Per comprendere come riuscire ad avere pazienza in tutte le situazioni, è importante capire perché la perdiamo. Quindi, inizio anche questo articolo con una domanda. Perché perdi la pazienza, nel momento in cui la perdi, ti rendi conto cosa te la fa sfuggire via?
Non c’è una risposta univoca a questa domanda, ognuno la perde per ragioni diverse, ma tutte riconducibili ad uno stesso principio di base. Quando resistiamo ad alcuni elementi del nostro vissuto emotivo e psicologico passato, riemergono nella situazione che stiamo vivendo in quel momento e proviamo irritazione, frustrazione verso l’elemento esterno che sembra stuzzicare quell’antico dolore o fastidio. Il primo passaggio sta nel riconoscerlo: qual è la reale causa dell’irritazione? Mi sento non visto? Non ascoltato? Mi sento a disagio perché non so come muovermi in quella situazione? Eccetera, eccetera…
Premesso che scrivo con cognizione di causa, perché ho allenato questo muscolo della pazienza ed ora è un mio stabile alleato con il risultato che mi sento in pace nella relazione con mia figlia.
Ho dovuto imparare, però.
Racconto un esempio tratto dalla vita personale. Dobbiamo prepararci per uscire e lei, come colta da un’improvvisa ispirazione creativa, prende foglio e colori per compiere la sua opera artistica, ma stavamo uscendo e c’erano delle persone che ci aspettavano. Di fronte al suo silenzio dopo le mie ripetute richieste di lasciare quegli oggetti e prepararsi, ho sentito salire un’irritazione incredibile e il mio corpo si è irrigidito. Ho preso un bel respiro e sono stata in relazione con lei, comunque. Ho ascoltato più a fondo sia lei che me stessa. Ho compreso che il non sentirmi vista e ascoltata, era l’elemento sgradevole dal passato che riaffiorava. Era lì accanto a me, l’esperienza passata e presente. Mentre su quella passata non è possibile intervenire, il presente possiamo modificarlo e cambiare il perpetuarsi dei medesimi schemi. Aprendomi a mia figlia con curiosità ho scoperto che in realtà aveva sentito la mia richiesta, ma, per venire a prepararsi quanto prima, stava cercando di finire più in fretta possibile la sua creazione, per quello non mi aveva risposto. Aaaahhh! Così mi sono fatta una risata e abbiamo poi trovato un accordo che rendesse entrambe soddisfatte: ora uscivamo e poi, al ritorno, avrebbe potuto dedicare il giusto tempo e cura al suo disegno. Non sempre tutto fila liscio velocemente, a volte ci vuole più tempo, a seconda di quanto sia stato ferito il bambino precedentemente nella relazione con l’adulto, ma posso garantire che funziona.
La pazienza è la capacità di stare di fronte all’esperienza, senza alterarsi, come mi insegna Silvana Brunelli, autrice di svariati libri sulla crescita personale e di una collana sull’arte di educare, ideatrice e conduttrice di corsi di formazione per genitori ed insegnanti, a cui devo tanto per la relazione profonda e intensa che ho oggi con mia figlia.
In pratica non resisto all’irritazione e basta, altrimenti, resistenza dopo resistenza, l’irritazione si accumula fino all’esplosione e la forza dell’esplosione è direttamente proporzionale alla quantità di resistenza. Invece, accetto completamente di interagire con la realtà così come si presenta, con curiosità, coinvolgendomi nell’esperienza che sto vivendo, senza ritirarmi e pretendere dall’altro subito un comportamento. Scelgo di risolvere in un altro momento e luogo i vissuti fisici, mentali ed emotivi che si presentano e riconoscono la direzione educativa verso cui sto puntando, la mantengo.
La chiave, il punto decisivo, è fissare l’attenzione nel qui e ora e scegliere di restare in relazione, anche comunicando al bambino o alla bambina la nostra difficoltà, ad esempio: “non mi sento ascoltata”. Scegliendo di mantenere la nostra completa attenzione sulla situazione presente, anche qualora dovesse risultare irritante, scomoda, fastidiosa, è possibile lasciare che la pazienza emerga in modo naturale. La sincerità e la curiosità di sapere cosa sta provando il bambino, la bambina, ci rivelano il suo meraviglioso mondo. Dalla disponibilità ad allargare la propria visuale sulla situazione che si presenta nasce il rispetto per il bambino o la bambina. Quando l’adulto è stabile e quieto, è possibile trovare insieme una strada e collaborare. La pazienza si manifesta proprio quando gli impulsi che normalmente reprimiamo, esauriscono spontaneamente, “scompaiono come le foglie che, staccandosi dai rami, li lasciano spogli” (come scrive Silvana Brunelli in “Le abilità dell’educatore”).
Quando si perde la pazienza, alla fine siamo dispiaciuti del nostro comportamento, consumiamo le nostre energie e ci sentiamo giù. Per questo ti invito non solo a leggere e credere o non credere a quanto scrivo, ma a provare ad applicarlo: aprirti a vedere l’esperienza in modo più ampio; riconosci cosa ti irrita e assumine la responsabilità; dona tutta la tua attenzione al bambino o alla bambina, con la curiosità di capire meglio cosa sta succedendo; comunicate i reciproci vissuti; trovate insieme un modo per collaborare. E dopo averlo applicato, puoi farmi sapere cosa è successo nei commenti.
“Ogni qual volta che una persona si spazientisce, è segno che non riesce a vedere qualcosa nella vita”, scrive sempre Silvana Brunelli in “Le abilità dell’educatore”. Nel podcast Gabriella Ugolini, viene descritto come Maria Montessori abbia scoperto e descritto i periodi sensibili dei bambini e delle bambine; così, conoscendo ciò che stanno vivendo nella loro intimità, l’adulto può assumere un comportamento adeguato e rispettoso. Come avrà potuto Maria Montessori osservare cosa sta vivendo in profondità il bambino, la bambina durante la sua crescita? A mio avviso, oltre ad intelligenza e sensibilità, la Montessori padroneggiava la pazienza e la curiosità di conoscere. Sempre nel suddetto podcast, oltre ai molti esempi sui periodi sensibili, la dirigente scolastica dell’istituto montessoriano Pio XI, ci rivela che “Pochi si chiedono chi sia veramente il bambino” oltre ad un essere bisognoso di cure. Peccato, perché non riusciamo a vedere qualcosa di molto prezioso della vita e ci perdiamo la ricchezza inestimabile del tesoro che ci può donare.
Forse, il comportamento che ci risulta sgradevole persiste e ci vuole perseveranza perché il bambino, la bambina prima e il ragazzo, la ragazza poi, imparino. Infatti, l’errore tipico del perdere la pazienza è quello di diventare aggressivi, ma così il bambino, la bambina cerca di difendersi e perde la disponibilità ad imparare.
L’esempio iniziale con mia figlia, in cui mentre stiamo procedendo verso una direzione, lei improvvisamente la cambia, infilandoci dentro parentesi su parentesi, capita tutt’ora, ma la motivazione è alta e la posta in gioco pure, perché mi auguro che lei possa rivolgere in cuor suo verso sua madre, ogni giorno, le stesse parole di Federico, nel podcast L’impronta: “Con i professori de L’impronta incontrai questo nuovo mondo che mi appassionava: il mio!”.
Michela Calvelli
Ascolta i podcast:
GABRIELLA UGOLINI _ Montessori, un’educazione differente
L’IMPRONTA _ Apprendere gli strumenti per affrontare il burrascoso mare dello studio
www.gabriellaugoliniinfanzia.it