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“Crediamo che in qualsiasi contesto educativo, i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze abbiano il diritto di decidere individualmente, come, quando, che cosa, dove e con chi imparare e abbiano il diritto di condividere, in modo paritario, le scelte che riguardano i loro ambiti organizzati, in modo particolare le loro scuole, stabilendo, se ritenuto necessario, regole e sanzioni”. Le poche righe provengono dai documenti della Conferenza Internazionale per l’Educazione Democratica, svoltasi nel 2005 a Berlino, e ben fotografano la base del pensiero pedagogico dell’“educazione libertaria”.
Preciso fin da subito che ogni scuola libertaria, pur condividendo una serie di principi fondamentali, rappresenta un unicum. Poi, chi sceglie di orientare la propria scuola in base ai principi libertari, può anche scegliere di aderire alla rete di riferimento in Italia che si trova online al seguente link: http://reteeducazionelibertaria.org/. Rete che non si occupa della nascita di nuove strutture, ma di coordinare, supportare e promuovere le libere iniziative di genitori ed insegnanti che si interessano all’approccio libertario. In generale l’educazione libertaria può abbracciare la proposta scolastica dall’infanzia alla secondaria di secondo grado.
È bene aggiungere che la rete per l’educazione libertaria fa parte a sua volta di una rete europea che prende il nome di EUDEC, ovvero ‘Comunità Europea per l’Educazione Democratica’, una rete di scuole ed individui che perseguono il fine di promuovere lo sviluppo dell’educazione democratica in Europa e che si basa su due pilastri: gli studenti devono da una parte avere la possibilità di gestire direttamente il loro apprendimento e dall’altra avere potere decisionale pari agli insegnanti nella gestione della scuola e delle sue regole.
A titolo esemplificativo, per soddisfare la curiosità di chi legge, cito anche quella che probabilmente è la più famosa scuola libertaria del mondo, ovvero la Summerhill School in Inghilterra, fondata nel 1921 prima in Austria e successivamente proprio in UK dal pedagogista scozzese Alexander Neil.
Sul piano pedagogico, un primo aspetto da esplorare è l’ampia libertà di azione data agli studenti, che è proprio uno dei tratti identitari di questa proposta pedagogica e si basa sulla ferma convinzione che il bambino e la bambina siano in possesso della piena capacità di scegliere. I tempi ed i modi dell’apprendimento non sono quindi suggeriti da un insegnante, come avviene tradizionalmente, ma sono decisi dai bambini e dalle bambine.
In che modo i bambini e le bambine arrivano a prendere decisioni autonome? Lo possiamo scoprire sia nei podcast, in cui ascoltare l’esperienza di alcune scuole che hanno scelto questo metodo (vedere i link a fondo pagina), sia leggendo qui ciò che accade in una delle scuole della sopra menzionata rete italiana delle scuole libertarie, ovvero l’Associazione Educazione Incidentale Kether in provincia di Verona. Per rendere nella pratica l’autonomia decisionale, esiste un organo fondamentale che diventa espressione della volontà dei bambini e delle bambine, ovvero l’assemblea. Essa può ritrovarsi quotidianamente, settimanalmente, oppure in momenti straordinari: partecipano bambini, bambine, ragazzi, ragazze e adulti accompagnatori, e tutti hanno diritto di voto, indipendentemente dall’età, e nessun voto è più pesante di un altro. Viene così deciso il percorso di studi, costantemente discusso ed elaborato in-itinere. Se, ad esempio, un bambino decide di non frequentare una materia, questa assenza viene auto-gestita, al fine di approfondire altre materie che suscitano maggiore interesse. Nell’assemblea i bambini e le bambine sono liberi anche di “licenziare”, “assumere” o “mantenere” figure di accompagnatori adulti. A proposito degli adulti, è interessante notare la scelta linguistica di riferirsi a loro come accompagnatori e non maestri, insegnanti, o professori. Questo perché un altro fondamento dell’educazione libertaria è la rinuncia all’idea di trasmissione di un sapere precostituito. L’accompagnatore si affianca ai piccoli in crescita ed insieme condividono il processo di scoperta alla base del conoscere. L’adulto è chiamato a farsi ‘neutro’, a mettersi in ascolto delle loro domande, a stimolare e supportare nell’apprendimento, che in questa concezione diventa auto-apprendimento. Anche gli errori non vengono giudicati come negativi, quanto piuttosto diventano opportunità di rielaborazione e di auto-correzione.
Cito adesso un’altra realtà di questa rete, vale a dire la Scuola Ubuntu, presente in provincia di Milano, in località Abbiategrasso. All’interno del progetto presentato sul sito internet di questa scuola troviamo interessanti attività che ci permettono di comprendere meglio l’approccio educativo libertario: una delle caratteristiche del progetto Ubuntu è la partecipazione attiva dei genitori e dei cittadini alle pratiche educative. Vengono dunque organizzati momenti di condivisione del vivere comune, dove bambini, bambine e adulti preparano insieme un pranzo, imbottigliano il vino, coltivano un orto, oppure momenti dove i bambini e le bambine possono vivere l’esperienza diretta di lavori nella comunità come la coltivazione dei campi di un agricoltore, la cura degli animali di una cascina o la visita dei laboratori di un liutaio.
Un altro elemento che troviamo nel progetto Ubuntu, ma più in generale in tutta la proposta educativa libertaria, è l’apprendimento attraverso la pratica. La matematica e la geometria, ad esempio, possono essere studiate attraverso la coltivazione di un orto o la cura di un giardino, oppure attraverso il commercio o il baratto, o mediante dei giochi, come quello degli scacchi. L’apprendimento della lingua italiana o straniera può derivare dalla lettura libera, o dalla lettura creativa, o ancora attraverso conversazioni e giochi di parole.
Viene data importanza anche allo sviluppo delle cosiddette soft skills e agli apprendimenti anche nelle arti. Alcune soft skills come la capacità di prendere decisioni o il pensiero critico possono svilupparsi, ad esempio, attraverso la pratica di decisione democratica nelle assemblee. Lo sviluppo del pensiero creativo viene stimolato dai molti laboratori proposti e attraverso la libera espressione negli ambiti musicali, di pittura, scultura, teatro e drammatizzazione.
Sottolineo che, al di là delle apparenze, questo tipo di pedagogia libertaria non è recente, ma le sue basi teoriche risalgono bensì ai primi dell’800, quando moltissimi pensatori libertari iniziarono ad esprimersi criticamente nei confronti dell'istruzione repressiva, autoritaria e classista. Per citarne uno tra i più famosi: lo scrittore russo Lev Tolstoj denunciò i metodi educativi che castravano l'intelligenza dei bambini e delle bambine anziché stimolarla, auspicando che l'apprendimento avvenisse attraverso un'educazione libertaria che lasciasse fluire liberamente la cultura; a questo scopo ricordo il suo esperimento didattico di scuola libertaria di Jasnaja Poljana, che può essere interessante approfondire.
In questa trattazione dell'educazione libertaria, abbiamo esplorato un paesaggio pedagogico dove la libertà di scelta dei bambini è incoronata come principio cardine. Ma all'orizzonte si staglia la sfida di bilanciare questa libertà con i necessari limiti che forniscono sicurezza e struttura, essenziali nel percorso di crescita di un bambino.
La libertà assoluta, priva di qualsiasi limite, potrebbe trasformarsi in un viaggio senza bussola per i giovani esploratori dell'apprendimento. L'assenza di orientamento e di struttura può condurre all'anarchia personale piuttosto che all'autonomia, confondendo la ricerca indipendente con l'isolamento da dinamiche sociali fondamentali. Ciò è particolarmente rischioso in un mondo sempre più interconnesso, dove la collaborazione e l'interdipendenza sono chiavi per il successo personale e collettivo.
Affinché la scelta libera sia genuina, devono esistere molteplici opzioni tra cui decidere. Queste possibilità, tuttavia, sono spesso offerte entro i confini stabiliti dal mondo adulto, il quale, per sua natura, esercita un'influenza che può limitare. Anche la scelta di adottare un approccio di educazione libertaria per i propri figli o studenti è una decisione adulta che, paradossalmente, può restringere il campo delle opzioni disponibili al bambino.
Questo paradosso si fa evidente quando le azioni libertarie, pur perseguendo l'obiettivo di massima libertà, si spingono agli estremi, diventando esse stesse un insieme di scelte anticonformiste predeterminate dall'adulto. Il compito dell'educatore, allora, si delinea nell'offrire un ventaglio di scelte che siano realmente aperte e non condizionate da un set prefissato di aspettative o da un ideale educativo prestabilito.
La vera sfida è nel garantire che l'autonomia del bambino non sia una mera illusione, ma una realtà alimentata da un ambiente ricco di stimoli diversificati, proposti in modo equilibrato e imparziale. Questo invita a una riflessione continua sul ruolo che gli adulti svolgono nell'architettura della libertà infantile: una riflessione che tiene conto delle dinamiche sottili del potere e della responsabilità in educazione.
L'educazione, infatti, nella sua essenza più pura, non dovrebbe solo liberare ma anche guidare. Il compito dell'educatore nell'ambito dell'educazione libertaria è dunque duplice: ascoltare e osservare le scelte degli allievi, lasciando che siano loro a esprimersi, ma anche porre dei paletti, invisibili ma esplicitati e palpabili, che guidino senza costringere.
Nella pratica, questo può tradursi in un'aula dove i bambini scelgono quale progetto seguire, ma dentro un curriculum che assicura l'esplorazione di una varietà di discipline, dalla matematica alle arti. Un ambiente dove la creatività viene incoraggiata, ma con la consapevolezza che ogni azione porta con sé delle conseguenze, e ogni scelta implica una responsabilità. Ad esempio, se non insegno al bambino i valori della volontà e della disciplina, rischio di ritrovare un adulto che non è in grado di perseguire i suoi obiettivi.
Le critiche all'educazione libertaria sollevano punti validi sulla necessità di un accompagnamento attento nel percorso di auto-apprendimento dei bambini. Le scelte educative non dovrebbero essere un campo di libertà senza confini, ma piuttosto un paesaggio strutturato dove ogni opzione è un sentiero che conduce alla crescita e alla maturazione.
Alla fine, ciò che definisce una pratica educativa efficace è la sua capacità di preparare i bambini a navigare nella complessità del loro futuro, dotandoli non solo di autonomia ma anche di empatia, ragionamento critico, consapevolezza interculturale, forza di volontà e così via. La vera libertà, quindi, diventa la capacità di scegliere con saggezza, consapevolezza e considerazione per sé stessi e per gli altri.
Invitiamo quindi i nostri lettori a un'ulteriore indagine su questo tema, riflettendo su come possiamo supportare i bambini nel loro sviluppo, rispettando la loro capacità di scelta e allo stesso tempo fornendo loro gli strumenti necessari per crescere in modo responsabile e informato.
Questo dibattito è vitale per il futuro dell'educazione e per il benessere dei bambini che ne sono il cuore. Ascoltando le diverse prospettive offerte nei podcast "Officina del Crescere" e "Non Insegnate ai Bambini", per esplorare ulteriormente le pratiche dell'educazione libertaria e arricchire il nostro dibattito educativo collettivo.
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