate, monitorate, valutate affinché possano essere migliorate e poi per conoscere i risultati. Inoltre, delle revisioni e delle valutazioni deve rimanere traccia.
  • Infine, redigere significa che i progetti, i percorsi, le valutazioni devono essere scritti, poiché lo scrivere guida l’azione. Questo vuol dire documentare, lasciare traccia di quello che è accaduto per farne memoria. Anche perché lo scrivere è un utile mezzo per scambiare pratiche e comunicare esperienze, sia tra alunni che tra docenti.

Nelle attività di differenziazione vengono considerati tre aspetti che caratterizzano gli studenti, che sono:

  • la preparazione: che significa tener presente quel punto in cui la proposta di apprendimento risulta sia sfidante che affrontabile;
  • l’interesse, che è fondamentale per attivare la motivazione all’apprendimento ed è infatti necessario che gli alunni capiscano quale significato abbia il percorso che gli si propone per la loro vita;
  • e il terzo aspetto è il profilo di apprendimento, che riguarda invece le caratteristiche uniche con cui ciascun alunno apprende. Ad esempio i tempi possono essere lenti o veloci, le modalità relazionali diverse, per cui si preferisce in certi casi lavorare da soli o in piccoli gruppi. Alcuni preferiscono prendere appunti, altri utilizzare organizzatori grafici, altri ancora dimostrazioni pratiche. Vanno tenute anche in considerazione le intelligenze multiple così come sono teorizzate da Gardner. 

06:53 MARTINA_COME ATTUARE LA DIFFERENZIAZIONE

Ma come attuare, quindi, la differenziazione? La differenziazione si attua a partire dai contenuti.  Si considerano quindi gli interessi e la preparazione degli studenti, per poi passare ai processi. Qui l’attenzione va, invece, sul lavoro di coppia, in piccoli gruppi o da soli; si scelgono i tempi di realizzazione di un compito o gli spazi dove eseguirli. Ad esempio, con la tecnica della rotazione che consente all’insegnante di seguire piccoli gruppi. Oppure con la tecnica delle stazioni per livello, la quale prevede che ogni studente valuti attentamente le sue competenze in relazione a traguardi specifici, utilizzando una o più stazioni dove poter trovare materiale per studiare e approfondire ed esercitarsi. Collegati ai processi si creano, infine, i prodotti. Qui il campo d’azione è molto vasto: la presentazione di un compito di scienze può essere fatta, ad esempio, con una presentazione multimediale, con un report scritto o per mezzo di un video, allestendo anche una mini conferenza rivolta ad un pubblico o impiegando un organizzatore grafico, e così via. Le attività differenziate sono organizzate con strumenti didattici e corredate da delle “Istruzioni per l’Uso”, per cui gli alunni sanno cosa devono fare e per quanto tempo. L’insegnante, in questo caso, svolge un ruolo di sostegno o addirittura può anche astenersi dall’intervenire, mentre l’alunno impara in modo graduale:

 

  • a fare da solo nelle attività;
  • e quindi a parlare sottovoce;
  • a registrare i compiti svolti;
  • a sapere quando il sostegno, il rinforzo, la ripetizione siano necessari;
  • e quindi anche quando cooperare con i compagni;
  • può imparare ad utilizzare i feedback e la valutazione formativa per un aiuto nell’esecuzione del compito;
  • o può appassionarsi allo studio in quanto scoperta del fatto che esso costituisce un momento fondamentale per la sua crescita.

08:31 MICHELA_L’ORGANIZZAZIONE DI SPAZI E TEMPI

Ora passiamo a descrivere l’organizzazione di spazi e tempi. Premettiamo che l’organizzazione precisa e curata degli spazi scolastici sollecita e facilita un apprendimento efficace, quindi vediamo insieme alcuni elementi.

Allora, a partire dall’aula, dove ognuna delle zone dell’aula è preparata in modo da offrire un insieme ricco e articolato di strumenti e materiali che rendono possibile la scelta e lo svolgimento delle attività in piena autonomia.

Poi, all’interno dell’aula, ci sono i tavoli, che sono grandi e sostituiscono i banchi monoposto e trovano posto a sedere sei-sette alunni che possono guardarsi e dialogare.

Sempre all’interno dell’aula c’è l’agorà, che è uno spazio in cui ospitare il corpo. Uno spazio che garantisce anche la possibilità di leggere o lavorare seduti su un tappeto o accovacciarsi su un gradino. L’agorà occupa generalmente un angolo tra due pareti ed è spesso separata dal resto dell’aula tramite arredi disposti “di taglio”, che delimitano lo spazio in modo da renderlo sempre percepibile come distinto. È uno spazio accogliente, dove ritrovarsi per i momenti assembleari e per le spiegazioni del docente, ma anche dove incontrarsi in maniera informale, per leggere o per conversare.

Poi, c’è l’angolo dei computer. Nell’aula Senza Zaino il computer è considerato come uno strumento di lavoro – al pari di una penna o di un quaderno − e non come un ‘argomento’ o materia di studio a parte.

Ci sono poi i mini laboratori o spazi per l’autonomia, che sono angoli a tema dedicati stabilmente a diverse attività, con materiale strutturato per l’arricchimento ad esempio della lingua italiana o della matematica, ma anche per esperimenti scientifici e per attività artistiche, quindi del materiale gestito sempre in autonomia e con grande senso di responsabilità. In questa scuola gli spazi per gli studenti sono logisticamente predisposti in modo che sia permesso lo scambio e la socializzazione tra studenti al di fuori delle attività di apprendimento. E anche gli spazi per gli insegnanti hanno un importante ruolo perché non sono soltanto la tradizionale “sala professori”, ma un luogo che rafforza l’identità professionale del docente, e lo fa star bene e lo invoglia a riservare più tempo a scuola. Quindi, in sostanza, lo spazio in queste scuole è partecipato. Checosa vuol dire? Che l’ambiente in cui si muovono gli studenti contribuisce in modo sostanziale a creare un impatto positivo e piacevole con la pratica didattica. E per realizzare questo tipo di scuola c’è bisogno di un tempo per ascoltare i giovani, per conversare con loro, per costruire insieme ‘le leggi’ che regolano la vita giornaliera, per costruire atteggiamenti e comportamenti non violenti, per valorizzare tutti i bambini e i ragazzi con le loro differenze e particolarità, per condividere la scelta delle attività e dove tutti possono sentire la responsabilità di ciò che hanno scelto, dove si possa vivere respirando anche momenti di libertà.

11:09 MARTINA_COME NASCE UNO SPAZIO PER L’AUTONOMIA IN AULA

E come nasce uno spazio per l’autonomia in aula? All’interno del mini laboratorio gli strumenti didattici si trasformano in oggetti reali, che si toccano e si manipolano, quindi le strumentazioni di laboratorio, i libri e gli schedari. E per fare questo il materiale didattico risponde, comunque, a certi criteri:

  • a criteri estetici, perché esteticamente deve essere significativo, gradevole e curato;
  • nella dimensione del fare, dove deve poter assicurare quella pratica dell’apprendere che lega i verbi del contare e dello scrivere ai verbi del fare, dell’esplorare, del manipolare e del giocare;
  • dev’essere disponibile in un set minimo, quindi, ogni classe deve essere dotata di un numero minimo di materiali;
  • e deve essere disponibile in una collocazione appropriata, quindi dislocato in modo coerente rispetto alle aree di lavoro e facilmente fruibile da parte dell’alunno.

11:54 MICHELA_UN ELEMENTO DA CURARE CON ATTENZIONE

Un elemento da curare con particolare attenzione e che se non curato può diventare problematico, è rappresentato dal comportamento dei genitori che, non avendo punti di riferimento conosciuti relativi al percorso didattico e all’efficacia sul lungo periodo, vivono con i figli una sorta di ‘ansia da prestazione’ e si è rivelato, quindi, importante e strategico l’aver condiviso con i genitori i perché e le ragioni dell’ingresso di nuovi strumenti di valutazione e dell’autovalutazione. Ma anche della perdita di importanza del voto rispetto a una valutazione formativa costante e dell’autovalutazione intesa come processo di crescita e di autonomia. Illustrare e spiegare tutto ciò alle famiglie è stato fondamentale, perché la differenziazione della didattica può correre il forte rischio di apparire come un’operazione irrealistica se non è alimentata da specifici processi.

12:40 MARTINA_RACCONTIAMO UN ESEMPIO

Raccontiamo ora un esempio di attività che favorisce l’apprendimento differenziato. L’attività si chiama “Inventa storie”. Attraverso l’uso del cosiddetto “metodo delle 5 W’” (Who?, What?,  When?, Where? and Why?), ideato ed utilizzato dai giornalisti inglesi per una scrittura completa e corretta delle news, i bambini hanno nel tempo imparato ad inventare e a costruire delle “microstorie” focalizzando la loro attenzione e la loro riflessione sull’impegno della struttura logico-sintattica della storia.

Successivamente questa struttura è diventata strumento per sviluppare e arricchire i loro racconti ed in questo esercizio sono importanti i due momenti della correzione e dell’autovalutazione a cui si è cercato di dare una doppia valenza: una di tipo affettivo-relazionale, nel momento cioè della lettura ad alta voce del proprio elaborato (che è sempre volontaria e senza costrizioni e né giudizi); mentre l’altra di riflessione e di analisi guidata sugli elementi linguistici del testo prodotto, in cui vengono auto valutate:
– la competenza tecnico grafica
– la competenza ortografica
– la competenza morfo-sintattica
– la competenza lessicale
 

13:42 MICHELA_I PUNTI PER CUI ADOTTARE LA METODOLOGIA

Quindi, perché cambiare e adottare questa metodologia?

  • Per sviluppare e rafforzare l’apprendimento autonomo, i talenti individuali, il valore del vivere e dell’apprendere in gruppo.
  • Per fare della scuola un luogo di elaborazione culturale ma anche di partecipazione civica e sociale, di cittadinanza attiva.
  • Per sviluppare una metodologia didattica attiva che non resti unicamente legata alla lezione frontale.
  • Per favorire l’integrazione di differenti modi di apprendere e studiare, vicini alle passioni e ai talenti dei giovani e del tempo in cui vivono.
  • Per ottimizzare l’utilizzo delle risorse interne ed esterne alla scuola.
  • Per sostenere la relazione educativa e gli apprendimenti collaborativi.
  • Per massimizzare il concetto di inclusione per tutti i ragazzi: la filosofia del “Design for All” sostiene i talenti e le potenzialità di ciascuno, giovani gifted, con BES o DSA.

 

La puntata di oggi è stata super intensa, ma ricca di spunti interessanti che potete applicare e implementare da subito! Ti aspettiamo alla prossima!

14:37 MARTINA_SIGLA DI CHIUSURA

Hai ascoltato “Idee per Insegnare”, una serie podcast ideata da Generas Foundation all’interno del progetto Edunauta. Le idee educative proposte fanno parte del movimento Avanguardie Educative dell’Istituto Indire, l’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa del Ministero dell’Istruzione. Per saperne di più ascolta il trailer o vai sul sito innovazione.indire.it/avanguardieeducative

“Idee per Insegnare” è un podcast realizzato in collaborazione con Rossella Pivanti e con le voci di Michela Calvelli e Martina Plebani.

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