Come scegliere un buon libro per bambini con Francesca Romana Grasso

00:00 Stefano.
Quali sono i criteri con cui scegliere un buon libro per bambini? In che modo possono i libri essere una guida per i ragazzi e gli adulti insieme?

 

Sono Stefano Laffi e questo è Orizzonti Educativi, il podcast che dialoga con chi l’educazione la vive, per estrarre apprendimenti dall’esperienza. 

 

Oggi esploriamo percorsi tra pedagogia e letteratura con Francesca Romana Grasso. Sul tuo sito Francesca, il tuo sito si chiama edufrog.it, si legge: “Da bambina mi immergevo tra le pagine di Astrid Lindgren, ho iniziato così a leggere il mondo intorno. Il dialogo fra pedagogia e letteratura, che anima i miei pensieri, ha trovato nel tempo la sua strada: traccio percorsi letterari di parole e immagini, per raccontare le sfide educative contemporanee e quelle raccolte in passato. Ecco, ci aiuti a capire che cosa sono questi “percorsi letterari” come dici tu, cioè in che senso metti in dialogo pedagogia e letteratura?

00:31 Francesca.
La letteratura mi ha permesso di non assumere in prima persona una posizione di guida, ma di creare, di perimetrare dei percorsi dove io riesco a portare delle informazioni scientificamente anche molto puntuali, usando le immagini perché, se io faccio vedere una doppia pagina dove il testo mi dichiara una cosa, ma le immagini mi mettono in scena tutt’altro, io posso camminare nello scarto in quell’indefinito, per sollecitare delle domande. Per esempio, molto spesso mi capita di essere chiamata dalle biblioteche a parlare di temi caldi come vizi, bizze e capricci. Per sfuggire al pericolo incombente di andare a erogare delle risposte preconfezionate, allargo il tema attraverso una serie di albi che metto in sequenza. Attraverso dei disegni in cui magari si vede l’immagine di un bambino che rincorre un cane con una forchetta brandita riesco a richiamare l’attenzione su “Qual è lo slancio vitale che potrà animare questo bambino così selvaggio”? E quindi inizio a spostare l’attenzione non su “che monello chissà quante ne sta combinando!” ma inizio a portar dentro una domanda “Cos’è che lo muove verso questa cosa?”

03:03 Stefano.
Ecco, in che modo possono i libri essere una fonte di guida per i ragazzi e gli adulti insieme? Perché di entrambi stiamo parlando.

 

03:12 Francesca. Prendiamo un tema: parliamo di amicizia e ci sono albi che parlano di storie di amicizia, fumetti, libri fotografici, romanzi lunghissimi, racconti brevi, poesie, filastrocche… allora è bene che un bambino come un adulto, incontri tanti modi diversi di parlare. È molto frequente che gli adulti vedano un bambino appassionato di un libro e decidano di regalargli l’intera serie con quel personaggio. Se questo avviene in una famiglia o in una scuola piena di libri e quel bambino accede anche a tanti altri libri, molto diversi, va benissimo, perché si coltiva una passione. Ma se diventa l’unico modo per far leggere quel bambino, noi apriamo un’unica finestra dalla quale si accede ad un’altra finestra uguale, dalla quale si accede un’altra finestra uguale.  Piuttosto che voler riempire noi di contenuti dobbiamo imparare a osservare e riconoscere ciò che anima l’interesse di un bambino, ma anche di un adulto, anche di una persona anziana. 

 

06:09 Stefano.
Durante i tuoi corsi, seminari e dialoghi, che tipo di domande sorgono nel pubblico? Che cosa ti viene chiesto?

 

06:13 Francesca. Le domande più frequenti riguardano il cellulare, le regole, le gelosie. Diciamo che…

 

06:23 Stefano.
E’ come fare per?

 

06:24 Francesca.
Esatto! Io svicolo però sempre dal rispondere in maniera diretta, perché credo che sia necessario rispettare il fatto che ognuno deve trovare la soluzione migliore per quella famiglia e che, tra l’altro, cambierà anche nel tempo. Gli albi diventano un modo per far vedere che c’è una pluralità di risposte. Magari vedendo l’interno di 10 famiglie diverse, perché parto dalla famiglia Mallox dei porcellini – dove l’impronta è quella tradizionale di una madre che rimane a casa a fare le torte e di un padre che va sempre a vivere avventure con i figli – per transitare da un’altra famiglia, che può essere degli scoiattoli, eccetera, eccetera, e questo mi permette di mostrare che è naturale che ci siano tanti modi diversi di gestire le cose e da ognuna magari si può trarre uno spunto, ma poi la sintesi è personale. Il libro è l’oggetto interattivo per eccellenza. È il lettore che in parte inferisce ciò che desidera essere. I libri offrono questo, ti permettono di vederti allo specchio, ma anche di fantasticare e di tollerare la paura di ciò che proprio non vuoi essere, ma che senti che qualche misura è dentro di te.

 

08:12 Stefano.
Ecco questo forse è anche un criterio per capire quali sono buoni libri, come tu ogni tanto dici, e libri meno adatti o meno efficaci, se uno vuole avere un rapporto educativo con un figlio.

 

 

08:25 Francesca.

L’importante è non immaginare che i libri possano assolvere a delle funzioni educative che sono e rimangono in capo agli adulti. E quindi i cattivi libri, come li chiamo io, spesso sono quelli a tema troppo esplicito, che non ti fanno venire nemmeno un dubbio, che ti spiegano che per essere un bravo bambino “devi fare così”. Non dimentichiamoci che la fantasia è un’espressione di intelligenza

 

08:55 Speaker.
Edunauta puoi dirci cosa distingue un buon libro a tema da uno scadente?

09:04 Stefano.
Riprendiamo alcuni passaggi da “edufrog.it”, dove Francesca Romana Grasso scrive: i libri non possono essere fatti per trasmettere didascalicamente dei saperi. Chi legge diventa inevitabilmente co-autore: ogni storia è destinata ad assumere connotazioni diverse in relazione a ciò che il lettore è in quel momento, o vorrebbe essere, o teme di essere. Spesso rappresentano palestre emozionali in cui è possibile mettersi nei panni degli altri o provare sentimenti senza censurarli.  Nessun libro potrà mai sostituirsi all’esperienza, nessuno potrà mai esaurire un percorso di crescita, ma buoni libri sono capaci di presentare aspetti, sollecitare domande, attivare ipotesi, suggerire tentativi.  Capita spesso, nella produzione per bambini e giovani, che un libro “a tema” risponda a esigenze dell’adulto di presentare un argomento, offrire un modello. Alcuni di questi libri contribuiscono a rinforzare stereotipi senza far appello alle capacità immaginifiche, interpretative e lessicali del lettore. 


Mi pare che nel tuo approccio ci sia questa attenzione in qualche modo a evitare il libro come fosse la somministrazione di un farmaco, come un principio attivo che trasforma un figlio in un bravo ragazzo; invece sei sempre attenta,  per esempio, ad una pluralità di fonti. Puoi accompagnarci dentro questo sguardo?

 

 

10:34 Francesca.
La bibliodiversità sicuramente permette di contrastare la semplificazione del pensiero e la standardizzazione anche dei costumi. Trattare tanti argomenti diversi, oppure uno stesso argomento, attraverso codici linguistici molto diversi, che possono essere il fumetto, come la poesia, come un racconto breve, un romanzo, un saggio storico o scientifico, permette di allenare alla pluralità di sguardi. E questa ritengo essere oggi una delle priorità assolute della nostra epoca perché, oggi siamo un po’ smarriti di fronte alla pluralità di scelte che abbiamo e quindi dichiariamo di poter scegliere quello che si vuole, ma poi siamo orientati inconsapevolmente. E spesso siamo accompagnati verso una semplificazione, che mi spaventa molto e che a tutti gli effetti ci impoverisce, ma non solo, è anche innaturale perché in natura è sempre sopravvissuto chi ha saputo adattarsi e chi ha trovato delle soluzioni alternative, quindi noi dobbiamo educare alla pluralità. 

11:57 Stefano.

Allora Francesca, ecco, provo a pedinarti mentre tu entri in una libreria o in una biblioteca e guardandoti attorno vedo che scegli un libro e dici “questo è un bel libro”: come fai ad orientarti, che cosa ti porta a dire di un libro, questo è un bel libro? 

12:56 Francesca.

La distribuzione del testo, la quantità di parole per pagina… Un bambino, come un adulto, gioisce di arrivare in fondo alla pagina, è ben contento di poter dire ‘ho letto 5 pagine!’, quindi distribuire in una maniera tale da dare anche questa soddisfazione, lasciare un’interlinea sufficientemente generoso per non affaticare, ma non troppo per segnare il passo. Ci sono tanti accorgimenti, sicuramente la copertina è il biglietto attraverso il quale si presenta un libro e quindi può o presentarti il protagonista oppure indurti a pensare “ma fammi un po’ vedere cosa c’è dentro, che mica l’ho capito”. Pensiamo a quanto sono spiazzanti i libri in tinta unita, dove non c’è scritto neppure il titolo. Ti viene voglia di andare a vedere, sono lì che ti dicono “chiamami, chiamami!” perché dentro c’è nascosto un tesoro. Perché i libri si iniziano a leggere dalla copertina e dalle dimensioni, dalla forma e quindi guardo tutti questi dettagli. E però io mi lascio più guidare da quell’istinto: c’è un momento in cui scatta la sensazione ‘adesso basta è tutto perfetto non devo aggiungere più nulla’. Quindi mi lascio un po’ guidare anche da questa sensazione, ed è questo che suggerisco anche ai genitori e alle persone che partecipano ai miei incontri. 

 

14:26 Speaker.

Edunauta, ci suggerisci il titolo di qualche libro, secondo l’esperienza di Francesca?

14:39 Stefano. Secondo Francesca gli imperdibili per i primi sei anni sono:

NEL PAESE DEI MOSTRI SELVAGGI di Maurice Sendak; I PRELIBRI di Bruno Munari; FEDERICO di Leo Lionni; L’ESTATE DI GARMANN di Stian Hole; SEMBRA QUESTO, SEMBRA QUELLO di Maria Enrica Agostinelli; I LIBRI SENZA PAROLE di Iela Mari, una gigantessa che continua a fare scuola.

Mentre dopo i sei anni, tutta la serie di Guus Kuier che ha Polleke come protagonista (in Italia Feltrinelli ha tradotto: Per sempre insieme, amen; Mio padre è un PPP; Un’improvvisa felicità; Con il vento verso il mare; La poesia sei Tu); poi PIPPI CALZELUNGHE di Astrid Lindgren; tutti i racconti dei Mumin di Tove Jansson e IL GIORNALINO DI GIAN BURRASCA di Vamba. 

 

Nel tuo lavoro, tu spesso dai un messaggio che è contro-intuitivo rispetto alla scansione con cui i libri sono disposti negli scaffali, certamente in libreria, cioè la segmentazione abbastanza compartimentata per fasce di età. E penso alla tipica domanda da adulto: ’Cerco un libro per…’ e poi si indica una certa età …Quali sono invece i criteri con cui inizio la ricerca di un libro per bambini? 

15:47 Francesca.
I libri sono leggibili a partire da… Non esistono i libri per bambini, esistono libri leggibili a partire da bambini. E non smettono di parlare alle persone neppure quando queste diventano adulti, quindi capita che degli adulti si innamorino tantissimo di alcuni libri o semplicemente perché toccano delle loro corde oppure perché ne hanno sentito parlare in maniera tanto appassionata, che anche loro si sono a loro volta appassionati.

Nei negozi la disposizione dei libri risponde a delle esigenze altre da quelle educative, risponde alla necessità di vendere. In biblioteca questo non accade proprio in questi termini, però la tendenza di accorpare per fasce di età ci deriva da una cultura pedagogica che continua ancora oggi a ventilare l’idea che si cresce secondo delle tappe evolutive. Nonostante sia evidente, da tantissimi decenni ormai, che così non è, fa fatica ad avanzare un pensiero nuovo di una crescita olistica che in maniera spiraliforme, avanza, retrocede, avanza, retrocede lungo l’intero arco della vita. Detto questo le domande che uno dovrebbe porsi quando va a scegliere un libro non sono la fascia di età e non sono nemmeno se è maschio o femmina. 

17:38 Stefano.
Che invece si pone sempre 

17:39 Francesca. 
Ma le domande da porsi sono… ‘che carattere ha? È una persona ironica? Una persona filosofica? Gli interessano i racconti di animali? E’ una che si affascina quando sente parlare di cose che non conosce, oppure che si sente più a suo agio rimanendo dentro a personaggi noti? Quando guarda la televisione o dei film chiede sempre storie che abbiano come personaggi dei bambini o degli animali? Oppure è felice di essere sorpresa? Sono queste le domande da porsi. 

18:29 Stefano.

È come se – ci stai dicendo Francesca – più che accanirci sul libro e sulla sua formattazione rispetto ad un certo profilo, dovessimo tornare di più a nostro figlio, a quel ragazzo a quella ragazza a cui stiamo pensando, per interrogarci di più su di lui su di lei, giusto? 

 

18:47 Francesca.
Esatto. E poi l’idea che spera accompagni il dono di un libro è regalare un’isola di felicità, una parentesi di felicità e non consegnare una nozione o un pezzettino di programma scolastico mascherato, ma proprio recuperare il valore della libertà e del piacere fine a sé stesso. Che poi paradossalmente quando si è felici, quando si gode, quando ci si diverte, si impara in maniera molto più incisiva e duratura, che quando si apprende per fatica. 

Speaker.
Edunauta, quindi, quando ci accingiamo a scegliere un libro per i nostri figli, quali consapevolezze è bene portare con noi, secondo quanto ci suggerisce Francesca?

19:32 Stefano.
Osservare ciò che anima l’interesse del bambino; 

mantenere la pluralità di stili narrativi; 

andare oltre il concetto di tappe evolutive;

prediligere libri che sollecitino la fantasia; 

lasciarsi incantare dalla copertina;

ascoltare il proprio intuito;

e infine regalare un’isola di felicità.

 

Allora grazie a Francesca Romana Grasso. Ricordiamo edufrog.it è sulla rete, come dire, il giacimento delle tue lezioni, dei tuoi appunti, dei tuoi articoli, delle tue newsletter, per chiunque voglia approfondire.

19:49 Francesca.
Grazie Stefano. 

Stefano. Potete continuare ad esplorare insieme a noi gli orizzonti della relazione educativa con i prossimi episodi su www.edunauta.it

19:43 Speaker.
Un progetto di Generas Foundation, scritto da Stefano Laffi e Michela Calvelli. Registrazione e editing di Keymotion, post- produzione e audio di Erazero. 

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